Faccia a faccia con lo scrittore Jean-Noël Schifano

Un'interessante intervista esclusiva con lo scrittore, critico, traduttore e per un decennio direttore dell'Istituto francese di Napoli

Jean-Noël Schifano è uno scrittore, traduttore, editore e operatore culturale francese. Ha scritto su prestigiosi giornali italiani e francesi ed è stato editore per Editions Flammarion, Fayard e Gallimard. È stato co-creatore del premio Elsa Morante e creatore del premio Domenico Rea; ha tradotto in francese le opere di Umberto Eco, Elsa Morante, Leonardo Sciascia, Italo Svevo e di molti altri. Pubblica in Italia molti romanzi e saggi ambientati a Napoli, città che l’ha rapito fin dal primo momento che l’ha visitata, e che l’ha portato nel 1994 a riceverne la cittadinanza onoraria; si ricordano tra le opere: “Chroniques Napolitaines”, “La danse des ardents ou le vie de Masaniello”, “Suite Napolitaine e Sous le soleil de Naples”. “Dizionario appassionato di Napoli” (Ilmondodisuk, 2018) è un altro tassello nel mosaico dei lavori dell’intellettuale francese dedicati alla città partenopea

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Nel “Dizionario appassionato di Napoli” afferma: «Chiamo barocco esistenziale l’esistenza porosa, contrastata, dilatata, in perenne metamorfosi e in trompe l’oeil che i napoletani vivono da tremila anni, che il resto del mondo vive da una cinquantina d’anni». Ci spiega cosa intende con il termine “barocco esistenziale”?

Ciò che ho battezzato barocco esistenziale – che in arte, letteratura, architettura, scultura, pittura, musica, teatro, danza…, diviene realismo barocco – è la nostra vita che viviamo e che oggi riflette questa esistenza barocca che Napoli vive dalla sua fondazione. Tra decine di esempi che illustro nel “Dizionario appassionato di Napoli”, eccone due: le distanze enormi che diventano prossimità intima, in un batter d’occhio e di orecchie, con i cellulari; la chirurgia con gli innesti: su un fegato umano ammalato s’innesta un pezzo di fegato di maiale, e s’utilizza l’insulina di maiale purificata per l’essere umano; si trasplantano tutti insieme cuori e polmoni di un morto per salvare uno ancora vivo; s’innesta sul viso sfigurato di una viva il viso intero di una morta… Le metamorfosi continue, le apparenze esistenziali, il corpo che parla e dice il vero contrariamente alla sola parola, quel corpo che regna a Napoli fino agli ex voto anatomici, tra il canto di Partenope, il sangue di San Gennaro, l’uovo di Pulecenella… Il gioco del corpo e delle apparenze comincia a Napoli con il culto rodiano della Sirena, chiamata Partenope – che non vuol dire “la Vergine” (partenia = la vergine) ma non dimenticando il suffisso “ope” significa quella che ha l’apparenza di una vergine. E l’apparenza, apparire agli occhi degli altri, apparire o non apparire è una questione fondamentale e della alta, stratificata civiltà napoletana, barocca da tremila anni.

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Ciò che più colpisce del “Dizionario appassionato di Napoli” è il vasto sapere che è riuscito a riversare nelle sue pagine, e come ha operato collegamenti tra le varie voci, narrando aspetti della città che probabilmente neanche i napoletani conoscono. Riesce a coinvolgere totalmente il lettore, e lo spinge ad approfondire gli argomenti trattati; ad esempio ogni volta che parla dell’Eneide, e in particolare del sesto libro, si ha voglia di rileggerlo, magari sulle rive del lago d’Averno a Pozzuoli. Ha la capacità di aprire mondi e lasciare entrare anche il lettore meno esperto.

Grazie! È un bellissimo complimento, e lei ha precisamente percepito lo scopo di questo libro, una summa che conversa con chi mi legge e anche con altri miei libri per chiarire quei mondi, più o meno nascosti e più o meno sconosciuti nel loro raggiante significato, che fanno il mondo napoletano che i Napoletani, anche spesso senza saperlo, portano in loro come la più sacra delle teche, e per permettere al lettore ogni vivo riferimento indiretto, diretto, semplicemente necessario, e possibilmente straziante di bellezza, di passione, di conoscenza. Un amore rivelatore che palpita a ogni voce, e ogni voce chiamando altre voci e tutte le voci del Dizionario appassionato di Napoli rispondendo al desiderio e al piacere delle lettrici, dei lettori. Ecco ciò che offre il Dizionario: l’emozione dell’amore condiviso nella sensuale conoscenza.

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Come è nata la sua passione per la scrittura, e qual è stata la sua formazione?

Fa parte del mio respiro, del mio tormento, del mio godere, della mia vita – che non sarebbe se non fossi vissuto anni e anni (più di sedici di seguito) con i Napoletani, con le Napoletane di ieri, di oggi – e di tremila anni fa… Il presente più presente si coniuga con il passato più lontano, ad ogni istante, per chi sa vivere Napoli. La mia formazione è Napoli. La mia identità è Napoli. La mia vita è Napoli. Più conosco Napoli, più la amo, e la conoscenza totale, rinnovata ogni giorno, della Storia della Città e della sua civiltà nutrono questa passione, nel vivere e nello scrivere.

