Referendum a chi?

Democrazia Diretta: è giunto il momento di parlarne e capirla! PART 1

«La democrazia diretta è la forma di democrazia nella quale i cittadini, in quanto popolo sovrano non sono soltantoelettori, che delegano il proprio potere politico ai rappresentanti, ma sono anche legislatori, aventi il diritto, costituzionalmente garantito, di proporre e votare direttamente le leggi ordinarie e la Costituzione, attraverso diversi istituti di consultazione popolare e diverse forme di partecipazione popolare». Questa è la definizione che troviamo su Wikipedia, la più importante (?) enciclopedia al mondo, non a caso, fatta dagli utenti stessi.

 

I recenti referendum sono stati un grande segnale per i partiti, ma se non aggiungiamo altro, rimarrà un caso isolato.

Perché sappiamo tutti che i referendum appena votati sono facilmente manipolabili dall’esecutivo di turno (non a caso abbiamo votato di nuovo per l’uso del nucleare, come se non ci fossimo espressi chiaramente nel 1987).

Certo, è stato bello credere per un paio di giorni che una democrazia diretta sia possibile, ma non deve finire qui, perché questo è stato una molecola di ghiaccio di un icerberg.

 

Sicuramente, parlare oggi di democrazia diretta è qualcosa che non è più pura utopia. Questo è dettato dell’ampliamento esponenziale delle nuove tecnologie, internet su tutte, che rendono il mondo e i suoi abitanti più vicini.

Le prima delle argomentazione a favore delle democrazia diretta è sicuramente la sua più efficace rappresentatività rispetto alla democrazia rappresentativa, dove di solito i rappresentanti sono circoscritti al maggior gruppo etnico-religioso ed economico-lavorativo, mentre nella democrazia diretta un campione casuale di eletti o di delegati di governo -ovvero dei delegati a legiferare solo ed esclusivamente per una serie di decisioni- questo porterebbe un livellamento della rappresentanza.

In un sistema di democrazia diretta sarebbe possibile estirpare definitivamente quello che ad oggi è considerato il male più grande e inarrestabile delle politica contemporanea: la corruzione e il conflitto d’interessi. La prima, a rigor di logica viene automaticamente estirpata dai numeri, in quanto sarebbe pressoché impossibile corrompere un numero d’individui così elevato da atti a “comprare” leggi e favori, come anche il conflitto di interessi, sempre per pure ragioni numeriche verrebbe a scomparire.

La rapida e complessa evoluzione del mondo ha portato davanti agli occhi di molti cittadini il problema dell’immobilità dei partiti politici che, molto spesso, per convinzioni ideologiche sono impreparate o bloccate ad affrontare problemi complessi e tremendamente pratici come ad esempio quello dell’eutanasia, mentre nella democrazia diretta sarebbe solo la voce del popolo (si spera più informato di quello odierno, ma i recenti referendum sono un prova tangibile che già lo siamo) della maggioranza ad esprimersi, esulando da tutta una serie di schemi ideologici che molto spesso appartengo al passato e non hanno più riferimenti con il nostro presente ultratecnologico e complesso.

 

La prima obiezione sembra sorgere spontanea, ed effettivamente molti si chiederanno come, in un pese come l’Italia ad esempio, si possa avere una pubblica opinione non modulabile ed indirizzabile verso determinate scelte rispetto ad altre.

Avere mezzi d’informazione legati a potenti gruppi finanziari ed economici, avere un governo che velatamente censura molte informazioni, rimane ad oggi il più grande problema da affrontare per parlare più concretamente di democrazia diretta.

Il pluralismo dell’informazione e l’accessibilità alle fonti è ancora qualcosa di nebuloso e inarrivabile, ma, se davvero un giorno la rete riuscirà ad emergere come strumento principe conservando la sua natura di vettore plurale e democratico d’informazione, forse il discorso potrebbe essere ripreso.

Scendendo più nello specifico, il funzionamento della democrazia diretta ruota attorno al controllo da parte dei votanti dei loro delegati.

