L’interpretazione dei sogni [ 1 ]

Cos’è il sogno? Voi come lo vivete? "L’interpretazione dei Sogni" è da ritenere una delle pietre angolari della scienza psicoanalitica: noi di Uki siamo essenzialmente junghiani, ma fu certamente Sigmund Freud a definire l’analisi del sogno come la via regia verso l’inconscio. Un compendio sulla realtà dei sogni, che volge ad una migliore comprensione del mondo onirico e di sé stessi

In seguito alle scoperte freudiane C.G. Jung dimostrò che il sogno non poteva essere solo un «appagamento camuffato di un desiderio nascosto» ma era qualcosa di più complesso: i sogni erano indipendenti sia dalla nostra volontà sia dalla nostra coscienza, gli oggetti e le persone di un sogno non sono sempre investiti di un desiderio – sessuale o non – mancato. Ne consegue la rilevanza degli strati più profondi e i sedimenti depositati nel tempo: un tempo che per Freud si limitava alla sfera individuale, mentre per Jung abbraccia la storia dell’umanità (“Inconscio Collettivo”).
Oltremodo, dal momento che la realtà è solo un artificio dell’Io, ogni essere umano imposta la sua vita sul significato che lui e solo lui da ad uno specifico fatto o evento: fa o non fa una cosa, solo sulla base di quella realtà a cui vuol dare credito, per poi scoprire che era una cosa falsa, ipotetica oppure vera. Ecco che dall’Inconscio Collettivo, dove risiedono gli Archetipi che predispongono i sogni, il “significato” si converte nella soggettività e nell’esistenzialità di ognuno di noi.
In aggiunta, la coscienza è comune sia alla veglia sia al sogno: entrambi sono “stati di coscienza”, se non fosse che i sogni sono più sottili. Dobbiamo tenere a mente che la neurobiologia e la fisica quantistica dimostrano che il cervello non fa distinzione tra ciò che immaginiamo e ciò che è l’osservazione concreta della realtà. Dunque qual è e cos’è la vera realtà? Qual è la distinzione tra veglia e sogno? In entrambe si verifica un collasso di onde di possibilità – del cervello e della mente – e una separazione tra soggetto e oggetto. La vocazione della nostra natura, di chi siamo veramente, è sovente espressa da una “voce interiore” (“Daimon”) che giace nell’inconscio più profondo: esso ci conosce bene; rimanendo in suo ascolto sarà la ‘sua’ voce a sussurrarci la terapia del benessere per l’esistenza!

.«Sognare è la libertà di percepire mondi al di là dell’immaginazione».
(Carlos Castañeda)

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Vi proponiamo la lettura di un testo, “L’interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud, che ha fatto la storia e che ci propone un modo nuovo di vedere l’uomo.
La psiche e i suoi processi: questo testo ha messo a nudo l’individuo e, anche se in seguito è stato implementato, non è mai stato superato.
Immergiamoci allora nella lettura e comprensione di quanto il padre della psicanalisi ha da dirci e, cosa più importante, cerchiamo di fare più attenzione a quanto ha da dirci il nostro inconscio.

La visione primordiale del sogno

Quello che dobbiamo subito ricordare e tenere a mente è la visione che i popoli antichi avevano del sogno.
I popoli primitivi e quelli dell’età classica, almeno riferendoci al mondo occidentale, erano convinti che i sogni fossero messaggi provenienti dagli essere sovrannaturali in cui credevano. Queste entità cercavano di entrare in contatto col genere umano attraverso il sogno e spesso cercavano di dare indicazioni relative al futuro.
Non c’erano solo questi sogni favorevoli però. C’era anche un’altra categoria di sogni che avevano lo scopo di condurre in confusione colui che riceveva il sogno.
In generale i sogni si dividevano tra quelli riguardanti il presente o il passato e quelli riguardanti il futuro, tra cui oltre la già citata premonizione, c’era anche il sogno simbolico, che aveva bisogno di essere interpretato. Siccome non tutti i sogni erano facili da capire, si cercava di sostituire il contenuto indecifrabile con un altro contenuto più semplice e ricco di significato.
Il senso di tutta questa considerazione del sogno è che, spiega Freud, gli antichi tendevano a proiettare all’esterno di loro ciò che accadeva all’interno degli individui, poiché questa era la loro concezione del mondo.

