Jimmy Edgar @GoaClub (Roma) – 04/2016

L'ex-enfant prodige dell’elettronica mondiale è sbarcato a Roma, tra funk, beat, techno e R&B... per una serata memorabile!

Venerdì sera, Roma: le strade di Via Libetta sono come il letto di un fiume in cui si riversano individui di ogni genere e provenienza, accomunati dal fine di svoltare in qualche modo anche questo weekend.
Superata una fila chilometrica per un locale, da cui sento uscire pezzi pop-rock dei primi anni 2000 e che la mia amica preoccupata chiede se sia ciò che toccherà a noi (n.b. -la persona in questione vive a Berlino e io sto sperimentando un momento di grande ansia da prestazione perché ho deciso di iniziarla al clubbing romano), arriviamo finalmente a quello spiazzo magico e alla nostra destinazione.
Mentre entriamo al Goa spiego velocemente che da quando ho iniziato ad andare là il locale dev’essere stato sottoposto a ristrutturazioni/cambio di arredamento almeno sei volte, ma il coccodrillo all’ingresso rimane imperterrito, guardiano vigile della buona musica.

La serata, organizzata dagli amici di Touch The Wood, è appena iniziata, il locale si sta ancora riempendo, ma poco importa perché la musica è di quel tipo che non puoi assolutamente non ballare; infatti grazie a Bob Tha Funk, senza neanche accorgermene, sono circa le due e mezza ed è arrivato il momento dell’ospite della serata.

 

Magrolino e con i baffetti Jimmy Edgar sale scuotendo la testa a ritmo di musica: classe ’83, cresciuto a Detroit a pane e tecnho e fondatore dell’etichetta Ultramajic insieme all’amico Machinedrum.

Il Dj set di Jimmy è un viaggio nello spazio, tra techno e R&B, ondate di streat beat e funk, in cui la nostra piccola astronave è scampata per miracolo a glitch e distorsioni.
Come quando si allineano i pianeti, la serata era un perfetto connubio di musica-locale-gente che ha fatto scivolare le ore come fossero secondi.
In quella maionese di eventi ricordo con precisione solo due aneddoti: un tipo con un’enorme barba accanto a Jimmy che mi ha flashato con una torcia, al quale gesto ho risposto con l’hand gesture della scuola hip-hop east coast (BIGGIE lives) e altrettanto particolare il secondo, quando alle 5 di mattina cercavo di spiegare a un tipo accanto che sarei dovuta essere al lavoro alle sette e che mi ha scambiato per un’escort che lavora il sabato mattina (io stavo mimando con precisione il processo di preparazione di un’omelette).
Insomma una di quelle notti in cui bisognava esserci.
Per intenderci questo pezzone me lo canticchio ancora e sfido chiunque a non venire preso da contrazioni (in)volontarie dei glutei:

 

Eleonora Paesani

 

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