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Nel Dizionario appassionato di Napoli cerca di far comprendere nel profondo la particolare identità della città, che per lei è stata vittima di manovre politiche atte a screditarla agli occhi dell’Italia, e a tenerla lontana dalla possibilità di redimersi. Che cosa il popolo italiano non ha capito della multiforme e caratteristica identità di Napoli?

Esiste l’Italia? Esiste un popolo italiano? Non credo, malgrado la lingua toscana standardizzata dalla Crusca e dalle televisioni del Cavaliere… Sullo Stivale c’è un solo Stato degno di questo nome, ma indegno in quanto alle sue ricchezze, al predicare ipocritamente povertà e accoglienza di migranti, e assetato di soldi fino a voler quelli delle Catacombe di San Gennaro: il Vaticano, il quale anche prima dei Patti Lateranensi ha colonizzato la cosiddetta Italia – la quale ha colonizzato il Regno delle Due Sicilie… Esiste Napoli, esiste la Nazione napoletana, esiste la Città-Nazione unica in Europa, ed esiterà sempre di più, da Caserta a Salerno, una sola Città-Nazione Napoli… Ma guardate ciò che succede oggi, come preciso riflesso – corsi e ricorsi – di ciò che è successo nel 1860 all’arrivo di Garibaldi che aveva, con la benedizione di Vittorio Emmanuele II, istituzionalizzato la camorra… Oggi, il Garibaldi di servizio è – dopo la camicia rossa diventata nera nella tintoria dei Savoia – camicia verde, come tutti quelli della famigerata, xenofoba, razzista Lega del Nord, e si fa applaudire nelle strade di Napoli promettendo, promettendo, promettendo (rivedere, per piacere, L’onorevole, il film dove, ancora una volta, Totò porta il ridicolo su questa gente)… Ecco : sapere la Storia verace di Napoli e non accontentarsi della Storia contraffatta, sapere quanta luce dà alle nostre vite i miti, tra passato e presente, ecco ciò che vorrei trasmettere ai lettori. La cosiddetta Unità ha sempre avuto paura di Napoli, della sua profonda, viscerale resistenza a tutte le corbellerie dei colonizzatori, paura trasformata in odio e perpetue aggressioni odiose… La libertà, tanto cara al cuore e indispensabile alla vita dei Napoletani, si conquista prima di tutto sapendo il vero, ma non superficialmente, un sapere che impedisce la volgarità storica di votare, a Napoli, per la Lega del Nord, che è come votare un altro truccato, vergognoso, micidiale Plebiscito. Un sapere che libera, e del quale non vogliono quelli che hanno il lucchetto delle catene credendo che durerà ancora altri cento cinquanta anni e più la lobotomizzazione storica dei Napoletani…

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Il ritratto che dipinge della città di Napoli è quello di un luogo abitato da persone fiere e appassionate, che non si sono piegate di fronte a nessuno e che ogni giorno accolgono con rispetto anche chi è diverso da loro.

È vero. Quando un Africano è assassinato in Toscana, la comunità africana, viene dalla Toscana a Napoli per dire pacificamente, sul balcone del Municipio: “Siamo tutti umani”. Il rispetto dell’umano è al centro della civiltà napoletana. I Napoletani non sopportano le inquisizioni, che siano Santissime o laiche, grande lezione al resto del mondo che si è sempre piegato davanti alle inquisizioni. I Napoletani non sopportano i ghetti : gli ebrei perseguitati in Spagna sono stati accolti a Napoli, e Carlo III, dal governo magistrale, ha cacciato i troppi numerosi gesuiti per far loro un posto al sole.

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Di tutte le sue opere, tra saggistica e narrativa, a quale è più legato, e perché?

Il Dizionario appassionato di Napoli è una summa che è insieme saggio, autobiografia, racconto, insomma ci sono molto legato! L’importante è il giudizio delle lettrici e dei lettori. Il loro piacere, e, direi, il loro godere leggendomi.

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– Nel “Dizionario appassionato di Napoli” cita le parole di Curzio Malaparte ne “La pelle”: «Napoli è una Pompei che non è mai stata sepolta. Non è una città: è un mondo». Quali autori, che come lei hanno reso omaggio alla città partenopea, ci può consigliare?

“Il mare non bagna Napoli”, di Anna Maria Ortese è fondamentale. I libri, da “Spaccanapoli” a “Ninfa plebea”, di Domenico Rea. E, al di sopra di tutti i libri, IL libro, indispensabile come Shakespeare, la Divina Commedia del Sud: “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile.

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– Può raccontarci qualcosa del suo prossimo progetto letterario? Avrà ancora a che fare con la città di Napoli?

Sempre! Finché scriverò, scriverò con Napoli nel cuore e nella testa. Sto in una trilogia napoletana, il cui primo volume è uscito quest’anno, “Le coq de Renato Caccioppoli” (il gallo di Renato Caccioppoli). Il secondo, l’anno prossimo. Intanto, grazie alla mia editrice, grazie a quella geniale capatosta Donatella Gallone, “Il Dizionario appassionato di Napoli” vi apre in italiano, con ritmi napoletani, pagine e braccia!

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James Kinoti

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