Un Nuovo Mondo ecosostenibile

Rurale e iperconnesso: ecco l’ecovillaggio del futuro. Un sistema capace di rispecchiare la coerenza e il benessere dell'Uomo immerso nell'Universo

Ad oggi il coinvolgimento locale sembra essere legato ad una mentalità globale sempre più diffusa. Al grido “Think globally, Act locally” qualcuno inizia a comprendere che il sistema mondiale come lo abbiamo formato, non funziona più! Ed eccoci avvicinarci al Mondo post-covid: così può essere definito il mondo che verrà quando tutto questo sarà finito. Già abbiamo affrontato il discorso rifacendoci alle parole di Umberto Galimberti, ma adesso nello specifico vogliamo guardare all’idea, forse attuale ma non originale, di James Ehrlich, tra tecnologia, economia circolare e auto-sufficienza per meglio comprendere quali dovrebbero essere le nuove istanze in grado, finalmente, di riconnettere l’essere umano con l’Universo in un Sistema coerente e pacifico (in questo senso ricordiamo alcune menzioni speciali di architetti come Frank Lloyd Wright ad esempio, o Emilio Ambasz, oppure la più recente “architettura organica” di Javier Senosiain)

James Ehrlich, vicino agli ambienti universitari di Stanford, è il fondatore di “ReGen Villages“, che sono villaggi ecosostenibili.
Diciamo ideatore più che altro, perché questi ecovillaggi non sono stati ancora realizzati, ma strizzano l’occhio ad un mondo che, dopo la pandemia, riscopre l’importanza della natura e il rispetto che l’uomo ad essa deve portare. Gli ecovillaggi sono infatti delle realtà pseudo-urbane di piccola grandezza in cui le persone sono immerse nella natura e a suo stretto contatto. È chiaro, alla luce degli ultimi tempi, quanto questa concezione debba tornare ad essere il punto di partenza volto ad una ricostruzione degli stessi valori umani all’interno della Vita nell’Universo!

Un Nuovo Mondo

Il nostro pianeta ha già affrontato pandemie, perfino estinzioni di massa, che a noi sembrano innaturali, ma questa è la naturale procedura dell’evoluzione della vita sulla terra. Ebbene, domandarsi cosa fare per la salvaguardia del pianeta è inutile se prima non comprendiamo il “mutamento di rotta” che in questo momento cruciale della nostra esistenza si sta avviando verso una meta prestabilita dalla Natura stessa. Ci preoccupiamo solo di specie animali che ci rendono simpatica la vita, cani, gatti, panda, balene, scimmie, ecc…, eppure altre le ritroviamo in uno zoo o usate come cavie dalle industrie di prodotti di bellezza e dalle case farmaceutiche. Infatti altre razze come topi, scarafaggi, ecc… vengono da noi ritenute insignificanti. Ci permettiamo di decidere cosa sia giusto o ingiusto, chi o cosa debba sopravvivere, ma chi deciderà se noi siamo da salvare? Lo stesso vale per quelle logiche di mercato che favoriscono solo processi chimici sintetici e inquinanti, a dispetto di soluzioni ecologiche più naturali per il mondo intero!
Nonostante ciò, un “pensiero globale” sta timidamente cambiando questo tipo di mentalità, correggendo azioni e comportamenti deleteri per l’evoluzione sociale, unendosi nella comune consapevolezza che tutto ciò che accade da un lato del pianeta sarà inevitabilmente causa di qualche reazione dalla parte opposta. Siamo cittadini del mondo e non dovremo mai dimenticarlo.
Già un’indagine del 2011 (il “Social Change Impact Report”: un’indagine globale commissionata dall’Università di Walden e condotta online da Harris Interactive) mostrava che il “pensare globalmente, agire localmente” (“think globally, act locally”) stava diventando una mentalità diffusa. La maggior parte dei cittadini della Terra (in media il 73%) si trovava in sintonia sul fatto che ciò che accade dall’altra parte del mondo può influenzare la propria comunità locale. In media, nel mondo, 8 adulti su 10 (81%) dicono che per loro è importante essere coinvolti personalmente in un cambiamento sociale positivo.
Non solo. Sempre di più sono le conferme che arrivano sul fatto che l’Universo è composto da una sorta di plasma eterico coscientivo (il “Quantum Vacuum“) in costante evoluzione non casuale: esso “pensando” genera un’onda olografica che ingloba ogni singolarità del Sistema stesso, ergo tutto è “relazione”! Esiste una “Coscienza Collettiva” da cui dipende anche il particolare insito ad ogni “Io” umano!
Le conferme che in questi tempi stanno arrivando su tutto ciò sono affascinanti.
I saggi delle antiche Tradizioni insegnavano che la Natura e gli uomini sono in relazione di interdipendenza, non sono divisi, indipendenti e separati come appaiono alla vista. Oggi la scienza afferma che ad uno stadio subquantistico della Vita, tutti gli esseri sono “Uno”, non metaforicamente, ma realmente!
È sempre più evidente allora che la fraternità, la condotta altruistica e cooperativa rappresentano il livello relazionale naturale, e giusto, per l’essere umano e l’Universo intero!
La disamina di queste reti integrate evolutive ci dice che un individuo fa sempre parte di un sistema più grande di lui!
In quest’ottica l’individuo fa il suo bene se si armonizza con il Sistema che gli sta intorno.
Quello che è bene per la biosfera è bene per l’umanità, quel che è bene per tutta l’umanità è bene anche per uno Stato, quello che è bene per uno Stato è bene anche per un’impresa – i valori sono sempre valori riferiti al sistema più ampio.
Tutti questi sistemi hanno un unico ‘Valore’ di base, che è quello di co-evolvere con gli altri.
È il momento di iniziare davvero a realizzare che occorre un uso equilibrato e non egocentrico delle risorse in tutti i campi.

