STONE, “The Holy Catnip”: Alice nel paese delle meraviglie stoner

STONE è l’abbreviazione di "Starship To New Era", band di chiara matrice stoner di Roma sud. Tre amici con la passione degli strumenti vintage che si ispirano al metal anni 70, amanti dei riff lenti e tosti, uniscono la psichedelica a ritmiche cariche e presenti

Il disco parte con “Wall“, un’apertura granitica in chiave stoner dove gli assoli di chitarra si alternano al testo che descrive l’amore nascosto di un alieno venuto dallo spazio, «Coming down, coming down to the earth, pieces keep on falling».
Continua con il suo viaggio cinico e rivelatore “Doomsday“, questa sorta di Neo di Matrix alieno, che ci avvisa del pericolo incombente per l’umanità sempre più isolata in se stessa, «I’m Walking through a desert made of debries bodies standig hungry but i can not stand to all of this» un richiamo psichedelico con la voce piena di effetti che giunge ad un ritornello incalzante che perpetua fino ad un assolo di maideniana fattura, su una corposa base ritmica che richiama la memoria degli onnipresenti (nelle band stoner) Black Sabbath.
Come catapultati da una capsula spaziale, la presenza di questo ospite alieno si rende conto delle barbarie di questo mondo abitato da umani oramai al collasso, «the earth is burning again and again, my mind is turning to the point where all my dreams (are) glowing into darkness», “Asteroid” è caratterizzata dalla presenza di una interessantissima parte di percussioni che spezza il ritmo hard che forma il pezzo, sfociando in una parte melodica nel ritornello molto accattivante.
Continua con “Too late“, una presa di coscienza sul sentirsi inutili e stanchi del dover combattere per sopravvivere, il suono stoner su tutto, si mischia con parti musicali melodiche, con un finale lungo da ballad, ricca di assoli e parti che ricordano a tratti i Porcupine Tree .
Il lavoro si chiude con nessuna speranza alcuna, il nichilismo è il filo rosso nei testi degli Stone: «stuck deep inside my sick mind, I want to wind up this life, falling into the water, sinkin’ down into the mud». Molto evocativi sul finale e sul ritornello che viene arricchito da voci maschili a formare una base che chiude perfettamente tutto il disco.

Non potrò essere esauriente nel descrivervi questo mio ascolto se prima non vi dico che “The holy catnip” è composto da cinque tracce; sulla sesta, la traccia che chiude il disco, “The THC Aftermath“, troviamo l’insieme di tutti e cinque i pezzi in una traccia unica, arricchita di effetti e visioni psichedeliche di grande rilevanza che volontariamente hanno il compito di accompagnare gli ascoltatori altrove, come in un’altra dimensione. Questa è una sostanziale differenza fra la parte dei pezzi staccati e quella della traccia unica, come se fossero due dischi in uno, un bellissimo 33 giri, Lato A, Lato B.
Nell’Italia dall’orecchio prog anni ’70 (non parlo della musica degli Stone nello specifico ovviamente), questo lavoro sarebbe stato vissuto come un concept album e quindi concepito come un ascolto da fare tutto d’un fiato, una traccia unica, quello che invece alle orecchie moderne ed impazienti dei più giovani, risulterebbe non soddisfacente; forse anche per questo gli Stone hanno ben pensato di proporcele separate all’inizio.

Fondamentalmente stoner, hard rock o addirittura metal, il lavoro degli Stone risulta essere una bella speranza per il genere. Credo che i tre amici di Roma sud, Alberto Sempreboni, voce e chitarra, Gabriele Sorrentino, basso, Simone “Qualche” Gerbasi, batteria, abbiano tutte le carte in regola per potere approdare ad un pubblico internazionale. Per chi come me ha avuto la fortuna di ascoltarli anche dal vivo, sa che la resa è migliore, per i volumi che devono assolutamente essere alti e soprattutto per viverli in prima linea sudando insieme a loro.

The holy Catnip” principalmente è stato registrato nel loro studio, ad eccezione di batteria e voce, registrati alla Walla Walla Music Factory di Roma. L’EP è stato mixato da Gabriele Sorrentino e masterizzato da Emiliano Rubbi al Walla Walla Music Factory.

Evangelos Voutos

TRACKLIST

1. Wall
2. Doomsday
3. Asteroid
4. Too Late
5. Drowning
6. The THC-Aftermath

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1 Comment

  • Vuotos,se non ci fossi te a farci scoprire tutti queste stoner band saremmo persi di questi tempi ah ah ah
    altra grande formazione! interessanti
    grazie !!

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