E-Roy: “Belli, giovani e disperati” è il primo album (Intervista esclusiva)

Un rock fatto da relazioni complicate, storie di sesso, lavoro precario e notti di alcol e droga: un disco non adatto ai deboli di cuore

“Belli, giovani e disperati” è il vostro primo album. Parlatecene un po’: com’è nata l‘idea di questo lavoro discografico, cosa rappresenta per voi, quali sono le vostre aspettative?

“Ricette” particolari non ce ne sono dietro a questo album. Come spesso succede per il disco d’esordio, è semplicemente una raccolta dei migliori brani scritti fino ad oggi. Certo, di fondo c’è un’atmosfera comune a tutti i brani, o meglio, un “sentire” comune. Un misto tra la sfrontatezza dei sognatori e la consapevolezza dei delusi. È qualcosa che serpeggia in tutti i pezzi. Le nostre aspettative sull’album viaggiano quasi di pari passo con questo mood: sappiamo di aver fatto un buon lavoro, ma non è detto che basti per “arrivare”.

 

Come nascono gli E-Roy?

E-Roy è un progetto che nasce dalla necessità, prima che dalla volontà. La necessità di scrivere canzoni e di dare loro forma, la necessità di suonare in una band senza avere il tempo e il materiale umano per metterne in piedi una. Citando un noto aforisma attribuito ad Albert Einstein, è nel mezzo delle difficoltà che nascono le opportunità. Ed è proprio così che è andata in questo caso.

 

Quali sono le vostre principali influenze artistiche e musicali, e quali di esse sono più presenti in questo album?

Siamo figli degli anni ’90, del brit-pop e del grunge in primis, ma non solo. E poi c’è tutta la parte di rock italiano naturalmente, da gruppi mainstream come i Negrita (per chiarire: i primi Negrita…) a band più alternative come Afterhours, Verdena, Ministri e così via. Non possiamo rinnegare, però, anche influenze meno “nobili”, che vengono dal pop o dalla dance. In “Belli, giovani e disperati” ci sono ancora molte chitarre e tutto sommato poca elettronica: vedremo se e come cambierà il nostro sound in futuro.

 

Su cosa vertono le tematiche del disco e dei brani? C’è qualche tema in particolare che vi è caro e che siete soliti affrontare con la vostra musica, o seguite solo l’ispirazione del momento?

Il disco affronta diversi argomenti: relazioni complicate, lavoro precario, storie di sesso, notti alcoliche… Non c’è una morale di fondo, né una visione “sociale”, d’insieme. È soltanto vita vissuta. Ora come ora, i rapporti umani (nelle loro varie sfumature) sono forse il tema che ci interessa di più, ma se un domani ci appassionassimo alla pesca sportiva, potremmo anche scrivere di quella: perché no?

 

C’è o ci sono uno o più brani del disco a cui siete particolarmente legati, e perché?

Premesso che ogni canzone dell’album rappresenta un pezzettino di anima, la nostra preferita è “Ei foo”, la traccia che chiude il disco. Probabilmente non è un pezzo “da primo ascolto”, ma ha dentro tante cose che ci piacciono: testo, melodia, chitarre e arrangiamenti sono al posto giusto nel momento giusto. È il nostro urlo al mondo, l’urlo di E-Roy.

 

Nel vostro modo di comporre avete un approccio più spontaneo ed istintivo, oppure più “calcolato” e ragionato (ad esempio valutate l’impatto che un brano avrà sul mercato, a chi potrà piacere, cosa “va” in quel momento, cercate un titolo d’impatto..)?

Ci sono sempre due momenti diversi nella composizione dei brani. Prima viene l’istinto, l’idea, la lampadina che si accende d’improvviso. Poi c’è il sudore, che significa lavorare ore ed ore, se non giorni e giorni, per ritagliare il “vestito” adatto a quell’idea. In questa seconda fase sarebbe ingenuo pensare di poter chiudere completamente occhi ed orecchie, fregandosene del pubblico, di che cosa va o non va oggi, etc. Anche perché le suggestioni esterne possono rivelarsi utili talvolta, ad esempio, per provare nuove soluzioni negli arrangiamenti. Ma non esiste una regola in questo senso. Non cerchiamo di incontrare il gusto della gente, cerchiamo semplicemente di avere buon gusto.

 

Si legge dalla vostra biografia che il nome “E-Roy” è del tutto particolare poiché racchiude in sé una molteplicità di significati. A cosa si riferisce?

Come indica il trattino, “E-Roy” è un nome composto. La “E” rimanda all’universo digitale, ed in particolare a parole come “e-mail”, “e-commerce”, e via dicendo. Siamo una band che ha mosso i suoi primi passi sul web, che utilizza strumenti digitali-virtuali per realizzare la propria musica, che (almeno per ora) vende i suoi dischi solo online: era quasi doveroso un “tributo” a questo mondo. “Roy”, invece, si riferisce ad un grande calciatore di qualche anno fa, Roy Keane, ex capitano del Manchester United e della Nazionale irlandese. Un vero “duro” in campo, ma allo stesso tempo un esempio di lealtà, oltre che un vincente. La particolarità del nome della band sta anche nel fatto che si può leggere sia all’inglese “iroi”, che all’italiana “eroi”. Qualcuno lo pronuncia addirittura alla francese, “eruà”, ma l’idea in questo caso non è stata nostra.

 

Qual è stata fino ad ora l’accoglienza del pubblico e del mercato nei confronti del vostro lavoro?

Il pubblico sembra apprezzare, anche in radio, dove il singolo di lancio, “Punto zero”, continua a guadagnare posizioni nelle classifiche di ascolto e gradimento. Per quanto riguarda le vendite, aspettiamo i dati ufficiali ma i primi riscontri sono stati positivi. Perlomeno nessuno finora ci ha chiesto indietro i soldi del disco.

 

Con la crisi dell’industria discografica da tempo in atto, quali sono secondo voi gli sbocchi più proficui per un nuovo artista ed un nuovo disco, sia dal punto di vista più prettamente “economico”, ma anche rispetto alla visibilità e alla possibilità di raggiungere un certo successo di pubblico?

Beh, è un po’ come chiedere ai bambini dell’Africa come si può risolvere il problema della fame nel mondo… Battute a parte, ora come ora, pensare di poter guadagnare subito facendo musica propria è abbastanza utopico, almeno che non si passi per un talent show o simili (orrore…). I social network offrono una valida alternativa ai media tradizionali, specie in termini di visibilità, anche se si tratta di una vetrina sempre più affollata e sempre più… a pagamento. Ovviamente poi c’è il live, che, seppur poco redditizio in termini economici, ti può mettere in contatto con potenziali nuovi fan. A parte le cover band, però, non è così semplice trovare posti in cui poter suonare dal vivo oggi. Insomma, per dirla con gli AC/DC: “It’s a long way to the top if you wanna rock ‘n’ roll”.

 

Progetti per il futuro e dove possiamo ascoltarvi?

Strano a dirsi, ma la testa è già concentrata sulla scrittura dei brani per il secondo album, che vorremmo fare uscire entro la prima metà del 2017. In questo momento non ci sono in programma concerti, vedremo da qui ai prossimi mesi. Nel frattempo, potete seguire E-Roy sulla pagina Facebook ufficiale, sul canale YouTube, nonché sul sito web della nostra etichetta discografica Areasonica Records. Il disco, invece, lo potete ascoltare in anteprima, acquistare e scaricare in tutti i principali digital store, da iTunes in giù.

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