Il Localismo

Con “Localismo” si intende il riavvicinamento emotivo dell’individuo con le fonti primarie delle sue esperienze sia all’interno di sé, sia verso la realtà esterna.
L’intento di questa nuova consapevolezza è quello di riequilibrare l’alienazione prodotta dalla società “globalizzata” dove gli obiettivi dominanti sono sempre stati solo i risultati quantitativi e competitivi.
Secondo questa ottica il benessere viene più dal contatto con la realtà concreta e vicina che non con la realtà astratta e arbitraria. Infatti oggi gli esperti ci confermano che la soddisfazione non viene solo dall’ottenimento degli obiettivi, ma soprattutto dal processo esperienziale che si vive per raggiungere l’obiettivo. Pertanto la soddisfazione non viene dalla quantità o dalla dimensione delle cose che si possiedono o si raggiungono, ma dal significato che la cosa ha per il soggetto.
Si tratta quindi di preferire il “locale” sia come luogo emotivamente interiore, sia come luogo geografico, poiché solo attraverso un restringimento dello spazio nel quale opera l’individuo si può avere un contatto più sentito con le cose o le persone che lo compongono.
Senza dimenticare le responsabilità globali e collettive, l’uomo deve più di ogni altra cosa iniziare dalla sua Interiorità e dal suo raggio circostante per cercare di risolvere i problemi dell’esistenza, dal più piccolo al più grande, anzi, affinché al peggio non si arrivi mai più!
La “Consapevolezza” di chi siamo veramente, ci sta spingendo a risolvere i più grandi misteri dell’Uomo (finalmente?).

L’origine del villaggio ecosostenibile

L’idea del Villaggio Ecosostenibili è “attuale ma non originale”? (cit. me stesso)… perché certamente le tematiche relative al rispetto della Natura sono da sempre all’ordine del giorno. Il riscoprire la connessione che con lei dobbiamo avere, in quanto noi stessi figli di madre natura, è un concetto antico: già Aristotele ci chiamava “animali” sociali e già nel Rinascimento, e anche dopo, molti pensatori, riferendosi all’uomo, chiarivano che egli è sì dotato di alcune caratteristiche particolari, ma sempre una parte della natura è.
Già da molto prima della pandemia, basti ricordare i movimenti nati nella seconda metà del Novecento, il rapporto con la natura era un tema centrale, o comunque sempre affrontato e ricordato nel caso non se ne parlasse abbastanza. Così come anche i progetti e i discorsi relativi agli agglomerati urbani più “naturali” delle grandi metropoli inquinate, caotiche e che consumano troppo. E già guardando alla storia più o meno recente, possiamo trovare idee simili. Parliamo di:
“Garden City” di Ebenezer Howard alla fine dell’Ottocento;
“Città Vivente” di Frank Lloyd Wright negli anni Sessanta;
“città-foresta” in Cina;
“Smart Forest City” in Messico di Stefano Boeri;
..e mettiamoci anche il molto più modesto “bosco verticale” di Milano.
Forme urbane a bassa densità, pensate quindi per avere un impatto sulla natura molto più sostenibile.
Un po’ lo stesso meccanismo che spinse Rousseau, nel 1700, a parlare, volendo trattare di politica, di democrazia diretta, rifacendosi all’Atene democratica del 500 a.c. o ai cantoni svizzeri a lui contemporanei, in cui questo tipo di democrazia era praticabile perché i cantoni erano di piccole dimensioni.
Belle idee quindi, ma se una piccola parte di noi va ad abitare queste zone a bassa densità, gli altri che fine fanno? Ecco che ci troviamo di fronte ad un’idea che rischia di rimanere alquanto utopica, non trovate?

