Blonde Redhead @Eutropia Festival (Roma) – 07/2015

Uno spettacolo intenso, significativo e inappuntabile...

Ad una settima dalla fine dei miei esami, decido di intraprendere un viaggio alla scoperta di un “nuovo” gruppo, i Blonde Redhead. Nonostante facessero già parte dei miei ascolti, non ero ancora riuscito a capire ed apprezzare quello che si nascondeva dietro le loro sonorità così originali e così ipnotiche.

Così, nel caldo afoso e africano di Roma, mi sono imbattuto in questo viaggio.

Blonde Redhead sono l’unica band che potrebbe essere scelta per rappresentare un certo tipo di eleganza chic ma allo stesso tempo formale in grado di emanare sul pubblico un’energia potente e genuina, che riesce a mantenere la sua perfezione nonostante i 22 anni di attività. Un po’ come l’incredibile capacità di Amadeo di non sbagliare un arpeggio mentre si flette sul posto convergendo la punta delle scarpe. O l’abilità con cui Simone riesce a mantenere una ritmica perfetta e decisa riuscendo ad articolare mille variazioni impugnando le bacchette come un jazzista.

La scaletta dello spettacolo è stata incentrata soprattutto sulle canzoni dell’ultimo “Barragán” –l’apertura con il brano omonimo è una dichiarazione d’intenti.
Tra le grandi escluse dei lavori precedenti “Elephant Woman” e “Dr. Strangeluv“, vuoto solo parzialmente compensato dalla riproposta di “Hated Because of Great Qualities (Melody of Certain Damaged Lemons)” e “Bipolar” (tratta da “Fake Can Be Just as Good“).
Il momento più alto lo si avverte nel groove trascinante di “Dripping“, la lisergica “Get Lucky” pugnalata a più riprese dalle stridenti incursioni del synth, un momento di connessione ancestrale tra Amadeo e la compagna Kazu Makino.

Blonde Redhead si sono donati al pubblico esponendo le loro capacità al massimo di energia e potenziale, nonostante il caldo asfissiante.
Il finale, introdotto da Melody, è affidato alle “Defeated“, “Violent Femme” e “23“.
Una chiusura di spettacolo sognante, pregna di atmosfere lychiane, con una Makino scatenata sul palco. Una dea pallida, contorta sui suoi stivali, in grado con la sua presenza e una voce spettrale di calamitare l’attenzione del pubblico in modo totale, un diamante che ha reso unica una band di altissimo livello.
Le grandi emozioni sono tornare a scintillare anche dal vivo.
L’ultimo applauso va a tutti coloro che hanno condiviso uno spettacolo intenso, significativo, inappuntabile. Nonostante ventidue anni di emozioni, comunque troppo breve.

Federico De Feo

Foto: Claudia Valentino

 

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