Manipolazione di mercato pluriaggravata e continuata..

C’è qualcosa di losco che non posso fare a meno di notare in queste ultime settimane di cronaca e politica italiana.

Mentre siamo tutti in ansia per il terremoto, mentre siamo tutti incollati alla Tv per la nuova scommessopoli del calcio, mentre avanzano polemiche sempre più fumose, intanto, sotto sotto, i soliti della stanza dei bottoni strisciano indisturbati mettendo a segno uno dopo l’altro i loro colpi mortali.

C’è chi dice che addirittura questo terremoto non sia del tutto naturale. Si lo so, i soliti ‘gomblottisti’, però come vi ripeto sempre.. io non sono un complottista, ma rimane il fatto che buona parte dei loro “carta canta” alla fine si avvera. Ma soprattutto, provate allora voi a spiegarmi come mai tutti gli epicentri dei sismi coincidono esattamente con i punti delle falde gassose in cui viene praticato il cosiddetto “fracking”. A quanto pare sembra che il nostro buon Monti abbia stipulato un accordo con delle multinazionali texane per delle prospezioni geologiche nel sottosuolo alla ricerca di idrocarburi dopo aver fatto brillare delle cariche.

Il bello è che prima di questi terremoti nessuno sapeva un cazzo del fatto che alcuni cowboy fossero in Emilia a cercare petrolio! C’è da dire però che già nel 2011 la Regione Emilia-Romagna aveva dichiarato la non idoneità di queste attività sui terreni emiliani (nella galleria fotografica potete leggere il documento). Si creano infatti delle perforazioni idrauliche che sono delle specie di voragini e falde parallele al terreno in cui viene pompata acqua, CO2 e tutta una serie di sostanze tossiche pericolosissime tutte da smaltire. Queste sostanze tra l’altro rimangono nelle falde, riuscendo magari dai rubinetti di casa sotto forma di gas, o nelle acque contaminate del terreno o ancora perché libere nell’atmosfera.

Ci sono 514 pozzi di cui una sessantina già dismessi in un’area così urbanizzata e fragile come l’Emilia. Questi fanghi venefici per lo stoccaggio, che si vengono a creare nel sottosuolo con forti pressioni di gas, è roba che in Uzbekistan ha dato origine a sismi del 7° grado della Scala Ritcher, come dichiarato da alcuni scienziati russi riguardo il fracking.

Così per cercare gas o ancora una volta il solito maledetto petrolio, nessuno si fa scrupoli ad usare queste pratiche inquinanti rendendo, come in U.S.A. dove il fracking è di casa, questi terremoti dolosi a tutti gli effetti. Forse non a caso Monti ha deliberato un decreto secondo il quale il Governo non rimborserà più i danni da catastrofi naturali.

Di conseguenza, ore e ore di Tg e programmi sulla disperazione dei sopravvissuti, interviste a geologi e previsioni di catastrofi… e l’ansia aumenta.

 

C’è un’altra notizia, tutta da verificare. Sembrerebbe che il nostro carnefice Mario Monti sia al centro di un conflitto d’interessi senza precedenti, degli “interessi” da far impallidire anche il nostro vecchio Berlusconi, che in fatto di conflitti d’interesse era un campione.

Secondo la New York University Monti è anche membro del Senior European Advisory Council of Moody’s, ossia è tra coloro che contribuiscono a dare giudizi sulle aziende e sugli stati europei che poi l’agenzia di rating diffonde. Una delle conseguenze di questi atti (insieme ai giudizi di altre agenzie di rating come Fitch e Standars e Poor’s) è stata proprio la dichiarazioni che l’Italia fosse un “Paese a rischio”, cosa che ha portato al diffondersi della crisi finanziaria che sta strozzando il nostro Paese.

