Silvia Sacchetti: intervista all’autrice de “Il Filo Scarlatto”

Una chiacchierata con l'esordiente scrittrice già al lavoro su una Trilogia di prossima pubblicazione e iniziata proprio con questo originale racconto urban fantasy

Intervista a Silvia Sacchetti, giovane autrice del “Filo Scarlatto“, primo volume di una trilogia Urban Fantasy dal carattere ironico: una love story con risvolti magico/extrasensoriali. All’aspetto fantasy si lega inoltre quello sensuale e un po’ piccante di una storia d’amore

Allora Silvia, come è nata l’idea del romanzo e qual è stata la scintilla di un genere così particolare come lo Urban Fantasy?

Avete presente quando si dice “una persona con la testa tra le nuvole”? Ecco quella sono io. Sempre. Perennemente con la testa tra le nuvole. Ed è proprio da una di queste fantasticherie che è nata la storia de “Il filo scarlatto” e successivamente l’idea di scrivere un romanzo.
Il genere Urban Fantasy devo ammettere è uno dei miei preferiti, ma nel caso specifico è proprio nata così la storia, da sé. Probabilmente perché la fantasticheria di quel momento sul come si potesse trasporre cinematograficamente il mio manga preferito, Sailor moon.

Ti eri già approcciata alla scrittura, con poesie, inediti o altro, o per te è stata proprio a prima volta. Come, per dire, un fuoco sacro?

Allora, devo dire che lì per lì è stata una sorta di folgorazione. Cioè, fantasticavo su questa storia pensando che qualcuno avrebbe dovuto scriverci un romanzo e poi “no aspetta… ce lo scrivo io un romanzo!”, ed è stato come iniziare a vedere per la prima volta. Tutto è diventato estremamente chiaro, quello che volevo fare nella mia vita, quello che ero: una scrittrice. E probabilmente lo sono sempre stata, sin da piccola, quando passavo ore a scrivere le storie dei fumetti che disegnavo. Semplicemente non me ne ero resa conto fino a quel momento. Ho lasciato gli studi all’Università senza pensarci un attimo e mi sono buttata a capofitto nella stesura del romanzo senza più voltarmi indietro.

Il tuo rapporto con i lettori. Mi hai raccontato di alcune storie molto belle con alcuni tuoi lettori che si sono affezionati a te e alle tue storie, ti va di raccontarcele?

Be’… Non penso di osare troppo nel dire che per uno scrittore l’apprezzamento dei lettori è la gratificazione più grande. Certo, ricevere complimenti entusiastici da chi ci vuole bene è meraviglioso, ma riceverne da perfetti estranei è una vera fonte di orgoglio.
Ad un paio di lettrici sono particolarmente legata, comunque. La prima è una ragazza di 14 anni, che ha letto “Il filo scarlatto” su internet e ha insistito fino alla morte affinché le comprassero una copia del libro. La madre cercava di temporeggiare, perché oltre ad essere un Urban Fantasy questo romanzo è anche abbastanza esplicito in alcune scene diciamo un po “hot”, quindi non propriamente adatto ad una ragazza della sua età. Ma alla fine ha dovuto capitolare e dopo averlo divorato in soli tre giorni, la ragazza in questione mi ha contattata sulla pagina Facebook scrivendomi alcuni dei complimenti più belli ch’io abbia mai ricevuto. Per esempio ha adorato Mia, la protagonista, paragonandola alle eroine dei suoi romanzi preferiti (Bella Swan, di “Twilight”, Katniss Everdeen, di “Hunger Games”, e via dicendo).
L’altra è una signora che purtroppo è venuta a mancare da poco. Era la mia vicina di casa, una signora di una certa età con cui avrò scambiato al massimo due chiacchiere “condominiali” tra un “ciao!” e l’altro. Se non che un giorno mi fa un grande favore ritirando per me delle copie che avevo ordinato e decido di regalargliene una. Mi ringrazia dicendomi che non era il suo genere preferito ma lo avrebbe letto sicuramente. Dopo due giorni mi ferma sulle scale per dirmi che lo aveva divorato e che non aveva mai ben capito cosa l’avesse spinta a lasciare la sua città d’origine per trasferirsi a Roma, ma ora sapeva che era per poter leggere “Il filo scarlatto”, libro che altrimenti non avrebbe considerato perché non era il suo genere di lettura. Vi verrà da pensare “Eh addirittura…” ed è quello che ho pensato anche io, ma lei mi ha spiegato che ha ritrovato nella storia moltissime similitudini con la sua vita, compreso avere lo stesso cognome della protagonista, e che le ha fatto rivivere forti emozioni e ricordi ormai dimenticati. Da quel momento è stata una grande sostenitrice del mio lavoro e non perdeva mai occasione per farmi presente che aspettava con ansia il secondo volume della trilogia. Purtroppo è passata a miglior vita prima che potessi farle questo regalo, perciò il secondo volume sarà dedicato alla sua memoria, nella speranza che dovunque sia riuscirà comunque a scoprire quale sarà il destino dei personaggi ai quali si era tanto affezionata.

La trilogia. Quanto ci hai messo a scrivere il primo libro, e come si dipana la trilogia? I libri sono indipendenti l’uno dall’altro?

Per scrivere il primo volume ci sono voluti tre anni, tra stesura e varie correzioni, perché ho potuto dedicarmici nel tempo libero tra il lavoro e gli altri impegni.
Per quanto riguarda la trilogia, nel complesso ogni libro volge a conclusione con la risoluzione della “microstoria”, diciamo così, ma sono tutti parte di una “macrostoria” e quindi inevitabilmente legati tra loro. Più che altro la differenza è nel fatto che in ogni volume verrà approfondito il punto di vista dei personaggi principali, man mano che si svolge la storia, introducendo quindi nuovi sviluppi.

So che stai producendo un altro libro di altro genere. Che tipo? Riesci a coniugare le due cose?

Sì sto scrivendo un altro romanzo contemporaneamente al secondo volume della trilogia. Mi dedico ad uno o all’altro in base all’ispirazione del momento, o quando sento la testa scoppiare, concentrata sulla trilogia.
Il genere di quest’altro romanzo sinceramente ancora non l’ho ben capito nemmeno io, per il momento ho delineato i personaggi e le loro storie, ognuna ispirata da una particolare canzone; ma dovrebbe essere filo-psicologico, incentrato sulle casualità della vita, se così le vogliamo chiamare.

Laura Petringa

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