Liber Tiè, Uguaglitè, li Morté!

Tra il serio e l'imbecille, a tre mesi dal voto, ho deciso di svaccare un po'...

A quasi tre mesi dal voto, mi ritrovo qui a vagar tra la mente, che la diritta via l’era bella che smarrita.
Attoniti, un profondo senso di vuoto percorre le membra dei membri di questa comunità chiamata Italia. Membri è un termine voluto, spero lo abbiate intuito. Comunità anche. Di tossici direi visto il livello di comprendonio.
«Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani» disse D’Azeglio.
In realtà non è vero, o non del tutto, era una fake news. Una mezza bufala. Solo non c’era Aranzulla e associati a spiegarcelo.
Ma cosa importa? Seriamente, pensateci, pensiamoci.
Che sia vera o meno, una frase, cosa importa se esprime un concetto interessante?
«Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani».
Forse è stata mal interpretata. Forse hanno detto “bisogna FarSi” e allora tutto avrebbe più senso. Sarebbe tutto comprensibile e chiaro. Pensateci un attimo: “Facciamoci gli Italiani!” e allora tutto si spiega! “A 90 gradi, proni, facciamoceli!”. Ed ecco che a prenderla sempre in certe zone, il senso, un senso, una spiegazione ce la saremmo data.

Ad ogni modo a tre mesi dalle elezioni io ancora non ho capito chi ha vinto. Aspè, aspè il Movimento 5 Stelle! No aspetta ha vinto la coalizione di Destra, no aspetta ha perso il PD, no aspetta fermi tutti. Chi minchia ha vinto?
A tre mesi dalle elezioni conta davvero chi ha vinto?
Mattarella chiede ai Partiti di provare a formare una coalizione. Aveva tra le mani un materiale umano incredibile: una ex fascista, un ex indipendentista, un ex mafioso riabilitato (se ti fumi una canna ti fai tre anni, se rubi una mela pure, se evadi il fisco una pacca sulla spalla, se arrestano i creatori del tuo Partito, ti danno la pacca sull’altra), uno che fa politica da 4 anni nel segno del rigore e dell’onestà («non mi alleo con la Lega», detto fatto) e un non partito come il Pd ancora in mano al sosia di Mr. Bean.
Nonostante ciò creano il programma per il cambiamento del Paese. Che già il nome sembra scelto da un bambino delle elementari, con tutto il rispetto del bambino che quando gioca lo fa sul serio. “Più tette per tutti”, “Mille euro a pioggia”, “posti di lavoro”. Poi se fanno du’ conti, e mancano 100 miliardi o milioni di copertura. Tanto ormai miliardi, milioni, ma che cambia?
Mancano li sòrdi!
E invece no.
I sòrdi ce stanno. Ma quando si propone una cosa per prenderseli i sòrdi, questi da politici super precisi attenti alla spending review fanno i sordi. I sordi, non i sòrdi. No in realtà fanno i sordi pè intascasse li sòrdi.
Perchè qui parliamo e ci scanniamo, ma per eliminare il sommerso di nero ed evaso in Italia, e così far respirare gli italiani, e al tempo stesso aumentare i servizi senza tagliarli, basterebbe abolire quasi del tutto la carta moneta.
Transazioni digitali, titolare della carta, se spendi 30.000 euro al mese, e fai l’idraulico, qualcosa non va.
E invece no. Ma si potrebbero fare tante cose, tante.
Io sono un cretino, un popolano, uno che scrive e lo fa in romanaccio ogni tanto perchè gli parte la ciavatta che sono tutti dottori (anche io), ingegneri, economisti, ma questo paese va a rotoli.
Ma come, tutti fenomeni nei loro campi, e non capite un cazzo?

E allora torno al punto d’origine di questo sfogo.
Conta davvero chi vince? Nella vita conta chi vince? Davvero conta chi vince e basta?
Di una elezione, come nella vinta, conta poco chi ha vinto. Conta il perchè e il come uno ha vinto. Così come nelle sfide di tutti i giorni.

Il perchè e il come in Italia si riducono oggi ad “abbasso gli immigrati” e “dateci i soldi”.
Vinse Renzi per gli 80euro, vincono i 5 Stelle per il reddito di cittadinanza.
Che è cosa buona e giusta, ce l’hanno quasi tutti i paesi europei, ma nel ‘loro‘  sistema piuttosto funzionante ed efficiente. Perché il problema non è trovare i fondi per finanziarlo, il problema è che quei fondi dovrebbero arrivare dalla lotta all’evasione fiscale e alla corruzione. Che in Italia è argomento di campagna elettorale, ma poi quando si governa puff, sparisce, o cercano quasi di depenalizzarlo. Chissà perché.
Inutile ricordare come la carissima Unione Europea più volte ci abbia suggerito che non è normale che da noi la costruzione di una strada costi quattro volte la media europea. Quattro.
Ma come dicevo il problema di una elezione è il perchè e il come vince qualcuno.
Il problema è il voto in se.
Perché il diritto di voto è un diritto, ma anche un dovere. Dovere inteso come informarsi, indagare, capire cosa si promette e se può essere realizzato. Non come vedersi Vespa e sentirsi di colpo una sorta di Montanelli.
Invece viviamo nella continua propaganda elettorale. E le persone iniziano la loro crociata personale a favore di uno o dell’altro schieramento, senza capire una beata minchia di cosa vogliano dire.
“Gli immigrati ci rubano il lavoro” e non è vero. “Gli diamo 35euro al giorno”, e non è vero visto che li concede l’Unione Europea che ha colto al volo l’occasione di comprarci per togliersi il problema, o meglio per farci fare la scrematura dei flussi migratori e poi prendersi gli immigrati “puliti” da noi. Inutile dire che quei 35euro ad immigrato vengono presi da personaggi piuttosto loschi che ne destinano una minima parte a quei disgraziati che dormono in otto in uno spazio previsto per due persone. È inutile, perché tanto non ci crede nessuno se glielo dici, tranne se ti chiami “Le Iene”, che ad oggi sono più credibili di qualsiasi cosa.