Dopo il declassamento-screditamento dell’Italia di Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch (con il conseguente innalzamento dello Spread), dal 2010 la Procura di Trani ha intrapreso un’inchiesta, su denuncia dell’Adusbef e della Federconsumatori, che potrebbe dunque vedere Monti indagato per “manipolazione di mercato pluriaggravata e continuata”. Lo so, non li incastreranno mai con queste stronzate, ma la notizia c’è e noi ci divertiamo a condividerla con voi.

Nel mirino della Procura di Trani è finito anche il numero uno italiano di Standard & Poor’s. L’adv Maria Pierdicchi è infatti indagata per favoreggiamento degli analisti a cui la procura ha notificato l’avviso conclusione indagini. La Procura di Trani, nell’ambito di questa inchiesta sulla presunta manipolazione dei mercati finanziari ha iscritto nel registro degli indagati anche la sede centrale di New York dell’agenzia di rating Standard&Poor’s (sono cinque gli indagati: gli analisti Eileen Zhang e Frank Gill, dipendenti dell’agenzia con sede a Londra, Moritz Kraemer, dipendente di Francoforte, il responsabile dei servizi per l’Europa e l’Africa Yeann Le Pallec e l’ex presidente di Standard & Poor’s, l’indiano Deven Sharma.

L’accusa è di manipolazione del mercato pluriaggravata e continuata in relazione ai quattro report sull’Italia diffusi tra il maggio 2011 e il gennaio 2012). Secondo il Pm Michele Ruggiero, S&P avrebbe messo in essere: «Una serie di artifici concretamente idonei a provocare una destabilizzazione dell’immagine, prestigio e affidamento creditizio dell’Italia sui mercati finanziari», con l’aggravante di «aver cagionato alla Repubblica Italiana un danno patrimoniale di rilevantissima gravità».

Pertanto, Mario Monti e il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, potrebbero essere ascoltati come persone informate dei fatti. Questo trapela da fonti vicine all’inchiesta che non escludono che le audizioni possano avvenire prossimamente; sai che bomba sarebbe!

Certo, ora è da capire se davvero Monti sia ancora oggi sul libro paga della Moody’s, o se lo era ai tempi del declassamento del suo Paese, ma è indubbio che lo era ai tempi dell’inchiesta di Trani.

In ogni caso, credete faccia davvero differenza? Pensate che seppure oggi Monti non facesse più parte di Moody’s (lui che è stato Advisor anche della Goldman Sach’s, l’Agenzia che ha messo in ginocchio la Grecia, a voi le conclusioni…) possa essere libero di andare contro gli interessi dei suoi “vecchi” (?) datori di lavoro che lo hanno campato elargendogli decine di migliaia di euro al mese? Ma insomma, se non altro un po’ di riconoscenza! Credete davvero a Babbo Natale? Perché gli uffici londinesi di Moody’s interrogati in questi giorni su questa vicenda non rilasciano dichiarazioni riguardo il coinvolgimento del nostro Premier?

Ma soprattutto, lui che era un uomo di fiducia di queste agenzie, che lavorava per loro e che dunque conosceva tutti i minimi meccanismi, perché non ha fatto e detto nulla per arginare questi giudiziarbitrari” quando Standard & Poor’s il 13 gennaio scorso, a mercati ancora aperti, declassò l’Italia e altri paesi dell’Europa con un taglio del rating da A a BBB+, ponendo quindi in essere una serie di «artifici concretamente idonei a provocare una destabilizzazione dell’immagine, prestigio e affidamento creditizio dell’Italia sui mercati finanziari». Secondo la Procura, lo stato italiano avrebbe risentito dei giudizi negativi espressi sul debito pubblico del Paese, per ben tre volte, da Standard & Poor’s, il 20 maggio, il 23 maggio e 1 luglio del 2011, con la Finanziaria ancora in discussione. E Monti? Dove cazzo era Monti? Perché? se aveva la coscienza apposto, libero da ogni conflitto d’interesse, non ha alzato un dito?

