Intervista a Emanuele Mazzocco, autore del romanzo “Al di là delle cose scontate”

Emanuele Mazzocco è nato a Isernia nel 1989. Laureato in Imprenditorialità e Innovazione, è appassionato di fotografia, ecologia ed escursionismo. Pubblica nel 2016 la raccolta di poesie “Come la Neve il Cotone” e nel 2018 il suo romanzo d’esordio “Al di là delle cose scontate“, in cui racconta con semplicità e onestà i turbamenti dei giovani d’oggi, divisi tra senso del dovere e voglia di sognare.

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– “Al di là delle cose scontate” è un romanzo di formazione che racconta il viaggio fisico ma soprattutto interiore di Samuele, tra le montagne dell’Argentina, i pittoreschi luoghi del Belgio e i meravigliosi paesaggi italiani. Samuele compie un percorso di crescita che richiede grande coraggio, perché si trova in quel momento della vita in cui bisogna abbandonare la spensieratezza per entrare “nel mondo reale”. Ciò che colpisce è la voglia inesauribile del protagonista di protrarre il sogno di un’esistenza svincolata dai ritmi frenetici e dalle priorità materialistiche della società contemporanea. Dal tuo romanzo: «E mi chiedevo se quelle persone si fossero mai poste le mie stesse domande. Se avessero mai meditato sul senso dell’irrequietezza che muove l’animo verso confini e condizioni nuove […]». Che storia racconti nel tuo romanzo, e quali messaggi hai voluto trasmettere ai tuoi lettori?

La storia di un ragazzo che si trova in un periodo molto particolare: la fine degli studi accademici e l’inizio dell’avventura della ricerca di un lavoro. Samuele vivrà esperienze molto profonde che mai avrebbe immaginato potessero accadere nei mesi successivi alla sua laurea. Sperimenterà il sapore dell’avventura e del viaggio che apre le porte a un amore tanto forte quanto sincero. Si confronterà con un mercato del lavoro iper-competitivo e avrà modo di provare sulla sua pelle ciò che significa una routine grigia e amorfa, che rischia di tenerlo lontano dalla vera essenza della vita. Mi piacerebbe che il romanzo potesse lasciare un messaggio positivo al lettore, senza svelare il finale del libro. Un messaggio di speranza e di fiducia in se stessi, di consapevolezza di sé e delle cose che davvero contano nella propria vita.

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In “Al di là delle cose scontate” citi la tua raccolta di poesie “Come la Neve il Cotone” (attribuendola ironicamente a uno scrittore morto in giovane età). Di cosa parlano le tue poesie?

Sì, in effetti ho voluto giocare con questa autocitazione. Come la neve è il cotone raccoglie una serie di poesie che esprimono un profondo senso di congiunzione tra uomo e natura nella prima parte, arrivando poi a indagare temi più profondi come l’inquietudine umana e l’amore inteso come mezzo di salvezza per la vita stessa.

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Curi un blog che parla di esperienze di vita, di natura ed ecologia, che condivide con il tuo romanzo il titolo “Al di là delle cose scontate”. Che cosa significa per te andare oltre le cose scontate? Che discorso cerchi di portare avanti con l’attività del tuo blog?

Andare al di là di ciò che è immediato. Nel mondo di oggi, fatto di comunicazioni ultrarapide e informazioni sempre aggiornate rischiamo di perderci qualcosa. Rischiamo di non approfondire e fermarci a ciò che ci viene proposto senza capire se realmente una notizia è vera, un comportamento è giusto, un discorso di un politico è obiettivo.
Sul blog cerco di proporre alcuni spunti di riflessione su tematiche che mi stanno particolarmente a cuore, come l’ecologia, lo sviluppo sostenibile, il mondo del lavoro, le aspettative e le paure della mia generazione, cercando di comprendere come tutto questo possa essere collegato a una parola che oggi sembrano aver dimenticato in molti: felicità.

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La tua passione per la montagna, per i suoi ritmi pacati, per la sua onestà e per la sfida continua che ingaggia con il coraggio dell’essere umano è evidente in ogni pagina del tuo romanzo. Mentre si trova nel parco dell’Aconcagua Samuele afferma: “Mi sentivo libero. Felice e capace di stare al mondo”. Ci sono altri romanzi sulla natura e sull’importanza del legame che intrattiene con l’uomo che vorresti consigliare a chi ha apprezzato il tuo romanzo?

