Zombie Driver

Il Racconto di Marco Caponera che ha sbaragliato la concorrenza e trionfato al "Fantareale Slam sul Lavoro" il 27/02/2011

Come hai detto che ti chiami?

– Gghh… Gghhh…
– Ok, Gghh, posso chiamarti così, no? Adesso sistema gli specchietti, allaccia la cintura e poi schiaccia il pedale tutto a sinistra prima d’inserire la prima, ok?
Lo zombi alzò lentamente il braccio fino ad arrivare alla cintura di sicurezza e nel movimento sentii un secco “crack” provenire dalle sue scapole. Sistemò lo specchietto retrovisore lasciando qualche frammento di pelle sul bordo di plastica, poi schiacciò la frizione con una botta secca della gamba e inserì la prima.
– Adesso lascia lentamente la frizione, mentre dai leggermente gas.
Lo zombi diede una botta d’acceleratore e lasciò di colpo la frizione facendo fare un balzo di 10 metri alla piccola panda.
– No! No! No! Ho detto lentamente!
Lui mi guardò con lo sguardo fisso, mentre un dente gli penzolava dal labbro ormai mezzo consumato dai vermi.
Mi calmai e poi gli feci ripetere l’operazione. Ma niente. Il problema, con gli zombi, è che hanno riflessi lenti, sono legnosi, non hanno coordinazione ed è davvero difficile insegnarli come si guida.
Anche se, devo ammettere, quando facevo l’insegnante di scuola guida per esseri umani era molto peggio.
Mi dovevo prendere vaffanculi da arroganti adolescenti e sorbirmi ragazzine emotive che scoppiavano a piangere non appena qualcuno gli tagliava la strada.

Con gli zombi tutto questo non succede. Sono quasi totalmente privi di emozioni; quindi non s’incazzano, non piangono non sbraitano, insomma, una vera pacchia. E non credete a quello che vi raccontano i film: sono persone a modo. Non è vero che mangiano la gente così, la mangiano solo quando hanno voglia di mangiare carne umana, magari una volta al mese o una volta ogni tanto, come per noi la coda alla vaccinara.
Tornando a Gghh, dicevo che quello era davvero lo zombi più imbranato alla guida che mi fosse mai capitato. A malapena distingueva i pedali e si faceva spegnere la macchina a ogni “dare precedenza”.
La gente dietro, come al solito, strombazzava, faceva gli abbaglianti, le corna, il dito medio, l’ombrello e via dicendo. Per fortuna che quando si affiancavano e incrociavano lo sguardo dello zombi inorridivano e magicamente i diti medi, le corna e gli ombrelli tornavano al loro posto.
Poi quel giorno, a uno stop in una stradina stretta, Gghh proprio non riusciva a ripartire. Non capivo cosa gli fosse successo, non riusciva a lasciare la frizione. Forse si era spezzato una gamba, agli zombi capita spesso.
Fattostà che un tizio con un SUV dietro di noi aveva già iniziato con qualche timida strombazzata

Poi passò agli abbaglianti.
Gghh inseriva la prima, faceva dieci metri a strappo, poi si faceva spegnere l’auto con il tizio dietro che assecondava l’andatura a suon di clacson accompagnato da vari “vaffanculo testa di cazzo -levati dai coglioni” .
Gghh riuscì a lasciare la frizione e ad avanzare per qualche metro, per poi inchiodare inspiegabilmente e facendosi spegnere di nuovo l’auto, con conseguente inchiodata da ABS del SUV.
Il tizio tirò fuori il dito medio dal finestrino, accompagnandolo con un sottofondo di clacson dalla cadenza Hip-Hop.
Feci vedere come si faceva un dito medio a Gghh, che provò a rispondergli, ma dalla sua coordinazione venne fuori un gesto simile alle corna.
Il tizio scese di tre scalini dal suo altissimo SUV e s’avvicinò al finestrino di Gghh.
Io me ne stavo lì, pronto a gustarmi la scena.
Solo che, il tizio,appena lo vide in faccia, non fece una piega. Continuava a urlare parolacce a fare gestacci.
Iniziò pure a dare testate al finestrino e la calma di Gghh lo faceva spazientire ulteriormente, poi cominciò a sballottare la macchina su e giù e a tentare di aprire la portiere.

– Adesso slacciati la cintura, metti in folle, spegni il motore, tira il freno a mano e vai.

Dissi a Gghh che continuava a guardarmi fisso, con la bocca aperta e un suono lamentoso che non sto qui a riprodurvi.

Feci di sì con la testa e lui scese dall’auto.

Il tizio iniziò subito con violenti pugni allo stomaco e schiaffoni a mano aperta, fin quando, lentamente, Gghh, non riuscì a emergere dalla sua furia e ad afferrarlo per la testa, per poi strappargli mezza faccia con un sol morso.
Portò il cadavere dietro a un cassonetto e iniziò a spolparlo lentamente.

Io salii dal lato guidatore e misi in moto:
– Allora Gghh, la prossima lezione la facciamo… mercoledì alle 7. Va bene per te?
Dissi dal finestrino mentre consultavo l’agenda degli appuntamenti.
Lui si girò verso di me, con la bocca piena di carne e del sangue che colava sul vestito da non so quanti euro del tizio del SUV. Mi fece segno di sì.
Ingranai la prima e tornai di corsa in Autoscuola, che avevo altre tre zombi quel pomeriggio.

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