Indie rock in salsa tricolore e facili equivoci

Chiariamolo da subito: sono stato arrabbiatissimo, incazzato come una iena fino a pochi minuti fa con l’indie italiano, ma ora sono completamente rappacificato.
Perché ho capito.
Ma cosa?
Ho capito l’equivoco; l’errore era la prospettiva, guardavo la musica ma dovevo guardare le definizioni, le etichette per mettere in (dis)ordine.
Mi spiego meglio: amo la musica e amo l’attitudine indie, lo-fi, spontanea.
Amo i rumori delle sedie in presa diretta nel primo disco di Damien Rice (che alla faccia dei milioni di copie vendute è uno dei dischi più indie mai prodotti), amo i primi dischi dei Marta Sui Tubi, il loro disinteresse nella riproducibilità dei loro pezzi del loro approccio, amo la poetica senza compromessi di Paolo Benvegnù, il suo universo emozionale.
E sono stato arrabbiato con il successo dei vari Calcutta, Thegiornalisti, Carl Brave e tutti i fenomeni di Internet venuti fuori come ottimi prodotti di marketing. Li ho odiati profondamente per quello che rappresentavano, una mescolanza di suoni comodi, senza rischi, spesso con l’assenza di gavetta, di crescita, di errori.
Ed ho sbagliato.
Non che la colpa sia solo la mia, sono stato portato all’errore, ma quando tu metti un’etichetta alle cose i paragoni sono inevitabili e le disparità tra chi merita di più per capacità e talento e chi merita di meno fanno sì che una rabbia atavica e glaciale venga fuori.
Ma , come dicevo, ho capito.
Ho capito che l’errore per me è stato mettere Calcutta vicino a Benvegnù: perché il primo fa il sold out a Verona e il secondo no? Eppure tutti e due sono cantautori indie…
Ed ecco l’errore! Ci hanno fatto credere che Calcutta fosse indie, fosse folk (perché Emanuele Colandrea non ha i passaggi radio di Fabrizio Moro? Eppure sono tutti e due cantautori con la chitarra acustica a tracolla?!).
Ecco l’errore, l’etichetta, la comparazione, se guardo i nomi di Calcutta e di Benvegnù vicini, mi sento male, ma se scrivo Calcutta e Jovanotti, allora no, non mi fa alcun effetto a parte un laconico “non è il mio genere“, perché li metto nel pop italiano a cui appartengono e so cosa aspettarmi concettualmente e numericamente.
Le nuove leve di quello che chiamiamo indie italiano, sono brave, quasi tutti i nuovi sanno suonare, sanno tenere il palco (poi magari sui contenuti lasciano a desiderare), ma sono bravi, esattamente come erano bravi gli 883 o Nek o chi volete, Carl Brave utilizza strumentisti veri e non basi o suoni sintetici, Motta è un produttore e un ottimo strumentista, questa è sempre musica, giusto? Pop non è una parolaccia, è una definizione che dipende da vari parametri.
Quello che cambia è l’onestà intellettuale o forse la consapevolezza del sé, io non credo che Pezzali direbbe mai di essere in scia con la scuola cantautoriale italiana, non credo che Nek si porrebbe mai nel circuito di nicchia e di qualità incondizionata dalle esigenze d’ascolto della massa, penso che Tiziano Ferro, Laura Pausini ecc. ecc… non abbiano pretese intellettuali ed è giusto così, non c’è nulla di male nell’essere Eros Ramazzotti, ci sarebbe se Ramazzotti si ponesse come alfiere del cantautorato italiano e non come una pop icon.
Certo poi bisogna avere uno sguardo ampio, se un autore impegnato inserisce un paio di brani più facili in un disco, diventa un venduto o un corrotto?
Io non credo, ma se un autore passa (se non sbaglio) da “Il sig. Domani” a “La Gioia del mattino” (Roberto Angelini), automaticamente passa da un genere all’altro e ripeto, non c’è niente di male purché venga fatto con onestà; ho avuto modo di sentire i brani del disco prima che venissero convertiti al pop ed erano, a mio avviso, estremamente interessanti, la stessa “Gattomatto” aveva un suo senso in veste ironica e impertinente… ma qui il discorso si farebbe estremamente ampio e, a mio avviso interessante, purtroppo non è il momento né la sede per approfondire.
Concludo lapidariamente dicendo che le etichette danno fastidio ma sono estremamente utili, basta solo dare quelle giuste.

.

Nicholas Ciuferri

Share Button
More from Nicholas Ciuferri

Sing Street [Recensione]

Un film carico di buone vibrazioni che emoziona ad ampio spettro, sembra...
Read More

9 Comments

  • dai tempi dei beatles contro i rolling stones passando per i duran duran e gli sapandau ballet le etichette nella musica , ma in verita’ per tutto lo scibile umano , sono i cavalli di troia con cui si semina discordia ……. e quindi marketing …. e’ semplice !

  • NON C’E’ DUBBIO. MA ALLORA HA RAGIONE NICOLAS QUANDO DICE CHE DIPENDE DA UNA CERTA ONESTA’ ARTISTICA. AVERE CONSAPEVOLEZZA CHE NON SI PUO’ ESSERE ACCOSTATI A CHI SPERIMENTA, OSA O FA ARTE/MUSICA LIBERAMENTE SE INVECE CI SI LIMITA A IMPACCHETTARE FORMATI CANZONE ( COSA ENCOMIABILE, MA L’ APPROCCIO E LO SFORZO CREATIVO E’ TUTT’ALTRA COSA )
    NON E’ LA STESSA COSA E CERTE COSE VANNO RIMARCATE !!!!!

  • ma infatti questa storia è ridicola
    i generi servono per descrivere un’idea dell’opera,e quindi è ovvio che ci sono dei parametri.
    poi è la distinzione di dove inserire gli artisti che fa la differenza.
    insomma Calcutta è indie solo perchè spende due lire per fare dischi,ma non è indie perchè non ha alcuna prospettiva sperimentale,atipica o originale rispetto al trend di massa

  • ce li ritroviamo ormai in prima serata vicini a cantanti dinosauri o a miniband o minirapper tatuati pure in faccia. senza generalizzare…e’ per dire che in effetti non sono piu’ differenti dal mainstream.
    e attenzione! non ci sono arrivati pur facendo dischi incorruttibili e originali – come fecero i nirvana che arrivarono primi in classifica ma fregandose delle regole commerciali –
    questi ci arrivano abbassandosi alle canzoncine ….. e’ da quel momento che bisogna rivedere le etichette

  • ma perchè fate questi paragoni tra artisti. quello che merita di essere indie e quello che invece fa canzonette…sono tutte degne di valore

  • ok ora non iniziamo a trascendere e dire cazzate. leggete! Nicholas non ne fa una differenza di valore , ma cacchio rimane una differenza ontologica, filologica …. se dobbiamo usare queste maledette etichette facciamolo nel modo giusto. certa gente non può atteggiarsi indie, alternative e poi fare musica leggera, altrimenti Battiato sta allo stesso livello di Calcutta…capite che c’è qualcosa che non va?????

  • concordo con Ciuferri e il fatto che tutti siano dello stesso valore ma allo stesso tempo non si può mischiare la merda con il cioccolato
    :))))

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.