Cara Beirut ti scrivo

Un'accorata lettera da chi ha vissuto in quella città per due anni, contaminandosi di quei luoghi, profumi e anime provate da anni di conflitti contro cui la città e i suoi figli continuano a resistere

Cara Beirut,

E così rieccoci. Ti scrivo da lontano. Lo sai che comunque ti penso sempre. Soprattutto ora. È nera eh? Non era proprio il momento: tra pandemia e crisi economica immagino fosse già molto complicato assorbire i colpi. Ti ho vista nelle immagini sbriciolarti. I tuoi palazzi, le tue strade, le tue arterie e i tuoi organi sono collassati. Lo so che sei ancora viva. Non sei una tipa che si arrende facilmente. Quante volte hai subito martiri e massacri? La guerra civile, le invasioni israeliane (e i bombardamenti), gli attentati, i fiumi di profughi, la cattiveria del denaro che ti ha cambiato faccia come se avessi bisogno di interventi chirurgici. Alcuni dei tuoi figli non ti meritano. Ti hanno tradito. Coloro che hanno deciso di speculare sulla tua pelle costruendo cattedrali nel deserto sono ancora lì. Parlano di te, si stringono nella bandiera di tuo padre, il Libano, ma non ti amano. Eppure li hai sempre accettati. È come se avessi accarezzato un tumore maligno che si estendeva piano sulla pelle. Non ti ho mai capita per questo. Forse un po’ ti odiavo. Ma ti giuro che era un odio di frustrazione. Non posso dimenticare come allo stesso tempo hai abbracciato anche me. Lentamente e dolcemente mi hai accarezzato quando il mondo era più nero e le cose non funzionavano. Ricordi la Corniche? Lì c’erano ancora i tuoi figli. Quelli che ti amavano. E in fondo non importava se fossero siriani, libanesi o palestinesi, loro ti apprezzavano. Avevano capito che guardavi lontano. Come hai sempre fatto, con gli occhi rivolti alle colonne d’Ercole.

Sapessi in quanti mi hanno scritto. Ti farebbe sorridere, e magari ti nasconderesti dietro quel gesto del “non dovevano” un po’ imbarazzato che hai sempre avuto. Perché nonostante il cemento e i palazzi milionari la tua anima era altrove. Nelle strade di Ras el Naba, nel quartiere di Hamra, nell’alcova comoda degli armeni di Bourj Hammoud e nei ghetti palestinesi di Sabra e Chatilla. È incredibile, eri l’unica in tutto il Medio Oriente senza un Suq (un mercato), anche quello caduto sotto i colpi della speculazione e del lifting senz’anima. Comunque, tornando a noi. Mi hanno chiesto di te anche persone che non ti hanno mai incontrata. Forse un po’ sei entrata in quell’immaginario da leggenda tipica degli eroi omerici. E proprio come Troia sei stata data alle fiamme, o meglio: ora si usa il nitrato di ammonio. Sapevi che prima o poi una cosa del genere sarebbe successa. Non te la meritavi. Di questo ne sono certo. Però… e te lo chiedo per favore, so che sei sempre stata neutrale, ora non sarebbe il caso di appoggiare un cambiamento? Hai visto cosa hanno fatto i ragazzi e le ragazze sulle tue strade in questi mesi? Si sono battuti contro quei figli che in realtà tanto figli non sono. Hanno sognato una città diversa, un Paese diverso. Più giusto, più equo, più sociale. Senza clan, partiti e confessioni maleodoranti. Ecco, se tu potessi per una volta dargli, darci, una mano, sarebbe splendido. Le macerie, in fondo, si ricostruiscono. E sono sicuro che con le persone giuste, con gli esseri umani giusti, te torneresti a splendere sul tramonto del Mediterraneo come hai fatto sempre.

Tuo,
sempre,
Davide

P.s. – Ho sentito gli altri e le altre… stanno bene. Sono scossi. Sotto shock. Ma stanno bene. Chiara, Madhuri e Martina sono in Italia e Francia. Ahmed sta bene. Ho visto che Simone e Silvia sono tranquilli. C’è Lorenzo che cammina sulle tue strade e ancora non si rende conto, abbraccialo. Anche Reem. Sarah e Omar hanno scritto di stare bene. Salua e Hanadi uguale. David era già in Francia. Isacco è da tenere d’occhio, lo sai che è sensibile. Se puoi ricordati di noi che siamo lontani. Rossana non l’ha presa bene e Sara sta soffrendo. Immagino anche Alice, nonostante l’anima teutonica, sia trasalita. Ci hai fatto mancare il fiato per qualche minuto. Non lo permettere più.

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7 Comments

  • spero che i tuoi amici stiano tutti bene. e mi auguro che si faccia la giusta informazione su questa tragedia riportando luce ad un paese meraviglioso

  • un abbraccio a te Davide e ai tuoi amici. insieme a tutto il popolo di questo paese meraviglioso e ricco di storia!

  • che tragedia! piove sempre sul bagnato,e questo non è un caso per un umanità che ha deciso di rimanere senza ribellarsi in un mondo dove pochi prevaricano i più deboli
    per fortuna rimangono grande anime come n/voi per farci sentire ancora un po’ di speranza
    grazie Davide Lemmi.

  • Beirut ti entra dentro, il Libano scorre nelle vene quando ci hai vissuto ed io ci ho vissuto profondamente. La mia prima volta in Libano è stata nel 1967 quando questo meraviglioso paese era soprannominato la Svizzera del Medio Oriente. Quanti ricordi e quanta sofferenza seguire l’evoluzione di questa città

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