Marjolijn Dijkman & Maarten Vanden Eynde: “Radiant Matter”. Il mutuo rapporto tra uomo e ambiente

La prima mostra collettiva del duo esplora i rapporti tra l’uomo e l’ambiente e viceversa. Che impatto l’uomo ha e ha avuto sull’ambiente? E l’ambiente ha condizionato l’essere umano in qualche modo?

La mostra si compone di svariati oggetti, sculture foto e video e centrale è il concetto di “Antropocene“, cioè l’epoca nella quale è la specie umana ad essere quella più importante sulla Terra, questo in seguito alla presenza degli isotopi radioattivi…

Qualcosa sulla mostra

Radiant Matter” è cominciata il mese scorso e sarà visitabile, all’Het Glazen Huis di Amsterdam, fino ad inizio dicembre.
Radiant Matter pone in relazione eventi molto grandi, come emissioni radioattive, emissioni di CO2, asteroidi e meteoriti, con la dimensione intima e personale dell’uomo.
Questo credo che possa servire a farci rendere conto di quanto certi eventi e certe questioni, per quanto lontani, ci riguardino più da vicino di quanto pensiamo.
Radiant Matter raccoglie anche opere che analizzano e riflettono sull’indagine scientifica, sulla speculazione, oltre che sulla finzione e lo spiritualismo. Tutte queste opere tengono sempre in considerazione la continua attrazione che il genere umano ha nei confronti dell’esplorazione dello spazio cosmico, la posizione del nostro pianeta in questo spazio e il nostro rapporto coi corpi celesti.
Basti pensare al fatto che i primi filosofi greci erano fisici e astronomi, che Galileo è finito sotto processo per essersi chiesto quale posizione avesse il nostro pianeta e che Kant voleva scritto come parte dell’epitaffio «il cielo stellato sopra di me»!

Marjolijn Dijkman

Le realizzazioni dell’artista Marjolijn Dijkman trattano del modo che ha l’uomo di percepire l’ambiente ed averne esperienza, quindi quali sono le norme che regolano il modo in cui comprendiamo questo mondo che ci sta intorno e come interagiamo con esso.

Tutto questo viene fatto non da una prospettiva lontana e anche difficile da comprendere: la riflessione si intreccia con le credenze popolari di pubblico dominio e si riferisce al bene comune.
Infatti le sue opere, negli ultimi anni, si sono sempre concentrate su temi riguardanti l’urbanistica e la distribuzione della conoscenza, la storia sociale e l’immaginario collettivo: la narrazione scientifica che fa attraverso le sue opere è spesso basata su ricerche reali, ma altrettanto spesso riguarda l’invenzione, l’astrazione e l’ipotesi.. perché riflette su scenari non ancora esistenti a cui possono portare queste ricerche.

Maarten Vanden Eynde

L’altro partecipante alla mostra collettiva, Maarten Vanden Eynde, si interessa ormai da anni dello stato geologico attuale, che sarà quello ereditato dalle generazioni future. Ovviamente il suo campo di interesse principale è l’Antropocene.

Le sue opere creano relazioni con diversi campi di studio, si legano a diversi contesti sociali a di svariate prospettive antropologiche, quindi possono riguardare la biologia marina come la cosmologia, la foresta del Congo come una fiera d’arte.
La sua attività si concentra su un tema e lo sviscera a lungo, per anni interi, dando così vita ad una discreta quantità di opere e quindi possibilità di esposizione.
Negli ultimi anni si è interessato alla “Genetologia“, cioè la Scienza delle Prime Cose: il termine è stato inventato per metterlo in opposizione al termine esistente di Escatologia, che invece riguarda la fine delle cose.
Ultimamente si è anche interessato a uno dei problemi di cui si parla spesso e che affliggono il nostro pianeta, che è quello dei detriti di plastica che affollano gli oceani e che causa l’estinzione delle barriere coralline. “Plastic Reef” è il nome dell’opera ispirata a tutto questo.
Ultimo in senso cronologico suo campo di interesse è quello del commercio transatlantico di materiali quali gomma, avorio, olio, rame, cotone e uranio e come questo stia influenzando l’evolversi dell’uomo e stia provocando la nascita di poteri globali.

Roberto Morra

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