“Sotto Tiro”: intervista a Stefano Iannaccone nel tempo della corsa alle armi

L'Italia al tempo della corsa alle armi e dell'illusione della sicurezza

Giornalista professionista e scrittore, Stefano Iannaccone, ha collaborato con Il fattoquotidiano.it, Lettera 43 e Gi Stati Generali. Ha poi lavorato per il Journal e La Notizia, attualmente è addetto stampa di Possibile e collaboratore di Impakter Italia. Ha pubblicato già tre romanzi: “Andrà tutto bene” , “Fuori tempo massimo” edizione La Bottega delle parole e “Storia di un amore all’anatra” (Les Flaneurs). “Sotto Tiro” è il suo primo libro di inchiesta.

La riforma della legittima difesa arriva dopo l’entrata in vigore del decreto che consente di avere il doppio delle armi in casa per i titolari di licenza sportiva. E questo proprio mentre il numero di licenze sportive aumenta di anno in anno e con esso il numero di pistole nelle case.
Il paradosso è evidente: l’aumento delle richieste di licenza si verifica a fronte di un costante calo di furti e rapine. Il risultato è che il numero di morti da arma da fuoco legalmente detenuta supera le vittime di furti e rapine; solo che i delitti in famiglia o tra conoscenti vengono descritti come fatti di cronaca, non come un fenomeno sociale, che rende l’Italia più pericolosa.
Stefano Iannaccone descrive i passaggi politici e legislativi fondamentali, i rapporti con le lobby delle armi, il pericolo che corre un Paese che si arma e che sceglie la strada di una sicurezza sempre piu` privata e privatizzata.
«“Sotto Tiro” non è solo un libro sulle armi, ma è anche e soprattutto un libro sulla sicurezza. È un tema politico e sociale molto dibattuto, quindi di grande interesse», spiega Stefano Iannaccone. «Ecco – aggiunge – il messaggio è semplice: ridurre il numero di armi è una questione di sicurezza. Basti pensare che dall’inizio di questo anno già ci sono stati quasi 60 vittime per armi da fuoco. In una situazione così non bisogna incentivare l’acquisto di pistole, ma serve fare il contrario».

Un grande salto, dal genere narrativo a quello d’inchiesta, anche se tu non sei nuovo a questa tipologia di scrittura, per quanto riguarda il tuo lavoro da giornalista. Come è stato scrivere un libro completamente nuovo su un tema che tocca il cuore della realtà sociale anche in modo così “diretto”?

Da un lato è una tipologia di scrittura più vicina alla mia professione rispetto al romanzo, dall’altro però presenta delle significative diversità rispetto a un’inchiesta scritta per un giornale o un sito. Ammetto che non è stato facile, specie all’inizio, per questo ringrazio il fondamentale supporto degli editor di People. Il tema, invece, era decisamente “mio”, nel senso che coordino la campagna di “Addio alle armi” dall’inizio del 2018. Ho avuto alcuni problemi sui Social con gli insulti ricevuti degli appassionati delle armi: peccato, avrei preferito un confronto costruttivo e pacato.

La politica nostrana. Il libro senza dubbio si schiera contro una delle parti politiche che vorrebbe incentivare l’uso delle armi e che di questo fa anche uno dei suoi baluardi facendo passare il tutto come un oggetto di difesa. “Un ministro dell’Interno con un mitra in mano dice molto di più di tanti discorsi di filosofia”. La Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il decreto legislativo 104 dello scorso 10 agosto, con il quale l’Italia accetta e amplia la direttiva europea 853/2017 rendendo meno limitativa la normativa sul possesso di armi legalmente detenute. Nei 14 articoli del decreto viene raddoppiato il numero di “armi sportive” che è possibile detenere (da 6 a 12), e dei colpi consentiti nei caricatori (da 15 a 20 per le armi corte e da 5 a 10 per quelle lunghe). C’è da spaventarsi? È forse questo uno dei motivi per cui la Lega ha ottenuto una grande quantità di voti?

