L’interpretazione Dei Sogni [ 9 ]

"L’interpretazione dei Sogni" è da ritenere una delle pietre angolari della scienza psicoanalitica: noi di Uki siamo essenzialmente junghiani, ma fu certamente Sigmund Freud a definire l’analisi del sogno come la via regia verso l’inconscio. Un compendio sulla realtà dei sogni, che volge ad una migliore comprensione del mondo onirico e di sé stessi. Sappiamo allora che ci sono sogni che spesso ricorrono, in cui il desiderio può essere rintracciato abbastanza facilmente, tuttavia esistono sempre elementi che cercano di sviarci

In seguito alle scoperte freudiane C.G. Jung dimostrò che il sogno non poteva essere solo un «appagamento camuffato di un desiderio nascosto» ma era qualcosa di più complesso: i sogni erano indipendenti sia dalla nostra volontà sia dalla nostra coscienza, gli oggetti e le persone di un sogno non sono sempre investiti di un desiderio – sessuale o non – mancato. Ne consegue la rilevanza degli strati più profondi e i sedimenti depositati nel tempo: un tempo che per Freud si limitava alla sfera individuale, mentre per Jung abbraccia la storia dell’umanità (“Inconscio Collettivo”).
Oltremodo, dal momento che la realtà è solo un artificio dell’Io, ogni essere umano imposta la sua vita sul significato che lui e solo lui da ad uno specifico fatto o evento: fa o non fa una cosa, solo sulla base di quella realtà a cui vuol dare credito, per poi scoprire che era una cosa falsa, ipotetica oppure vera. Ecco che dall’Inconscio Collettivo, dove risiedono gli Archetipi che predispongono i sogni, il “significato” si converte nella soggettività e nell’esistenzialità di ognuno di noi.
In aggiunta, la coscienza è comune sia alla veglia sia al sogno: entrambi sono “stati di coscienza”, se non fosse che i sogni sono più sottili. Dobbiamo tenere a mente che la neurobiologia e la fisica quantistica dimostrano che il cervello non fa distinzione tra ciò che immaginiamo e ciò che è l’osservazione concreta della realtà. Dunque qual è e cos’è la vera realtà? Qual è la distinzione tra veglia e sogno? In entrambe si verifica un collasso di onde di possibilità – del cervello e della mente – e una separazione tra soggetto e oggetto. La vocazione della nostra natura, di chi siamo veramente, è sovente espressa da una “voce interiore” (“Daimon”) che giace nell’inconscio più profondo: esso ci conosce bene; rimanendo in suo ascolto sarà la ‘sua’ voce a sussurrarci la terapia del benessere per l’esistenza!

 

Facciamo alcuni esempi di quelli che il dott. Freud chiama “sogni tipici“, cioè sogni ricorrenti che fanno molti.

Nudi nudi

Il primo a essere preso in esame è il sogno che ci vede nudi in presenza di estranei. Ora, ci siamo detti che nel sogno di desiderio agisce sempre anche l’istanza che apporta censura/deformazione, e che ci fa provare sensazioni spiacevoli. Quindi saranno presi in analisi i sogni di nudità in cui si prova imbarazzo o vergogna. In altri casi, il sogno può essere incluso in altri gruppi, meno tipici perché più particolari.

Gli elementi che contraddistinguono questi sogni sono:
1. Se siamo nudi o seminudi, non ci rendiamo conto del perché;
2. Quando lo raccontiamo, siamo anche incerti sul quanto eravamo nudi, cioè completamente o seminudi;
3. Chi ha indossato una divisa, solitamente si trova a sentirsi nudo se era vestito in sogno in modo non regolare, quindi magari senza arma o con un pezzo in borghese e così via;
4. Davanti a chi siamo? Bho! Non hanno, gli spettatori del nostro stile adamitico, delle fisionomie determinate e di solito non è che ci notano o rimproverano, ma ci guardano con indifferenza o addirittura con rigidità.

Occasioni di nudità

La prima osservazione è: ma quando è che siamo stati nudi? Aspetta un po’ che ci penso.. ah sì, in doccia! Ma eravamo soli. Nel sogno ci sono delle persone estranee. Allora forse quando siamo stati bambini! Eh già: durante la primissima infanzia ci sono stati numerosi momenti in cui siamo stati nudi/seminudi in presenza di parenti, che essendo piccoli ancora non avevamo identificato come tali, bambinaie, domestici e visitatori.

