Matteo Madafferi: in arrivo un Ep e una nuova vita tra pop e sentimenti acustici

L'opera del musicista e polistrumentista si distingue per una forte identità narrativa, una visione creativa personale e un’attenzione costante alla qualità espressiva

Matteo Madafferi è un autore, musicista e sceneggiatore italiano nato a Roma, la cui produzione artistica si muove con fluidità tra letteratura, musica e cinema.
Nel mondo dell’editoria, oltre ad alcuni romanzi, ha poi ottenuto grande visibilità con “Definitive Oasis”, un libro dedicato alla celebre band britannica, diventato bestseller su Amazon.

In ambito musicale ha fatto parte della band The Ties, protagonista di un importante successo indipendente con l’EP “What’s Next”, con un relativo tour passato perfino per il Regno Unito.
Nel 2018, insieme al compianto cantautore Paolo Benvegnù, ha fondato la casa editrice Alter Erebus, un progetto nato con l’intento di promuovere e valorizzare la cultura indipendente, in particolare in ambito musicale e letterario.
Un suo recente brano, “Tutta mia” ha riscosso un notevole successo di pubblico a livello mondiale diventando una delle composizioni indipendenti più diffuse nel circuito urbano nazionale del periodo.

Ebbene, la produzione artistica di Madafferi si contraddistingue per una forte coerenza tematica: al centro delle sue opere ci sono più di tutto la libertà, l’identità, la memoria collettiva e l’immaginazione come forma di resistenza e rinascita.

L’uscita del nuovo lavoro è prevista per dicembre, ma ad anticipare il tutto ci saranno alcuni singoli che faranno da apripista. L’opera sarà un Ep acustico, prettamente Pop, incentrato su tematiche che graviteranno intorno all’amore e su diverse sfaccettature esperienziali ed emotive di questo sentimento personale quanto universale.

Lo abbiamo incontrato, Matteo Madafferi, che, siamo certi alcuni di voi ricorderanno, è stato tra l’altro una delle penne più acclamate di Uki… e ancora una volta si è parlato di musica, cultura e società.

A Natale arriverà questo nuovo Ep. Stavolta si tratta di un lavoro acustico e cantautorale, una strada che hai iniziato ad intraprendere da un po’… Dacci alcune anticipazioni su cosa dobbiamo aspettarci da questo disco…
Parto dicendo che volevo fare un disco intero. C’era tanto materiale e volevo produrlo tutto, ma ho ricevuto feedback che mi hanno sconsigliato di produrre un disco intero, è roba da vecchi… Meglio così, registrare un album è sempre faticoso! In questo ep troverete una voce molto diversa dal solito, ho sperimentato le note basse del mio registro sonoro e onestamente le ho trovate interessanti. Avremo un po’ di fingerpicking e momenti più cantautorali alternati ad altri più pop. Il testo sarà come spesso faccio in inglese, ma mi sto aprendo all’idea di cantare in futuro più spesso in italiano. Sono curioso di sapere se piaceranno anche il basso e la batteria visto che sono sempre io a suonarli.

Come è stato vivere questo ritorno al cantautorato nel bel mezzo dei Social, in un periodo così svogliato e non attivo (non solo politicamente ma anche culturalmente) in cui solo la Trap sembra riuscire ad accendere la gioventù di oggi?
Ormai credo che il mondo musicale sia scisso in due monconi inconciliabili: quelli che vedono la musica come professione da cui tirar fuori dei soldi e chi la vive come forma d’arte che in via indiretta può rivelarsi fonte di reddito. Io la vivo in quest’ultima maniera, e per chi mi conosce sa bene che ho spesso rifiutato di aderire al pensiero unico di primo tipo. Non amo cavalcare l’onda, non faccio amicizie di convenienza, dico sempre le cose come stanno. Sono pochi gli artisti che stimo e con cui ho avuto rapporti di amicizia, e di solito la pensano come me. Tra tutti voglio ricordare Paolo Benvegnù, luce nel mare di melma degli ultimi anni. Ecco se ho percorso questa nuova via lo devo sicuramente in parte alle sue canzoni. Resilienza è una parola che quando parlavo con Paolo era sempre messa da parte a favore di un’altra parola, ben più importante: resistenza. E non l’abbiamo scelta a caso.

Qual è il tuo rapporto con l’IA? Soprattutto in merito alla musica e alle questioni riguardanti la composizione stessa o l’identità originale e autoriale?
Se l’IA è un qualcosa, un mezzo, che permette alle idee di fluire meglio, ben venga. Un po’ come i vecchi loop, se devi fare una bozza di un pezzo è comodo avere il batterista virtuale a darti l’idea di come possa suonare. E ti dirò, vista la mediocrità delle canzoni in giro, e degli autori, forse meglio dare in pasto ad una IA la produzione di musica spiccia, permettendo ai veri autori, quelli bravi, di emergere. Ha senso oggi sentire a Sanremo canzoni pessime scritte dagli stessi autori, che attenzione le scrivono così per costrizione non per capacità, al posto di canzoni pessime scritte da una IA? Meglio a questo punto lasciare agli autori la possibilità di scrivere belle canzoni e le canzonette alla IA.

E quindi il rock è morto o no?
Il rock non è morto. Penso sia più morto Dio che il rock. Ci sono tanti artisti incredibili che stanno uscendo, Yungblud, Cardinal Black, sono tornati i Jet, i Darkness, ma anche Paolo Nutini. Si sono riuniti gli Oasis, i Blur, i Guns. Benson Boone tira fuori i Queen… Superata la Maneskinmania, che sono stati una band molto mediatica ma riguardo i contenuti potremmo discuterne per ore, siamo tornati ad una versione del rock meno mainstream e più artistica. Se il rock era morto, beh è chiaro che sia risorto.

 Possiamo allora dire che il tuo è un ritorno alle origini?
Credo proprio di sì. Negli ultimi 4 anni, complice la paternità, mi sono isolato da tutti e ho ripreso a studiare musica da zero. Senza pregiudizi di alcun tipo. Mi sono avvicinato di nuovo al Blues, al Soul, e ho scoperto tanta musica che non conoscevo. Forse avevo anche io bisogno di rinascere dopo la paternità, forse questo cambiamento necessitava di un cambiamento anche musicale. Forse avevo bisogno di rinascere anche io, e penso di averlo fatto nel migliore dei modi.

Cosa ti aspetti dal prossimo futuro e da questa nuova esperienza? Dove possiamo trovarti per sapere di più su di te? I tuoi lavori e l’Ep in uscita?
Questo è un nuovo inizio. Lo affronto con la stessa luce negli occhi che avevo a vent’anni, quella che non ha bisogno di certezze, solo di passi sinceri. Quel che verrà lo lascio scorrere, senza fretta e senza peso — ora conta soltanto il presente. Desidero tornare a parlare la lingua che più mi appartiene: la musica. Viverla, come si vive un amore profondo, senza spiegazioni, senza condizioni.
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