Ora è chiaro che palazzo Chigi si è immediatamente armato nel precisare che durante il periodo in cui ricopriva l’incarico di membro del Senior European Advisory Council di Moody’s, l’allora presidente della Bocconi Mario Monti non ha mai partecipato alla «valutazione, neppure in via indiretta, di stati o imprese sotto il profilo del rating». Per poi continuare: «In riferimento ad indiscrezioni di stampa si conferma che il Prof. Mario Monti (come a suo tempo venne pubblicamente comunicato) è stato membro del Senior European Advisory Council di Moody’s dal luglio 2005 al gennaio 2009, periodo in cui ricopriva l’incarico di Presidente dell’Università Bocconi»… ma guarda un po’! C’avrei giurato!

Mi torna in mente una vicenda analoga in cui lo Stato italiano, Berlusconi e l’ONU sono stati denunciati per una colossale truffa internazionale. Una causa legale multi-trilionaria che avrebbe il potere di far crollare le fondamenta nientemeno che della Federal Reserve! Ne abbiamo già parlato in questo articolo: “La “stangata del millennio” che salverà il mondo!”.

È chiaro allora come la trama del disegno criminale descritto dal Pm di Trani s’infittisce proprio quando si viene a scoprire che Mr. Mario Monti, Presidente del Consiglio di uno Stato membro dell’Ue, è stato appunto uomo di fiducia di una delleTre sorelleindagate per aver scatenato il disastro economico, sociale e finanziario del Paese di cui oggi lo stesso Monti è Premier (senza essere stato nemmeno mai eletto in Parlamento). La storia ci ha insegnato che in ogni grande crisi che si rispetti gli unici a guadagnare sono i grandi speculatori, mentre ai cittadini spettano lacrime e sangue. Il conflitto d’interesse diventa a questo punto una questione marginale, il sospetto è che dietro ci sia ben altro.

 

Monti è stato voluto e imposto dai mercati finanziari per far si che l’Italia garantisse la liquidazione degli interessi sul quel debito pubblico che, nonostante una pressione fiscale così pesante e i colpi di mannaia imposti alla spesa pubblica, continua stranamente e costantemente a lievitare, toccando cifre record come quella attuale di 1965 miliardi. Lo Stato italiano sta incassando miliardi di euro dalla vendita dei titoli (come dimostra il continuo innalzamento del debito), dal risparmio sulla spesa (gli enti locali hanno le casse prosciugate) e dalla tassazione orizzontale su tutti i cittadini, eppure, a sentir loro, i soldi non ci sono neanche per i terremotati, di cui si parla solo della tragica esperienza di rimanere senza nulla!

E così intanto, l’establishment si riunisce lontana dalle telecamere in Virginia per il loro nuovo “Bilderberg Meetings 2012“, la celebre riunione dei potenti del mondo. La delegazione italiana per questo nuovo appuntamento è composta da:

Franco Bernabè, Direttore e CEO Telecom Italia,

Fulvio Conti, CEO e General Manager Enel S.p.A.,

John Elkann, Presidente Fiat S.p.A.,

Lilli Gruber, giornalista La7 Tv,

Enrico Letta, Deputato e leader Partito Democratico (PD).

A questo punto, la cosa che mi puzza, soprattutto dopo la vittoria di Hollande in Francia, è che in questo nuovo Bilderberg i presunti ‘gomblottisti’ sono quelli della sinistra. Evidentemente, vista l’aria di crisi i “potenti” sanno che con le nuove elezioni la gente cercherà di cambiare le cose votando magari lo schieramento opposto a quello che ha governato finora, e dunque c’è bisogno di parlare innanzitutto con loro per decidere le prossime macchinazioni per tenerci buoni tutti.

Di fatto, oltre ai “numeri uno” di Telecom, Enel e Fiat, ossia le più influenti e potenti compagnie italiane (basti ricordare a come Telecom -detentrice di tutte le comunicazioni nostrane- in passato intercettò indebitamente migliaia di cittadini..) c’è il montiano di ferro Enrico Letta, che è proprio il Vice Presidente del Partito Democratico (e tra l’altro un esponente di spicco dell’Aspen Institute –un prolungamento del braccio del Bilderberg) e nientemeno che, a sorpresa, Lilli Gruber! Ora, cosa ci facciano le labbrone rifatte della Gruber al Bilderberg è uno di quei misteri, che forse si possono spiegare solo attraverso il controllo di una certa stampa di sinistra!

