Cartamusica del corpo

Poesie di Antonella Taravella... per non abbandonare l'espressione più carnale

*

quest’ampio divenire – stirato come gambe
a stemperare la pallida tua voce
da un attimo in poi – l’orologio
pare fermarsi come il resto di ogni cosa – intorno

(definire un mancamento
nello svenire arrossato della pelle
andare a ritroso nel tempo per perseverare
nel graffio – moderato
delle nostre vesti allunate
e scivolarci addosso
in un perenne ammorbidire)

.

*

la movenza sottile del fuoco ai lamenti
di una lamella intasata come mano ferma
un buco nero di mesi – immensamente
profondi e ripidi

e il rintocco della carne è meno debole
una febbre o il tempo di un beccuccio – tagliato

mentre aggroviglio una fauna di lenzuola madide
e assegno colpe per alzata di mano

questa disperazione di dita dimenticate
addormentate nel pieno dell’inverno  carnale

.

*

questo speciale miracolo del due che ti rifletto
una goccia d’acqua sputata fra le fessure delle cosce –

mi piacerebbe struggerti lentamente a partire dai seni alti

il fuoco che sprigiono
nel lento frizionarmi è una parabola della mia voce –

alimento gli sbagli mangiandomi tutto
nel decidere lentezza della mano
che ti riporta fragilmente a me

e poi cosa resta di un desiderio – alla luna

.

*

farsi a pezzi, distinguersi nei passi quantificati
in questo amore fatto come abito
mentre,
dolcemente
addomestico l’inflessione degli spazi

non sono io il tuo gesto
sei tu la mia mela intera
il brivido non ha una mano sola
siamo convergenti

una scala da salire due a due
il nocciolo riflesso nella tua parola
sulla mia lingua

.

*

la mia storia si ripete
una lingua parlata dalla carne
il dialogo riflesso su fogli mozzati di noia
un senza ombra – miagolato
dalle nuvole
leggermente arrossate dagli intenti
la notte cura le parole
nei letti curvi
e nelle mani ammutinate

il corpo che geme

di Antonella Taravella

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.

.

Immagine di Cristina Rizzi Guelfi (della serie “Les fabriques des reves”)

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