Nazione de Il Ciclo di Bethe è una marcia-rock come battito cardiaco intervallata solo da un ritornello al vetriolo, ed è proprio con questo singolo che la band anticipa l’album “Il secondo tragico Ciclo di Bethe”, seguito dell’acclamato “Novecento”.
Un battito cardiaco dicevamo, dove la cassa porta un tempo dritto e spedito verso l’ansia che aleggia dietro i simulacri che sembrano circondare il nostro Paese. Parte così una sorta di lista di parole affilate, parole chiavi della contemporaneità che tanta preoccupazione generano a chi conosce bene certe dinamiche politico-sociali.
La band è consapevole dei tempi, li osserva, li analizza, se li sente addosso, ed ecco che non può far altro che rigurgitare un trotto punk dai rimandi new wave a far da substrato ad una serie di denunce sulle contraddizioni culturali che ci circondano.
Il suono è pulito, curato, il brano è ben arrangiato nella sua semplicità, in quanto diretto, efficace…
Si tratta di un brano talmente serafico che dopo qualche ascolto ti si appiccica addosso per non lasciarti più… Si porta il tempo, e si grida ad una Nazione spinta dal voler esorcizzare un pericolo, ed ecco che il linguaggio che meglio si addice rimane quello del Punk Rock, la lingua ufficiale de Il Ciclo di Bethe…
Il singolo è prodotto artisticamente da Guido Maurizio Doria con produzione esecutiva di Ver.So Production e Kulturjam Edizioni; mentre il videoclip è diretto da Anna Marotta, con cui la band camuffa il dissenso politico lungo certe immagini di routine urbana che non fanno altro che rivelare la totale inconsapevolezza della nostra Nazione nei confronti delle nemmeno tanto velate tensioni che stanno direzionando il prossimo futuro…
Consigliatissimo!