Tra utopia e lavoro agile

Di nuovo… questa idea da dove viene fuori? E perché proprio adesso? Con la pandemia in corso, che magari rallenterà leggermente coi vaccini, sperando che le varianti non abbiano il tempo di farsi largo, si è diffuso molto lo “Smart Working“, che talvolta ha preso le sembianze del Surf Working. La dinamica è questa: se io dipendente devo lavorare a distanza, non importa dove io sia, posso anche essere distante dal luogo di lavoro, magari su una spiaggia. Io insegnante che insegno a Milano posso anche stare a Napoli se devo fare lezione a distanza.
Con la possibilità quindi di essere distanti dal luogo di lavoro, anche se non troppo dato che di quando in quando l’esigenza di recarsi sul luogo di lavoro c’è, ritorna di moda il vivere circondati da una location confortevole, tranquilla, per riscoprire sé stessi e il mondo che ci circonda – seppur già siamo nel pieno delle polemiche riguardo questo specifico argomento!
Ad ogni modo, quel tale che ha proposto e progettato questa soluzione non è del tutto nuovo ed estraneo alle tematiche “naturali ed ecosostenibili”. Infatti egli iniziò la sua scalata al successo a San Francisco con il programma “The hippy gourmet”, in cui proponeva pietanze culinarie sane e basate sul principio di sostenibilità, ecco perché definite hippy.

Tecnologia e villaggi ecosostenibili

Affiancare l’ecosostenibilità e la tecnologia sembra paradossale ed ossimorico. E invece no, perché James Ehrlich viene dalla Silicon Valley, quindi come può la tecnologia non aver influito sul suo pensiero?
I ReGen Villages, questo il nome degli ecovillaggi, si basano sull’idea dell’economia circolare, in questi villaggi i rifiuti diventeranno fonti di energia e quindi delle risorse, ci saranno sistemi acquaponici, l’acqua sarà utilizzata tutta, fino all’ultima goccia, senza nessuno spreco. E sapete anche cosa ci sarà? Delle piccole serre, degli orti e dei giardini, ad uso pubblico e privato, così ognuno saprà da dove viene quello che mangia, a patto che non decida di coltivarselo da solo!
Come avverrà tutto questo? Chi controllerà e gestirà il tutto? Ci sarà un software, dal nome “Village OS”. Sfruttando l’intelligenza artificiale, questo software potrà rendere l’uso delle risorse molto più efficiente, tutto in una più complessiva prospettiva che tiene conto dei costi, delle risorse ambientali disponibili e delle normative locali.
E se continuassimo ad investire tempo e risorse per migliorare le condizioni della città senza andare a aggiungere altro? Continuare a muoversi in questa direzione potrebbe essere qualcosa di auspicabile, anche se per essere più risolutiva dovrà per forza di cosa riscrivere i suoi interi paradigmi…

Ecovillaggi e architettura

Village OS è anche un software di progettazione: è utile quindi non solo ai costruttori e agli organizzatori, ma anche ai progettisti come ingegneri e architetti che possono agire su una mappa del villaggio cambiando forma e posizione degli edifici, potendo così anche constatare le eventuali conseguenze.
Infatti il nostro ideatore degli ecovillaggi non è per niente esperto di architettura e del ruolo estetico-culturale che questa riveste. Per questo motivo si è rivolto al “White Arkitekter“, studio di architettura, esperto nella progettazione di complessi residenziali a basso impatto ambientale. Essendo questo uno studio svedese, è proprio lì, in Svezia, che verrà creato il primo eco villaggio, in una località non ancora meglio definita.
Da agglomerati di case, nei piani del fondatore si sta passando a delle organizzazioni più complesse, comprendenti alloggi sociali che siano a prezzi accessibili.

