“Hic Sunt Leones“ è la famosa locuzione latina utilizzata sulle mappe degli antichi romani in corrispondenza del continente africano per indicare che in quelle terre nulla si sapeva di più fuorché fossero popolate da feroci bestie selvagge. Ma in realtà, i romani che conoscevano quei territori più di quanto si possa immaginare -dato che fino a prova contraria era proprio dall’Africa che importavano fiere e uomini utili sia per le loro lotte gladiatorie che per la mano d’opera- con «leones» intendevano molto più probabilmente la forza e l’abilità delle popolazioni che avevano incontrato proprio in quelle terre e che avevano saputo battersi con estrema dignità ecoraggio.
Chiarito questo, rimarrà più facile immergersi a dovere nell’universo acustico ricreato all’interno dell’ultimo lavoro di Alessandro Parisi.
Intitolato appunto “Hic Sunt Leones“, e pubblicato a tiratura limitatissima -solo 99 copie- dall’etichetta romana MinimalRome, Parisi -ancora sconosciuto dai più, ma ben apprezzato dalla critica che conta- lascia intravedere in uno strano connubio diricercatezza ed essenzialità, un mondo fatto di visioni alchemiche, ritmi marziali e profondi, suggestioni steampunk miste ad antiche leggende egizie e miti greco-romani. Si tratta di tracce quasi tutte strumentali, fatta eccezione delle voci in eco riesumate da chissà quale lontano regno d’oltretomba, per intrecciarsi a perfezione in un paesaggio lunare costruito unicamente su suoni oppressivi ed austeri, a tratti violenti, privi di ogni inutile ornamento, in linea con i dettami della tradizione minimal drone.
Passando all’ascolto, sarà facile ritrovare affinità e somiglianze con le opere di Carpenter, Moroder, Vangelis, Goblin, Clock Dva, Heinrich Dressel, ma se -come sosteneva Marshall McLuhan, «il medium è il messaggio»- la musica del Parisi, al di là di ogni similitudine, affascina e piace proprio perché in grado di comunicare di per se stessa, esprimendo molto con poco ed immergendoci letteralmente in un universo apocalittico fatto di vicende oscure e misteriose.
Per capire basterà in primis soffermarsi su alcuni dei titoli scelti per i brani in album, come “Crocea Mors” nome della leggendaria spada di Giulio Cesare, ”La guerra di Namtar” angelo messaggero di morte della mitologia babilonese, ”Positron Gladio” ancora una volta un riferimento al gladio, cioè la piccola spada d’ordinanza data in dotazione ai legionari romani, “Sundara Spirit Flight” dai ritmi decisamente più anni ’80, che rimanda invece ai cosiddetti oggetti volanti descritti in numerosi testi religiosi indiani, e poi ancora “Gabriel’s Horn” riferimento al corno suonato dall’arcangelo Gabriele per annunciare il “Giorno del Giudizio“, in cui a sorpresa la voce in eco non è più feroce e maschile, ma è quella sensuale e voluttuosa di Andrea Noce.
“Hic Sunt Leones” sebbene opera di livello medio-alto, rimane sostanzialmente un lavoro finemente concettuale in grado, ancora una volta come per non poche produzioni del sottobosco musicale italiano odierno, di rivelarsi in tutte le sue potenzialità solo alle menti di chi è in grado di accoglierlo con la più onesta e doverosa curiosità intellettuale. In cambio non garantisce certo il raggiungimento di verità assolute, ma di sicuro aprirà gli occhi su falsi miti e credenze, avvicinandoci alla saggezza degli antichi e lasciandoci comprendere come la locuzione «Hic Sunt Leones» in fondo non fosse altro che una metafora.
Daniela Masella
danielamasella@gmail.com
facebook: Daniela Weiße Rose
twitter: mascia84
.
.
.
Tracklist ”Hic Sunt Leones”
1. Ancient Of Days
2. Crocea Mors
3. La Guerra di Namtar
4. Sundara Spirit Flight
5. Hic Sunt Leones
6. Gold Covenant Energy
7. Positron Gladio
8. Gabriel’s Horn
.
Link SoundCloud di ALESSANDRO PARISI
.
http://youtu.be/dZeHOkC93cM