Frank Never Dies: una preziosa meditazione space rock

Musica per sogni ad occhi aperti

Una luce soffusa che nasce da un’alba di un nuovo giorno, è la tenera e sognante immagine che ispira questo disco, lasciandoti così, spiazzato e contento.
Sette tracce di rock sperimentale che suona e si espande con carattere vivo, senza l’accenno di un testo o di una parte cantata. Una psichedelia sognante ricca di riferimenti rock anni 70, dai caratteri oscuri e malinconici, a tratti post-punk, i romani Frank Never Dies danno vita ad un ottimo debutto, rabbiosi e romantici al contempo, non curanti della paura e sicuramente coraggiosi.

Nella quasi estinzione della musica suonata senza PC, in questo periodo storico particolare, covid compreso, è realmente un atto di coraggio e di grande consapevolezza di sé, creare un’idea originale per esprimersi, spaziando liberamente, e far sentire questa sensazione a chi ascolta.
Una testimonianza audace che deve essere ascoltata almeno una volta nella vita e per intero. Come se fosse un concept album, “Behind The Paradox“, ha il potere di parlare attraverso la musica, senza avere parole da cantare, inchiodandoti all’attenzione, all’immaginazione del dopo. Chitarra, basso e tastiere si fondono in melodie che attraversano i pianeti di un universo terrestre, in galleggianti aperture mentali, un soave perdersi fra distese di intrecci colorati, un susseguirsi di figure ondulanti.

Frank Never Dies è un fiore nel deserto, e come tale va curato, come creatura rara e preziosa, va accarezzato, ascoltato, sentito dentro.
Loro stessi si definiscono: «Un dialogo melodico dal suono vintage analogico, realizzato con i sintetizzatori e con chitarre di ispirazione anni ’70», un dialogo invece, a mio parere, che esprime la più nascosta parte del nostro essere, una sorta di meditazione space rock, il respiro del mare all’alba di un giugno lontano.

Uscito il 25 settembre del 2020: (Uki non poteva privarsi di una perla come questa) un vero e proprio sfogo nel terrestre essere umani, il distinto cercarsi allo specchio come impauriti da sé stessi, un arrendersi allo sfuggire del tempo e rassegnarsi. Frank Never Dies è anche la dolcezza dell’amore a 16 anni, la freschezza della primavera, dei prati in fiore e della tenera giovinezza, il presente che vorresti cambiare al momento, gli slanci senza senso, senza bisogno di spiegazioni.
Dal vivo i FND valorizzano al meglio il proprio sound risultando ancor più piacevoli che in studio, il loro sudore a fine esibizione ne è la prova provata. Questo è uno dei nomi da andare a vedere dal vivo, appena ce lo permetteranno.

Evangelos Voutos

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