Federico Fiumani: Per la bellezza ulteriore [@ Rocksteria…

Fiumani ospite per un intimistico concerto al brunch della capitale

Roma. Venti ottobre duemiladodici. Rockesteria al Pulcino BallerinoFederico Fiume ospita Federico Fiumani. Gente, molta, tavoli pieni. Prendiamo una bottiglia di vino. La prendiamo per prepararci, per onorare l’invito, aspettando che le cose si dispongano in sequenza  e l’incontro prenda principio.

Senza sparare pose Fiumani prova la chitarra acustica, la prova cantando “Siberia“. C’è gente di tutte le età e questo la dice lunga. Poi l’incontro, l’intervista, tutto inizia davvero. E allora la sorpresa. Invece di trovarci tutti sotto il peso della storia per via dell’importanza della new wave italiana degli anni ottanta, del punk nostrano, ci troviamo di fronte ad un musicista che racconta in maniera disarmante di essere stato il migliore, insieme ai Diaframma s’intende, senza falsa modestia. Racconta  di aver vissuto quegli anni con passione, rielaborandoli continuamente in modo che potessero attraversare il tempo. È così che la sua poetica è arrivata nel presente mantenendo i tratti di quella ferocia quotidiana capace di colpire oggi come allora perché non paga della bellezza.

Parla e suona Fiumani e se ne frega di presentare “Niente di serio”, la sua ultima fatica. Questa non è promozione è cultura. E lì sulla sedia tra gli applausi presi in maglia gialla, sulla salita del tempo c’è uno che se li merita. Diciamo questo perché Fiumani è stato fra i primi ad aver raggiunto con assoluta dignità un traguardo poetico, insieme a pochi altri nella storia della musica italiana degli ultimi trenta anni, mantenendo un atteggiamento critico nei confronti delle scorciatoie che avrebbero potuto portarlo al successo anonimo del grande pubblico. Il tempo vola e le cose belle finiscono. Fiumani con partecipe distacco saluta e si sottrae allo sguardo. Resta il giorno ferito. A Roma.

 

«…il perché delle emozioni
perché nascono e poi muoiono
credi a me non lo sappiamo
e non lo sapremo mai.
Ma le cose in cui credevo io
son le stesse da una vita
cambia forse lo scenario,
cambia il gusto ma che fa? …»

 

 

Piero Maironi

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