Eleggono un nero alla Lega e lo mettono all’immigrazione per avere la scusa di dire “un nero ha fatto…”.
Fanno schemini sul reddito di cittadinanza per aizzare la gente che dice “e che non lo vuoi?”. Certo che lo voglio, ma come se non funziona l’ufficio di collocamento? Come se non mi dici le coperture?
È come se mio figlio mi dicesse “papà voglio la Porsche” e gli rispondo “certo figlio mio!”.
Se è un figlio intelligente mi dice “mi stai a prende per culo vero?”, perchè a meno di andarla a rubare, una Porsche non gliela posso comprare se fino al giorno prima gli dico che ho i debiti.
I giornali non si possono leggere perché finanziati dagli stessi partiti che dovrebbero giudicare.
Cerchi di spiegare alle persone che il problema non è cosa dicono, ma se mantengono. E se mantengono “come” mantengono.
Berlusconi promise 1 milione di posti di lavoro, e ne creò 800.000. Peccato che erano co.co.co, coccodè, cicci picci e cazzimazzi, ovvero una inculata pazzesca. Aveva eliminato il posto a tempo indeterminato e diviso un posto per 3-4 persone, a turno.

Vallo a spiegare ad un Italiano che non capisce un cazzo.
Statistiche facilmente reperibili su Internet denunciano il peggioramento della comprensione dell’uomo italico, della libertà di stampa, della cultura. L’analfabetismo funzionale è arrivato al 47%. Tradotto in parole semplici, un italiano su due non capisce cosa gli dici. O perché non riesce o perché non vuole.

Dividi et impera, diceva l’antico brocardo. Lo si era già capito millenni fa che i potenti comandavano sulle masse dividendo le persone, eliminando l’empatia tra loro, la solidarietà, perché era più facile assoggettare un popolo facendolo dissolvere. E così la storia non si insegna, si inculca, e le persone non si rendono conto di essere marionette comandate da fili manco troppo invisibili.

“Rifamo tutte le strade de Roma” grida la Raggi, mentre piovono denunce su denunce negli uffici del Comune per i danni subiti dalle buche. “È colpa della pioggia” invocano, poi “delle giunte precedenti”, come se le giunte precedenti non avessero mai affrontato certe situazioni. Roma, città eterna, piena di problemi, viene ridotta ad essere rattoppata. Il solo problema di Roma è la buca. La voRaggine. Non la cultura, non la delinquenza, i senzatetto, i rom, i Casamonica e gli Spada. Lo spaccio incontrastato tra San Lorenzo, San Basilio e Tor Bella Monaca.

E così la politica può far finta di soddisfare il singolo, non la comunità. Dei malati non se ne parla, finchè non sono i propri malati, la scuola non è più argomento di campagna elettorale. Non si formano i giovani, ormai abbandonati ad internet.
L’età dei lumi si spegne. La rivoluzione è finita.
Duecento anni fa, anno più, anno meno, i Francesi si univano sotto il grido di “Libertè, Egalitè, Fraternitè“.
Oggi gli Italiani non si uniscono. Si dissolvono, ricreando fazioni che ci riportano all’epoca dei Comuni, o del Rinascimento Italiano, dove però i sovrani erano degli esteti e dei mecenati, e pagavano gli artisti per la loro arte, per fare arte. Per diffondere idee. Mentre ammazzavano la gente, ma almeno l’ammazzavano con coltelli, spade, li vedevi arrivare e potevi scappare. Ora manco quello, muori di tumore perché uno stronzo deve fare i soldi con una acciaieria.
Oggi si guerreggia, si pugna, per difendere la Lega, i 5 Stelle, per riesumare cadaveri che contano fino a 9, e pure fuori tempo. Ci si scanna per gli interessi altrui, non per i propri. Ci si divide, per lasciare l’impera agli altri.
Dopo tre mesi dalle elezioni, nessuno di noi ha capito che questi personaggi il bene dell’Italia non se lo cagano manco di striscio. Lo avessimo capito li avremmo già belli che mandati affanculo.

Saremmo andati sotto il Quirinale, tutti uniti, incazzati e con la minchia in mano. Li avremmo sfidati. Li avremmo tirati fuori a calci in culo. Avremmo gridato, urlato, avremmo sbroccato. Avremmo…
“Boni! Boni tutti! Vi promettiamo 50euro al giorno, Calcio gratis, e Tette per tutti!”
E allora noi avremmo preso le bandiere e….
“Aò, ‘ndo annate tutti??? Ma come? Gli dobbiamo rompe il… Aò!!!!!! Ma ‘ndo cazzo annate tutti! La rivoluzione!!!!!!”
Saremmo andati tutti al Quirinale, e sarebbero tutti andati via alla prima promessa. Perché qui non siamo in Francia, qui siamo in Italia.
E al povero cristiano in terra laica rimasto con la sua bandiera davanti al potere sarebbe rimasto poco da gridare se non:

Liber Tiè, Uguaglitè, LI MORTE’!

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Matteo Madafferi

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