Capite cosa succede mentre noi parliamo delle scommesse di Buffon?

Se pensiamo poi al rafforzamento di partnership sempre più globali degli Stati Uniti con i paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) nell’ottica di un progressivo “accentramento del potere”, non possiamo non metterci sempre più in allerta e pensare a chi invece non riesce a stare dietro a tutto questo sistema. Una di questa è l’Italia, ma soprattutto la Grecia (che ha speso “troppo” in farmaci salva-vita o non è ha voluto togliere i controlli sulla vendita degli alimenti per l’infanzia, o perché ha protetto le sue imprese pubbliche, o non ha smantellato la sicurezza sociale abbastanza velocemente o non ha schiacciato i sindacati con un sufficiente entusiasmo o non ha voluto mettere all’asta i suoi tesori nazionali come prevedeva il piano di salvataggio. Ora, dopo due anni consecutivi di sanzioni, saccheggi e rapine, la Grecia potrebbe essere cacciata dalla Zona Euro e lasciata a se stessa).

A questo punto provate a non pensare alle previsioni apocalittiche che fanno i banchieri in caso di uscita dall’Euro da parte della Grecia o dell’Italia, perché forse, in realtà, potrebbe essere la grande opportunità di salvezza!

Indubbiamente, i cittadini patirebbero due anni d’inferno come successe in Argentina, con una nuova moneta che varrebbe poco, inflazione alle stelle, difficoltà a comprare beni di prima necessità, disordini sociali, ecc…

Tuttavia, allo stesso tempo: la svalutazione della nuova moneta anche del 30% sull’euro e sul dollaro e così via (non credete a chi parla di un 60% di svalutazione), creerebbe un “paradiso valutario” proprio nel centro dell’Eurozona: una sorta di “Paese emergente”, ed allo stesso tempo una sorta di Porto Franco dove tutto o quasi diventerebbe possibile.

A quel punto tutti, si, dico tutti, si fionderebbero ad investire. La povertà dei Paesi fuoriusciti dall’Ue non durerebbe molto!

Rimane il problema di fondo. I trattati europei attualmente non permettono un’uscita dall’eurozona. Il Trattato di Lisbona, all’articolo 50, disciplina la secessione dall’Unione europea, ma non dalla moneta unica, la cui adesione è irrevocabile. Non è un caso che il cancelliere Angela Merkel stia spingendo sull’acceleratore per porre delle modifiche ai trattati, secondo dei precisi requisiti, in grado anche di garantire una via d’uscita dall’euro.

In sostanza, alle banche d’affari internazionali (quelle che poi hanno caldeggiato e caldeggiano il Fiscal Compact) preme che l’Italia non esca dall’Euro e si prostri all’Europa, obbedendo a Berlino, e a chi tira le fila delle finanza mondiale e tutela gli interessi della speculazione.

Le banche d’affari paventano dunque scenari catastrofici in caso di rottura dell’Ue, per convincere tutti gli investitori della necessità di restare aggrappati all’Euro, facendo così i loro propri interessi e cercando di evitare pesanti svalutazioni in bilancio e conseguenti necessità di ricapitalizzare e/o di cambiare management.

Praticamente le banche d’affari non hanno interesse che si ritorni alla vecchia moneta, perché con l’euro guadagnano parecchio sia per gli investimenti effettuati, sia perché chiaramente possono condizionare il mercato con la vendita di informazioni finanziarie (vedi le agenzie di rating e il nostro Monti) e sia perché una politica monetaria europea è più facilmente controllabile delle politiche monetarie dei singoli paesi, altrimenti sarebbero influenzate più fortemente dai meccanismi democratici… e questo non deve accadere!

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