L’interpretazione dei sogni [ 5 ]

"L’interpretazione dei Sogni" è da ritenere una delle pietre angolari della scienza psicoanalitica: noi di Uki siamo essenzialmente junghiani, ma fu certamente Sigmund Freud a definire l’analisi del sogno come la via regia verso l’inconscio. Un compendio sulla realtà dei sogni, che volge ad una migliore comprensione del mondo onirico e di sé stessi. Continuiamo il nostro viaggio. Fino ad ora abbiamo visto quali sono le possibili fonti, i possibili stimoli e da dove il sogno prenda quello che ci presenta. Forse non si è raggiunta ancora una spiegazione esaustiva, ma alcuni importanti tasselli sono stati sistemati: tasselli facilmente osservabili e riconoscibili e che tutti quanti noi, riflettendo sulle nostre esperienze, avremmo potuto trovare

In seguito alle scoperte freudiane C.G. Jung dimostrò che il sogno non poteva essere solo un «appagamento camuffato di un desiderio nascosto» ma era qualcosa di più complesso: i sogni erano indipendenti sia dalla nostra volontà sia dalla nostra coscienza, gli oggetti e le persone di un sogno non sono sempre investiti di un desiderio – sessuale o non – mancato. Ne consegue la rilevanza degli strati più profondi e i sedimenti depositati nel tempo: un tempo che per Freud si limitava alla sfera individuale, mentre per Jung abbraccia la storia dell’umanità (“Inconscio Collettivo”).
Oltremodo, dal momento che la realtà è solo un artificio dell’Io, ogni essere umano imposta la sua vita sul significato che lui e solo lui da ad uno specifico fatto o evento: fa o non fa una cosa, solo sulla base di quella realtà a cui vuol dare credito, per poi scoprire che era una cosa falsa, ipotetica oppure vera. Ecco che dall’Inconscio Collettivo, dove risiedono gli Archetipi che predispongono i sogni, il “significato” si converte nella soggettività e nell’esistenzialità di ognuno di noi.
In aggiunta, la coscienza è comune sia alla veglia sia al sogno: entrambi sono “stati di coscienza”, se non fosse che i sogni sono più sottili. Dobbiamo tenere a mente che la neurobiologia e la fisica quantistica dimostrano che il cervello non fa distinzione tra ciò che immaginiamo e ciò che è l’osservazione concreta della realtà. Dunque qual è e cos’è la vera realtà? Qual è la distinzione tra veglia e sogno? In entrambe si verifica un collasso di onde di possibilità – del cervello e della mente – e una separazione tra soggetto e oggetto. La vocazione della nostra natura, di chi siamo veramente, è sovente espressa da una “voce interiore” (“Daimon”) che giace nell’inconscio più profondo: esso ci conosce bene; rimanendo in suo ascolto sarà la ‘sua’ voce a sussurrarci la terapia del benessere per l’esistenza!

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Dopo aver esaminato gli stimoli al sogno, la domanda che ci poniamo adesso è un’altra: ma come è possibile che i sogni si dimenticano così facilmente?

Il sogno al risveglio

Quando ci svegliamo, il sogno si dissolve: il sogno è costituito da una serie di immagini che ci appaiono durante il sonno e quindi al momento del risveglio queste immagini scompaiono, dato che il nostro stato di coscienza è cambiato.
Possiamo ricordare il sogno. Spesso accade però che quando proviamo a farlo, ci rendiamo conto di poter ricordare solo dei frammenti del sogno.
Talvolta ricordiamo di aver sognato senza però ricordare assolutamente niente del contenuto! Quindi non ci sembra tanto strano di non ricordare: succede sempre!
Ci sono, però, alcuni sogni che restano talmente vividi nella nostra memoria che li ricordiamo anche a distanza di anni. Come mai?

I motivi di dimenticanza

Cominciamo col capire perché il sogno si dimentica.

1. Se abbiamo detto che il sogno è, in parte, espressione di noi, come un pensiero, allora possiamo supporre che, come accade nella vita vigile, anche nel sogno si dimentica perché le immagini oniriche possono essere caratterizzate da una maggiore o minore intensità e vivacità.
Come da svegli ricordiamo certe cose perché ci han lasciato un’impressione più forte, così accade per il sogno.

2. Basta questo a spiegare il fattore dimenticanza? No.
Pensiamo allora al fatto che da svegli siamo portati a ricordare quello che è stato ripetuto/vissuto più spesso. Come dicevano i romani “Repetita iuvant”.
Il sogno è caratterizzato da immagini oniriche abbastanza uniche e quindi, non essendoci la ripetizione, è più facile dimenticarle. Ecco un secondo fattore che causa la dimenticanza.

3. Il ricordo è facilitato dalle associazioni.
Pensate a un insieme di numeri: se le cifre possono essere associate a dei concetti, ricordarlo è più facile! Questo legame non c’è tra le immagini oniriche, i pezzi che le compongono sembrano tutti slegati tra loro, e questo rende la dimenticanza più semplice.

4. Se ammettiamo, come abbiamo fatto, che il sogno si compone di elementi della veglia, e quindi una sorta di ripetizione è presente, è vero anche che spesso questi elementi presi dalla vita vigile non sono ben collegati o apparentemente associabili tra loro.
Il sogno, avendo questa natura apparentemente raffazzonata, non si colloca in un posto preciso nella sequenza degli eventi psichici rilevanti, che non vanno soggetti alla dimenticanza.

5. Altro motivo fondamentale è che, al momento del risveglio, siamo colpiti da talmente tante sensazioni che le immagini psichiche facilmente si dimenticano. Dimentichiamo qualcosa che abbiamo sperimentato da svegli perché ci distraiamo, figurarsi qualcosa che esperiamo mentre siamo in un altro stato!

6. Infine va tenuto presente che spesso tendiamo a fare poco caso ai sogni e solo lo studioso che si interessa di essi riesce a ricordarli maggiormente.

Stranezze e fattore memoria

Ma c’è una cosa strana: parte dei sogni si ricorda e si ricorda bene. Il sogno dimenticato al mattino magari è ricordato durante la giornata perché esperiamo qualcosa che ce lo riporta alla memoria. Strano no?
Ma state attenti! Proprio la memoria è amica e nemica allo stesso tempo, per quanto riguarda il sogno, quindi, per quanto riguarda una cosa che non appartiene alla vita vigile, come invece accade per il ricordo, almeno in larga parte.
La tendenza del ricordo non è forse quella di falsificare ciò che ricorda? La coscienza non inserisce forse volontariamente qualcosa? Pensate a quando siete insieme ad un amico che racconta un’esperienza vissuta insieme: non vi è mai venuto da pensare che il vostro amico stesse abbellendo l’esperienza fatta? Voi la ricordavate in modo un po’ diverso!
Lo spirito dell’uomo, essere dotato di ragione, tende a cercare un collegamento in ogni cosa. Quindi quando le immagini del sogno ci si presentano senza collegamento, la cosa ci fa strano o no?
Ecco la proposta per ovviare a questo problema: scrivere in maniera molto scarna ciò che si è appena sognato, in modo che non sopraggiunga l’oblio e non succeda che si dimentichi ciò che si è sognato, oppure che se ne ricordi solo una parte e si abbellisca ciò che si ricorda.

Ad ogni modo, tornando alla questione della dimenticanza, siamo soddisfatti dalle spiegazioni date? Forse no.. ecco perché ci tocca mettere altra carne a cuocere.

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Roberto Morra

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