Ce ne sono diversi, ma se provo ad immaginare spazi sconfinati e primitivi, duri e affascinanti al tempo stesso, riaffiorano alla mia memoria i libri di Jack London che leggevo da ragazzino, in particolare “Il richiamo della foresta” (“The call of the wild and selected stories”). Accanto a questo testo mi sento di consigliare “Nelle terre estreme” (“Into the wild”) di Jon Krakauer che evidenzia il richiamo ancestrale della natura nei confronti dell’uomo ma ci mette anche in guardia sulle insidie che nasconde quando proviamo a misurarci con essa, il tutto tratteggiato sulla meravigliosa e (ahimè) triste vicenda di Christopher McCandless.

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Samuele è un protagonista molto presente a sé stesso, un ragazzo che nonostante si sia da poco affacciato alla vita ha già compreso cosa non accetta dell’esistenza che lo aspetta, e cosa invece desidera per il suo futuro. È un personaggio tormentato dalla sensazione opprimente di non avere più il controllo della propria vita, del proprio tempo e della propria libertà. Ma alla fine, nonostante la vita tenti di abbatterlo, lui ha ancora la voglia di riempirla di bellezza: “Eravamo affamati di vita. Al diavolo la superficialità, le cose scontate. Noi volevamo nutrirci di quella vita”. Ci racconti da cosa o da chi hai tratto ispirazione per delineare il personaggio di Samuele?

Samuele è il frutto dell’ascolto. Ascolto delle mie esperienze personali, di quelle delle persone che mi stanno intorno e che conosco. Credo che rappresenti una sintesi del giovane moderno, cullato da una società carica di aspettative e di promesse ma che in realtà non fa altro che proporre il solito schema formazione-lavoro-famiglia. Una società che ha fatto della flessibilità e della liquidità i suoi capisaldi, senza offrire soluzioni concrete ai giovani che si affacciano su un mercato del lavoro profondamente cambiato e j continua evoluzione. Samuele è un ragazzo inquieto che non vuole starsene semplicemente a guardare la vita che passa ma vuole esserne protagonista e capirà un passo alla volta dove risiedono le cose davvero importanti di cui non può fare a meno.

L’amicizia è uno dei temi più importanti in “Al di là delle cose scontate”. Il legame di Samuele con Mario è trattato con delicatezza e profondità, e ne risulta un rapporto mai banale, significante in ogni suo gesto e in ogni sua parola. Samuele e Mario sono fratelli di sangue, e la loro amicizia fa risplendere il romanzo di una luce molto particolare. Ci racconti qualche particolare del loro rapporto, e cosa lo rende così speciale?

I due personaggi sono praticamente cresciuti insieme. Hanno condiviso le prime esperienze insieme, come quando marinavano la scuola per stare in compagnia delle ragazze, sono diventati uomini insieme, contando l’uno sull’appoggio dell’altro. Samuele spesso fa riferimento agli altri amici costretti a spostarsi per la ricerca di un lavoro migliore, invece Mario è uno dei pochi a rimanere e a condividere con il protagonista anche quel senso di solitudine che forse diviene meno stringente proprio quando condiviso con chi è come te. I due poi hanno in comune la stessa passione per la montagna che li accompagna durante le loro riflessioni e che sarà il sostegno per entrambi nei momenti più duri.

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Un altro tema fondamentale in “Al di là delle cose scontate” è la musica. La canzone “Blood Brothers” di Bruce Springsteen riassume il rapporto di amicizia che lega Samuele e Mario, e il Boss diventa anche uno dei collanti nella relazione d’amore tra Samuele e Ana. Il protagonista stesso racconta di come la musica l’abbia salvato molte volte. Che valore aggiunto apporta la musica nel tuo romanzo, e nella tua vita?

Credo che ognuno di noi possa legare un ricordo o un’esperienza della propria vita a una canzone che ci permetta di sentire di nuovo il sapore delle emozioni che abbiamo provato allora. Nel romanzo i brani del Boss rappresentano quasi un filo conduttore tra i vari episodi e personaggi. Non a caso Samuele rimane meravigliato nell’ascoltare le note di Tougher Than the Rest dalla cuffie di una ragazza sconosciuta che siede accanto a lui in aereo e nel capire che forse un destino esiste e si manifesta anche attraverso le parole del rocker americano. Samuele (e in questo caso metto anche me stesso) viene salvato da Springsteen e dalla musica in generale quando si sente andare a fondo, si sente insicuro o messo davanti a decisioni fondamentali. Basta una passeggiata con le canzoni del Boss e si intuisce che tutta l’energia risiede sempre nella speranza, nella forza dei ricordi, nella potenza dell’amore e nella conferma che primo o poi tutto si sistema.

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Antonella Quaglia

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