Youth [Recensione]

Un film che scende in profondità. Pecca forse di manierismi masturbatori gratuiti, ma sa emozionare, anche divertire ed infine commuovere

.«We are the reckless,
We are the wild youth
Chasing visions of our futures
One day we’ll reveal the truth
That one will die before he gets there».
Daughter – Youth

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Dopo aver vinto l’Oscar con “La Grande Bellezza“, Sorrentino ha dichiarato di voler fare un “film piccolo” e che aveva già iniziato a lavorare a quello che sarebbe poi diventato “Youth“. Non so quale sia l’idea di Sorrentino di “film piccolo”, di sicuro non corrisponde alla mia.

Youth” è un bel film che rappresenta la sintesi del regista campano, forse la sua quintessenza stilistica e tematica. Sorrentino torna tra le montagne svizzere e ancora in un albergo (come fu per “Le Conseguenze dell’amore”) facendosi accompagnare da un cast eccezionale che comunica con discussioni fatte da frasi ad effetto e sensibili variazioni sul tema.

Più che una trama, sono sviluppate delle situazioni che vengono incrociate magistralmente tra ricordi sfumati e talvolta ricreati, esposti in una fotografia sempre perfetta; dei veri e propri quadri.

Potrebbe anche iniziare così una recensione “C’è questo vecchio direttore d’orchestra in pensione che si trova a fare dei conti (nemmeno troppi) con la sua vita quando quella della figlia viene sconvolta…” oppure “Invece di andare al Bar dello Sport a spararle come nei libri di Benni, alcuni vecchi amici senza troppo in comune si trovano in un albergo in Svizzera a parlare e guardare la decadenza delle proprie spoglie” o ancora “Quali sono i segreti, le confessioni, i ricordi a cui aggrapparsi in un uomo più vicino alla fine piuttosto che all’inizio?”.

Sorrentino non vuole fare un film sugli interrogativi metafisici della vita, non vuole sondare l’anima, ma creare giochi di luce con le ragnatele degli angoli bui ed è bravo in questo, nulla da eccepire, anche se in alcuni momenti non si capisce bene dove voglia andare e forse si ha l’idea che alcuni passaggi siano un po’ scollegati e a volte forzati.

C’è tuttavia un fil rouge, la vecchiaia, il decadimento, lo scorrere inesorabile del tempo, ma anche la leggerezza e l’evanescenza. Questo di Sorrentino è un gran bel film che va in profondità nel suo stile e tocca tutte le emozioni, fa ridere quando serve e commuove al momento giusto. Certo, sa anche perdersi in manierismi gratuiti, in svolazzi barocchi assolutamente non necessari, ma nell’insieme si perdona il vizio masturbatorio del virtuosismo. Per dire, un film come “Nebraska”, che si può associare a “Youth”, Sorrentino non lo potrebbe mai fare, ma sono stili non colpe, lui non ha il dono della sintesi e della nitidezza, ma ne ha ben altri e il saldo è più che positivo.

Nicholas Ciuferri

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