Durante questi momenti non provavamo alcuna vergogna delle nostra nudità. Molti bambini si denudano con piacere, nonostante i rimproveri della madre: c’è un certo esibizionismo. Coloro che sono chiamati esibizionisti hanno mantenuto questo impulso infantile, che poi è diventato sintomo di una psicopatologia.

Non era forse un paradiso questa infanzia senza vergogna? Dopotutto anche Adamo nell’Eden non provava vergogna. È il sogno, allora, che può riportarci a questo momento paradisiaco appagando così il desiderio di libertà senza vergogna. In questo modo i sogni di nudità possono essere considerati sogni di esibizione.

A questo si aggiunge il fatto che la persona è adulta e si trova davanti a persone, provando vergogna. Quando eravamo piccoli, la nudità era “offerta” volontariamente a una persona, nel sogno invece c’è un inverso del desiderio, perché quella persona manca e ci sono una serie di persone indistinte.

Ma siccome il desiderio dell’esibizione si è espresso, anche in presenza di estranei, ecco che interviene con più forza l’istanza che censura, facendoci provare una sensazione penosa.

Poverino, è morto

Veniamo ad un altro tipo di sogni, cioè quelli che riguardano la morte di una persona cara, congiunto o fratello o genitore o sorella, ecc..

Anche in questo caso c’è da tenere presente se nel sogno proviamo o non proviamo tristezza. Nel caso della donna che vede il nipote morto nella bara (esempio presentato da Freud sulla base della testimonianza di una sua paziente) senza provare dolore, il desiderio va rintracciato, come accade spesso, nel contenuto latente: la donna in realtà aveva il desiderio di rivedere una persona amata che aveva visto, l’ultima volta, presso la salma di un altro nipote. In questo caso non c’è bisogno che intervenga anche una sensazione spiacevole: il desiderio è già ben camuffato.

Quindi parleremo solo dei sogni in cui c’è la morte di una persona cara associata al dolore per la perdita. In questo caso Freud ci fa notare che si deve tenere innanzitutto presente che i desideri appagati non sono sempre da considerarsi attuali, perché magari sono passati e rimossi, anche se mai soddisfatti.

Quindi non si desidera ora la morte del congiunto, ma forse lo si è fatto nel passato, e probabilmente dietro questo desiderio si celava la mancanza di malafede del bambino, che ha una visione della morte come semplice mancanza.

Parenti serpenti?

Se pensiamo al rapporto tra fratelli, possiamo riconoscere una certa ostilità che anche in età adulta ha radici nel passato. La stessa ostilità era forse presente anche tra fratelli che nel presente vanno d’amore e d’accordo. All’epoca, il fratello era visto come un concorrente e quindi se ne desiderava la morte.

E la morte dei genitori? Spesso accade che si sogna la morte del genitore che ha lo stesso sesso di colui che sogna. Questo per una specie di predilezione sessuale che nel bambino già si manifesta, a livello inconscio. A questo si aggiungono le situazioni di ostilità fra genitori e figli. Se pensiamo alla famiglia antica, il padre vedeva nel figlio il successore e quindi il rivale. Invece madre e figlia entrano in contrasto perché la figlia desidera la libertà sessuale e la madre è vista come una guardia.

Un po’ Edipo, un po’ Amleto

Quindi nel rapporto fra genitori e figli si celano diversi momenti di tensione. Ce lo mostra la tragediaEdipo Re“. Secondo Freud la tragedia fa colpo su di noi soprattutto perché ci pone di fronte ad una situazione che avremmo potuto vivere, cioè il rivolgere il nostro desiderio sessuale verso un genitore, uccidendo l’altro.

Un’altra conosciutissima opera a cui possiamo fare riferimento è l’ “Amleto“. Nel caso della tragedia greca, il desiderio non è rimosso ed è appagato, così come può accadere nel sogno. Amleto invece rappresenta la repressione, perché è un uomo con una grande forza d’azione paralizzata da una forte attività mentale. Amleto esita a compire la vendetta che lo spirito del padre gli ha chiesto perché il patrigno ha fatto fuori l’uomo nei confronti del quale, in infanzia, aveva nutrito dei sentimenti ostili. E quindi i problemi di coscienza lo frenano.

Interessante è che questa tragedia è stata composta dopo la morte del padre di Shakespeare e il figlio del poeta, morto giovane, si chiamava Hamlet. Quindi anche l’Amleto parla del rapporto fra genitori e figli.

La sensazione dolorosa è legata al fatto che, di nuovo, il sogno ha appagato un desiderio e lo ha fatto abbastanza chiaramente, quindi c’è bisogno di un elemento che mascheri il desiderio appagato.

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Roberta Morra

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