Foja: “‘O treno che va” verso la bella musica italiana

Un altro passo importante questo nuovo disco che proietterà la band in un tour live per tutta la penisola

Siamo onesti.
Gli stereotipi quando parliamo di musica in dialetto napoletano sono sostanzialmente due.
Il primo: i temibili classici della musica italiana (da O sole mio in poi…)
Il secondo: gli ancor più temibili musicisti neomelodici napoletani, tipo colonna sonora dei matrimoni alla Sonrisa (Don Antonio R.i.p.).
Fortunatamente, però, la realtà è ben diversa.
C’è della musica napoletana in dialetto che è semplicemente bella, ben fatta, ed eseguita da musicisti degni di questo nome che creano Musica con la M maiuscola.
Un esempio sono i Foja e il 9 dicembre è uscito il loro terzo disco “‘O treno che va”. Come da titolo, l’intero lavoro è un vero e proprio viaggio attraverso i più svariati generi musicali, spaziando dalla musica popolare al rock al country.

Il disco si apre con “Cagnasse tutto” che è anche il primo singolo e che già da subito fa capire come si sia davanti ad un lavoro di tutto rispetto, il cui eclettismo viene sottolineato dal folk del brano successivo, “Gennaro è fetente”, con un featuring di Edoardo Bennato e della sua armonica.
Il viaggio sul treno di questo disco prosegue tra gli alti delle canzoni più ritmate (“Chin’e pensieri“) e i bassi delle canzoni più romantiche (“Nunn’è cosa“).
In generale il lavoro è di altissima qualità e la prima cosa che lascia positivamente impressionati e l’altissimo livello di professionalità di questi musicisti che mettono in tutto il disco una grande passione artistica ma anche e soprattutto amore per la propria città (emblematica è “Buongiorno Sofia“).

In ogni brano, infatti, si mescolano perfettamente tutti gli strumenti, dalle chitarre elettriche al mandolino, dal piano al violoncello fino agli archi e alle percussioni. Dario Sansone (voce e chitarra), Ennio Frongillo (chitarra), Giuliano Falcone (basso), Gianni Schiattarella (batteria) e Luigi Scialdone (chitarra, mandolino e ukulele), creano arrangiamenti che sono piccoli gioielli,
Insomma, il mio consiglio è quello di provare a fare un passo avanti, di staccarsi dagli agghiaccianti stereoptipi elencati all’inizio di questa recensione e ascoltare questo disco per capire che, per fortuna, di musica Italiana bella ce n’è tanta. Per fortuna.

 

Federica dell’Isola

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