Lo spirito del Rojava

La morte di Lorenzo Orsetti ci ricorda il valore della lotta del popolo curdo

La notizia della morte di Lorenzo Orsetti, 32enne fiorentino impegnato al fianco delle forze curde nella battaglia contro lo Stato Islamico, ha squarciato il velo di Maya che da anni avvolge questo conflitto. Il militante italiano, che ha lasciato una commovente lettera post-mortem, è caduto durante l’attacco a Baghuz, una delle ultime città siriane controllate dall’Isis. Il suo nome di battaglia era Tekoser, i suoi pilastri, come scritto da lui stesso, erano gli ideali di “giustizia, eguaglianza e libertà”. Uno spirito coerente e ribelle, morto per una causa a cui credeva. Uno dei tanti combattenti che da tutto il mondo si sono mossi per sostenere la battaglia del Rojava, il Kurdistan siriano.

La Rivoluzione, si sa, non è un pranzo di gala: e quella del Rojava è una Rivoluzione in tutto e per tutto. Una Rivoluzione che Lorenzo Orsetti aveva appoggiato al punto da mettere in gioco la propria vita per difenderla. Una Rivoluzione che vede nell’emancipazione femminile, nel confederalismo democratico, nella cooperazione tra culture e nell’ecologia sociale i suoi cardini. Una Rivoluzione che coinvolge popoli arabi, assiri, curdi e cristiani contro il delirio dello Stato Islamico. Una Rivoluzione che ha raggiunto l’opinione pubblica italiana grazie soprattutto al fumettista Zerocalcare e al suo “Kobane Calling“, nel quale viene evidenziato il ruolo poco chiaro della Turchia, da sempre repressiva nei confronti dei curdi e accusata di aiutare sottobanco le forze del Daesh.

Le milizie curde, chiamate YPG (unità di protezione popolare) e YPJ (unità di protezione femminile), sono composte tutte da volontari, molti dei quali provenienti dal Primo Mondo, dall’Occidente. Persone che fanno la differenza quotidianamente sul campo, che si tratti di portare aiuti umanitari o di abbracciare un fucile contro il Califfato. Nessuno avrebbe il coraggio di definirle terroristi… a meno che non si tratti della Procura di Torino, dalla quale è partita la richiesta di sorveglianza speciale (che consiste nel divieto di vivere nella propria città, oltre che alla revoca di patente e passaporto) per sei ragazzi italiani rientrati dal Rojava. Tutto ciò senza nessun reato contestato, e quindi senza processo, ma solo per la astrusa ragione che la loro acquisita abilità con le armi è “potenzialmente pericolosa”. Farebbe quasi ridere se non fosse tristemente vero. E se Lorenzo Orsetti, che ora tutti giustamente omaggiano, fosse tornato in Italia da vivo, non avrebbe ricevuto un trattamento diverso.

Lo spirito sul quale si sta costruendo questa Resistenza è lo spirito solidale e consapevole dei popoli che hanno visto l’Orrore e che non si arrendono a esso. È lo spirito di Lorenzo Orsetti, nome di battaglia Tekoser. Uno spirito che, quando si spegneranno i riflettori su questa storia, è nostro compito tenere acceso.

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Raffaele Scarpellini
> Blog: “C’era una volta un Re

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