La Lega ha sicuramente ottenuto il supporto della lobby delle armi. È stato chiaro all’ultimo “Hit Show” di Vicenza, la fiera delle armi più importante in Italia, quando Matteo Salvini è stato accolto come un eroe. Tanto da farsi immortalare, nonostante la carica istituzionale di Ministro dell’Interno, con un fucile in mano. Per quanto riguarda l’aumento delle armi, c’è da essere preoccupati. In 6 mesi ci sono state quasi 60 vittime di armi legalmente detenute, tra omicidi, suicidi e incidenti. E il trend è quello di aumento annuale delle armi in circolazione. Significa, semplicemente, più pericoli per i cittadini e penso in particolare alle donne spesso uccise a colpi di pistola da mariti o da ex. Molti dati sono contenuti in Sotto Tiro.

Cosa pensi sulla legge sulla legittima difesa? Qual è stata la campagna comunicativa efficace che l’ha portata in vigore?

La riforma della legittima difesa è stata un “capolavoro” (purtroppo) di comunicazione. Ha creato un problema che non c’era: le inchieste per eccesso di legittima difesa sono in media meno di tre all’anno. Di quale emergenza parliamo? Inoltre la legge già funzionava: oltre il 90% dei casi è finito con archiviazione dopo le indagini o con assoluzione al processo. Ma, come racconto in Sotto Tiro, l’incessante propaganda ha alimentato le paure, invogliando le persone ad acquistare una pistola. Un’illusione pericolosa di sicurezza. La riforma della legittima difesa ha in sostanza sdoganato, con una sorta di incentivo culturale, l’uso delle armi.

Sono trascorsi 20 anni dalla strage della Columbine. Negli ultimi 20 anni ne sono avvenute più di 200 con più di 150 vittime. In media, dal 1999 ci sono state 10 sparatorie in istituti primari, secondari e campus universitari. Con un picco di 23 massacri nel 2018 e un minino di 5 nel 2002. Il presidente Trump ha chiarito che sta pensando di stanziare fondi federali dedicati alla “formazione addizionale” all’uso delle armi che consenta ai docenti insegnanti di portare armi nelle scuole. Che esempio può dare nei paesi occidentali?

Negli Stati Uniiti vengono uccise oltre 12mila con le armi. I leader politici sono ossessionati dal terrorismo, ma il vero terrorismo è quello delle pistole che seminano morte. In alcuni casi, come le stragi della Columbine o quella di Parkland, scuotono le coscienze almeno per qualche settimana. Nella maggior parte dei casi, invece, sono vittime derubricate a notizie di cronaca locale. In questo c’è un’affinità con l’Italia: le vittime di armi da fuoco non sono contestualizzate in un problema sociale – l’eccessiva presenza di armi – ma vengono ridimensionate a casi isolati. Eppure i numeri dicono altro, pur facendo le dovutissime proporzioni tra Usa e Italia. Per fortuna siamo ancora lontani da quel modello.

Dove si terranno le presentazioni di “Sotto Tiro”? A quando la prossima inchiesta? Il tuo crowfunding è andato benissimo, vuoi fare qualche particolare ringraziamento?

La prossima presentazione sarà a Vittoria, in provincia di Ragusa, grazie all’invito di un’assocazione Èvviva che si batte per la legalità. A settembre stiamo lavorando per una seconda presentazione a Roma, poi Milano, Bologna, Torino, Genova e altre ancora. Per la prossima inchiesta devo pensarci e documentarmi su un argomento. In programma, per ora, c’è l’uscita di un altro libro, ma è un romanzo. Di ringraziamenti devo farne tanti: ogni donazione è stata preziosa per me e per la pubblicazione. Tre persone ringrazio in particolare: Giuseppe Civati che mi ha affidato la campagna di Possibile “Addio alle armi”; poi un grazie speciale va ad Elisabetta Felici e Alessio Verardo che mi aiutano ad aggiornare i dati sulle vittime di armi da fuoco legalmente detenute.

Laura Petringa

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4 Comments

  • Libro interessante. Unisce l utile al dilettevole . Complimenti
    Sara’ interessante capire la portata del fenomeno che sembra in realta’ passare sotto gamba nel nostro paese….
    Grazie L.Petringa e Uki ..! Sempre cose interessantissime su questo blog ….

  • LA SITUAZIONE E’ GRAVE E LO DIVENTERA’ SEMPRE DI PIU’
    ONORE ALL AUTORE DI QUESTO LIBRO

    BELLA INTERVISTA. COMPLIMENTI PETRINGA.

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