L’errore che si fa parlando di democrazia diretta è pensar che tutti debbano decidere contemporaneamente e su tutto.

Il sistema della delega in realtà non andrebbe a decadere, bensì sarebbe solamente modificato in “delega di governo” con la quale vengono scelti tra i vari candidati quello che si ritiene più adatto  a svolgere funzioni che, per loro natura o per scelta, devono essere svolte da una o poche persone come ad esempio i ruolo di Presidente, Ministro, Portavoce o responsabile di qualsiasi altra attività che non possa essere gestita da tutti contemporaneamente.

Il rappresentante quindi parteciperebbe in sua vece e conterebbe, nel votare le leggi, e nella scelta degli incaricati di governo, tanti voti quante deleghe di rappresentanza possiede. Evidentemente se si ritirasse la delega al proprio rappresentante, esso immediatamente e semplicemente conterebbe un voto in meno. Questa delega può essere revocata in qualsiasi momento, ma non nel modo da creare instabilità e caos perché l’incaricato decadrebbe solo se, tutti i voti ottenuti venissero ritirati tanto da farlo scendere sotto il quorum elettivo, e contemporaneamente un altro candidato superasse il quorum. In questo caso quindi non c’e’ un legame immediato tra revoca della delega e revoca dell’incaricato, ma bensì un controllo. Questo porterebbe all’eliminazione di un altro grave problema delle democrazia rappresentativa, quello della mancanza di affidabilità e di trasparenza, visto che troppo spesso abbiamo visto politici che una volta eletti sono legittimati anche dalla legge a cambiare idee e schieramento politico, andando contrariamente a qualsiasi impegno preso con il proprio elettorato, per non parlare poi della fine della credibilità e dell’onestà di un politico che si vede coinvolto in vicende torbide e infamanti (vedi intercettazioni e collusioni mafiose).

 

L’altro errore è quello di pensare che in un sistema di democrazia diretta, visto che ogni cittadino è legittimato a presentare proposte si possa arrivare in breve tempo al collasso propositivo.

In realtà non tutte le proposte arriverebbero ad essere messa all’attenzione e quindi ai voti di “tutti” i cittadini. Grazie ad un filtro a più livelli, localizzato territorialmente, le proposte partirebbero ad esempio dai quartiere e se ritenuta interessante verrebbe fatta accedere alla zona successiva –ad esempio il Comune- e così via fino alle proposte definitive nazionali, cosicché si potrebbe arrivare ad avere un numero congruo di proposte da sottoporre alla votazione di tutti i cittadini per via telematica o magari istituendo dei punti voto, semplici e diffusi come sportelli bancomat, così da rendere la votazione di ogni legge facile e rituale.

 

Nella prossima puntata affronteremo in maniera più approfondita come internet e le nuove tecnologie possano aiutare la democrazia diretta in maniera concreta, dando spazio, naturalmente, alle critiche e ai dubbi di chi ritiene questo ancora un argomento affascinate e utopico quanto irrealizzabile.

 Marco Caponera


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6 Comments

  • la vedo una cosa lunghissima in italia iniziare un dibattito su questo e cominciare a fare le riforme per attuarlo…fossero leggi ad personam si farebbere in quattro e quattr'otto!

  • quello della democr diretta è l'unico modo per arginare il signoraggio, il debito pubblico, lo strapotere delle banche e delle lobby. Se teniamo in mano le redini noi "popolo" per quel che è possibile, per loro sarà sempre più difficile manipolare le leggi,gli emendamenti,i partiti politici e i loro rappresentanti. Bisogna partire dal basso!

  • dopo 2000 anni sembra un discorso ancora così surreale… ci siamo talmente tanto riempiti la bocca con la parola democrazia quanto non abbiamo fatto nulla per realizzarla!

  • Ci vuole un Parlamento europeo reale e democratico!
    Via i banchieri dalla commissione che prende le decisioni!
    Sia fatta la nazionalizzazione delle banche! Sia fatta la proprietà della moneta allo stato sovrano democratico, senza leaders dittatori!!!
    Solo così sarà possibile la democrazia!!!

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