Una nuova etica planetaria

Abbiamo accennato che l’Universo è composto da un tessuto connettivo intelligente, per cui tutto è relazione! Perciò quel senso di Unità che ricerca il Cosmo eterico dovrebbe essere trasposto nelle dinamiche interpersonali e sociali in modo naturale: è ciò che siamo!
La cellula ne cerca un’altra per crescere, noi dovremmo allo stesso modo migliorarci in relazione simpatetica! È la nostra natura, almeno allo stato puro quando ancora immersi in prospettive universali e integrate – prima che venga inquinata dal nostro mentale egoriferito e separativo.
Allora, se accettiamo la prospettiva interpretativa che i filosofi descrivono nei “processi di messa in scena degli eventi”, costituiti da informazioni (ideali), energie (mondo interiore), materia (comportamenti) – che a quanto pare al loro stato naturale risultano essere “armonici”, almeno fin quando l’intervento umano non spezza quell’equilibrio omeostatico – allora, lo spettro della “responsabilità morale” si amplia. Non esiste un Io e un Mio, esiste solo una relazione all’interno di singoli elementi che compongono un Sistema più generale! Su questa base, va ricostruito il Mondo intero!
Alla luce di tutto ciò, noi di Uki crediamo che forme di azione politica transnazionali, impegnate a contrastare la concentrazione del potere nel numero sempre minore di mani dei “signori della globalizzazione”, sia uno dei processi più importanti da adottare al fine di scongiurare l’estinzione umana.
Attualmente anche l’emergente cultura del “localismo” nella politica, intesa in questo senso come «rappresentazione sociale che diviene referente privilegiato dell’agire politico» (Donati), sembra rinnovare il senso e la funzione della politica stessa, promuovendo quei mutamenti collegati alle inedite rappresentazioni sociali di determinati ceti, ambiti territoriali, interessi ed élites, ormai sempre più improponibili a livello globale.
Il concetto di localismo politico, come fenomeno rilevante, sembrerebbe nascere, almeno in certi ambiti territoriali, soprattutto per il sorgere della consapevolezza di nuovi ceti produttivi che non si riconoscono più in uno specificosistema del consenso” e, quindi, sono incentivati ad uscire da certi meccanismi di scambio elitario, arbitrario e utilitaristico.
Il concetto è che la vita non è conflitto, ma relazione! Tra alti e bassi, certamente, ma in ogni caso solo quel senso integrato di unità potrà renderci espressione della nostra vera natura! A quel punto, la felicità sarà dietro l’angolo!

Andrea Fatale

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6 Comments

  • Io ci credo tantissimo a questo futuro fatto di comunione e liberta’…. ma quanti altri ci credono ??? Cosa siamo disposti a fare per accellare un piu’ virtuoso cambiamento come questo ???

    grazie Morra e Fatale per questo illuminante articolo

  • L HO TROVATO UN ARTICOLO INTERESSANTISSIMO.
    TRA L ALTRO FINALMENTE SI PARLA DI QUESTI ECOVILLAGGI IN SENSO TECNOLOGICO E NON SOLO COME COMUNITA’ HIPPY!
    E’ IL FUTURO! NON C’E’ DUBBIO SE VOGLIAMO SOPRAVVIVERE. E FARLO SOPRATTUTTO IN QUESTO NUOVO SENSO ETICO QUI DESCRITTO

    STO RIVEDENDO GLI ARTICOLI DI MORRA, COMPLIMENTI DAVVERO…POST SEMPRE MOLTO INTERESSANTI E AFFASCINANTI. ADORO QUESTO BLOG!

  • che meraviglia! una citta’ da sogno! wao!!! magari l’ umanita’ riuscisse sul serio a prendere questo indirizzo

  • Owen e le utopie del XVIII secolo magari fosse. Qualcosa si sta muovendo ma siamo ancora lontani dalla applicazione reale. Bene hai fatto a ricordarci che non sarebbe impossibile

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