La svolta aristotelica

Già con Aristotele le cose cambiano: siamo qualche secolo prima della nascita di Cristo (Aristotele visse nel 300 a.C.). Nei suoi testi, il sogno diventa già argomento di psicologia, in quanto la sua natura non è considerata divina, quindi non rappresenta una rivelazione divina: esso proviene direttamente dallo spirito umano, che però è affine alla divinità.
Quindi il sogno rappresenta l’attività psichica propria dell’uomo addormentato.
Già Aristotele si mostra a conoscenza di alcune caratteristiche del sogno, come l’amplificazione di leggeri stimoli esterni (vedi il riscaldamento di un arto che magari dà vita alla rappresentazione onirica di noi che attraversiamo un fuoco) e quindi pensa che i sogni potrebbero anche rappresentare un campanello d’allarme per dei mutamenti malevoli che si stanno per verificare, ma che ancora non sono visibili durante il giorno: insomma il medico, attraverso il sogno del paziente, potrebbe presagire l’insorgere di una malattia.

C’è qualcosa che non torna

Quindi possiamo dire che il sogno è il risultato della nostra attività psichica, ma continuiamo ad avvertirlo come qualcosa di estraneo, come qualcosa che non ci appartiene. Perché?
La vita del sogno ci appare così diversa dalla vita della veglia! Ma se così non fosse, la vita del sogno non sarebbe altro che il proseguimento della vita della veglia. Dato che sono diverse, forse c’è qualcosa sotto che dobbiamo indagare. Vi pare?
Innanzitutto la differenza che avvertiamo è che nel sogno vediamo immagini, attraverso la vista, magari l’udito e gli altri sensi, mentre nella vita della veglia le immagini sono verbali, cioè costruiamo immagini nella nostra mentre attraverso le parole. Da questo potremmo dire che il sogno allucina, e con queste allucinazioni costruisce un vero e proprio dramma, cioè una sequenza di eventi, che nel sogno accettiamo tranquillamente, ma che critichiamo al risveglio.
Perché durante il sogno accettiamo tutto tranquillamente? Perché, forse, nel sonno ci mancano i riferimenti esterni che ci possono servire da confronto. Infatti nella veglia torniamo nel mondo ordinario: quello preconfezionato dalla società secondo una data cultura, e non certo secondo la nostra vera ed unica natura esistenziale.
Quello che è interessante notare è che un legame tra sogno e veglia però è presente, ed ecco perché vi sono delle somiglianze e allo stesso tempo differenze tra i due momenti: pensate al sonno che sopraggiunge solo in mancanza di stimoli esterni o, precisa Freud, in mancanza di interesse per gli stimoli esterni. Alle volte qualche impressione sensoriale è necessaria: il mugnaio prende sonno solo se sente battere le pale del suo mulino; se avete un appuntamento importante, riuscite ad addormentarvi solo se vi siete accertati che la sveglia funziona, o no?

 

Roberto Morra

«Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni»
“La Tempesta”, atto IV, W. Shakespeare

«Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di essere venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino».
(J. Hillman, “Il codice dell’anima”)

> L’Interpretazione dei sogni – PART 2 <
> L’Interpretazione dei sogni – PART 3<
> L’Interpretazione dei sogni – PART 4<
> L’Interpretazione dei sogni – PART 5 <
> L’Interpretazione dei sogni – PART 6 <
> L’Interpretazione dei sogni – PART 7 <
> L’Interpretazione dei sogni – PART 8 <
> L’Interpretazione dei sogni – PART 9 <

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5 Comments

  • che bello ! grazie Roberto, sei il mio blogger preferito e oggi mi parli anche di sogni! wao!
    seguiro’ con interesse questo saggio…

  • interessantissimo articolo. grazie Morra,sarà un viaggio importante per capire meglio noi stessi…non ho mai letto il libro di freud !

  • be’ un testo di psicanalisi spiegato in modo piu’ semplice e pratico e’ davvero una gran cosa
    sempre grandi voi di Uki

  • Ciao Uki, prima di tutto volevo farti i complimenti per l’articolo che ha suscitato in me notevole interesse. Gli spunti da te suggeriti sono molto illuminanti.
    Naturalmente anche io propendo per le analisi di Jung anche se so per esperienza che non sono complete. Il nostro pianeta è diviso in due. L’occidente ha scelto di far esperienza nel campo razionale, mentre l’oriente ha scelto l’esperienza irrazionale, quella dell’inconscio. Nessuno studio per tanto è veramente completo non avendo la possibilità di centrare il problema. Avere più consapevolezza ci aiuta a fare introspezione ma spesso rimane confinata nell’ambito della mente interiore e non va oltre. Noi però abbiamo anche una mente arcaica che ha il compito di eseguire dei programmi ben precisi, qui entrano in gioco i famosi Daimon. I Daimon sono una forma di programmazione che si attiva ogni volta che la mente profonda non comunica con la mente di superficie che, farà passare ordini di cui non siamo a conoscenza. In questo caso entrano in gioco i sogni che maggiormente manifestano la separazione degli intendi. Chi ha compreso il meccanismo è in grado di intervenire attivamente nella fase del sogno e ristabilire l’ordine. Come si fa? semplicemente ricordando che è un sogno nel mentre si sogna e modificandolo a nostro piacere.

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