V for Vento

[ "Vento" di Virginia Mori & Virgilio Villoresi ]

Digitale

1 . Relativo alle dita. Dal lat. digitalis, der. di digĭtus ‘dito’

Virtuale

1 . Dal lat. mediev. degli scolastici virtualis, der. di virtus ‘virtù’

Appunto viviamo in un’epoca virtuale e digitale, un’epoca vissuta con le dita e un’epoca di virtù. Se l’etimologia non sbaglia, questo sta a significare o, almeno questo vorrei che fosse. Sarà che sono un’appassionata di etimologia, pesano ancora i miei cinque anni di liceo classico, o sarà che sono una fotografa ai Sali d’argento e rilegatrice di libri. Ma questa è l’epoca vera della rivalutazione del cartaceo, del libro in quanto oggetto, in quanto opera d’arte.

Io riesco a leggere e a scrivere solo sulla carta. Purtroppo ho questo difetto che non mi permette di avere quelle relazioni a distanza e nemmeno di conoscere tutti quei fantastici uomini virtuali, ovvero pieni di virtù. Non sono neanche nostalgica e nemmeno vintage. Non ho nemmeno tutti questi anni per esserlo. È che a me piace la carta, quella vera, quella che puoi sentire sotto i polpastrelli. E mi piacciono i disegni, quelli fatti con l’inchiostro delle bic, quelli a matita. Forse potrei essere nostalgica solo della mano impiastricciata di nero e grigio appena finito di disegnare.

E quindi, io passo il tempo a spulciarmi tutte le novità attuali che vivono nella carta. Ed ecco che m’imbatto in “Vento” di Virgilio Villoresi e Virginia Mori.

 

Un libro, fatto a mano, rilegato a due punti. Un libro in bianco e nero.

Un libro d’inchiostro di bic di Virginia, appassionata di Gustave Doré, Albrecht Dürer e miniature medievali. Un libro surreale, ma così reale.

Un libro che si anima, grazie a Virgilio. E no, non è il classico pop-up, si tratta di ombro-cinema. Linee parallele, bianche e nere, come a far da griglia per misurare le distanze, o come grate per imprigionare i disegni di Virginia. Facendo scorrere queste grate, tutto si anima e prende vita, come a volersi liberare, come a voler dire, rendimi pur libero, ma non del tutto. Senza questa prigione trasparente non c’è movimento, ma solo disegni frammentati, che la virtuale, scusate, virtuosa Virginia ha saputo creare. E il movimento avviene in digitale, ovvero con le dita che scorrono, lentamente sui bianchi fogli.

Virgilio Villoresi è un funambolo ed esperto di tecniche dell’animazione, di quelle più antiche. Si costruisce tutto da sé. Spesso utilizza il suo corpo, le mani, le dita per dare un’anima al suo mondo surreale, fatto di cortometraggi, videoclip. Un artigiano ed un artista, appunto digitale.

 

Vento” torna a far accarezzare la carta e i lucidi, rende vive delle immagini statiche, dona un’anima e un movimento a ciò che sembrava non averlo. Un film d’altri tempi, in bianco e nero, muto, dove i tempi possiamo deciderli noi. “Vento” è un libro che ha la capacità stessa del vento, di prenderti e di strattonarti, di sbattere le porte e chiudere tutte le finestre web.

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Sofia Bucci

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PER GUARDARLO realmente.

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