Il Malessere (3)

Condivido uno studio, in 5 parti, come riflessione sulla ricerca della felicità, sulla scia dei più grandi insegnamenti spirituali e filosofici di tutte le civiltà della Terra dalla notte dei tempi, fino alle ultime avanguardie scientifiche… [ PART 3 di 5 ]

Ricorda che tutto ciò che ascoltiamo è un’opinione, non un fatto. Tutto ciò che vediamo è una prospettiva, non è la verità […] Se qualcosa di esterno ti affligge, quel dolore non è dovuto all’evento stesso, ma al significato che gli dai, e hai il potere di eliminarlo in qualsiasi momento […] Tu hai il potere sulla tua mente, non sugli eventi. Renditi conto di questo e troverai la forza» – Marco Aurelio

Alla luce di quanto descritto nei primi due articoli, possiamo concordare con gli esperti che affermano che ciò che ci interessa abbastanza, da mettere in moto la nostra Volontà, è in definitiva ciò che viene creato e manifestato nel nostro mondo, nel bene o nel male.
Io prima penso ad una cosa, e poi agisco per realizzarla: è così che la mente crea la mia realtà; attraverso l’azione, l’espressione – che inevitabilmente genera Karma – per mezzo del fare – che dunque va temperato e ben gestito… Se non lo faccio, la mia vita diverrà il prodotto di cause e speranze irrisolte, cosa che non può far altro che generare altro Karma negativo nelle generazioni a venire…
Quando si concentra la mente su un desiderio specifico, il cervello crea un impulso elettrico unico, e quell’esperienza può dunque essere incarnata, convertita in energia… e dunque in un fare – che non di rado diventa una dipendenza (quando si rimane sotto l’abbaglio della luce mondana di Lucifero nella seduzione del desiderio)! Allora il nostro Io si afferra agli attaccamenti, generando tracotanza (una vita dietro a fisime, apparenze, aspettative, successi agnognati, ecc.), e in quel momento accade che tutte le energie negative convergono verso il nostro Campo, è come il miele per un orso, si rimane invischiati in vortici di “opposizione”. In sostanza è qui che si nascondono le serpi, le antiche esoterie parlavano infatti del Satana ingannatore (dèmoni, dei irati, mostri, angeli caduti…), forme-pensiero infestanti e inquinanti (tutte metafore o allegorie per indicare egocentrismo, attaccamento, avversione, avidità)… Quelle forze energetiche sono potenze distruttive che governano le leggi del Cosmo, perciò ci sono gli Archetipi di quelle creative e quelle distruttive, così come ci sono metafore sugli Angeli del bene e gli Angeli Caduti che, nel bel mezzo del nostro subconscio, fanno la parte dell'”avvocato del diavolo”, appunto. È il Satana che tenta il Cristo, sono gli Spiriti disincarnati che influenzano l’aura psicoemotiva delle persone, oppure concentrazioni energetiche negative ancora più impattanti in certi gruppi sociali… seppur tutto rimanga sempre all’interno del “Disegno Divino”. Per le antiche Sapienze Iniziatiche non esisteva il problema del “Male”, piuttosto del “malessere”, è la sofferenza la causa e l’effetto della “caduta” umana…
Certamente
 la mentalità e le interpretazioni oltretutto sulle aspettative del mondo, sono tutte cose che influenzano la percezione della propria vita e lo stato di benessere, pertanto il linguaggio (in quanto in primis “linguaggio mentale”) è un mezzo fondamentale per narrare e costruire realtà. Le energie che uso per leggere la realtà mi consegnano a comportamenti che influenzano il (mio) mondo. Come suddetto, tali forze vengono intercettate, e provengono, da dinamiche cosmiche e campi entropici di forze centrifughe (vedi l'”Astrale“), che ci separano dal Centro unitario del Divino… e tutto si gioca nella MenteOltretutto la narrazione porta in essere le cose, ergo come nomino e do’ significato alle cose determina il sapore e il colore della mia seduzione all’esistenza reale, secondo il solo punto di vista dei miei (egocentrismo) desideri condizionati. Un’allegoria di tutto ciò è citata da Filippo, nel suo Vangelo, in cui usa la metafora degli Arconti per evidenziare la loro strategia di utilizzare il potere dei nomi al fine di confondere e manipolare l’umanità, distogliendola dalla verità e dalla libertà autentica (secondo i loro “Spirito di Opposizione”)
«Gli arconti vollero ingannare l’uomo, a motivo della sua parentela con quelli che sono veramente buoni. Presero il nome di coloro che sono buoni e lo attribuirono a coloro che non sono buoni, per poterlo ingannare mediante i nomi e poterlo vincolare a quanti non sono buoni. In seguito, se essi fanno loro un favore, li allontanano da quelli che non sono buoni e li collocano tra i buoni, che essi conoscono. Essi, infatti, vogliono eliminare chi è libero e farne un loro schiavo per sempre».
Anche
 in questo senso le antiche Tradizioni preservavano la loro mente yogica attraverso pratiche numinose al fine di proteggersi da queste eggregore, proprio perché l’incarnazione delle energie era importante durante lo svolgimento dei riti di purificazione agli Dèi, o quando si aveva appunto a che fare con le Virtù o gli Eroi per cercare di sublimare la propria Anima. L’intento era quello di riportare in “luce” gli Archetipi e i Simboli, ossia gli imprinting emozionali in grado di ispirare un certo tipo di vibrazione sottile, un sentimento portato a motivare un certo tipo di comportamento consapevole, semmai più virtuoso… allo scopo di ascendere al Bene, Principio Supremo.
Questo sta anche a significare che il nostro mondo è così com’è perché alla maggior parte delle persone non importa abbastanza, cioè non è consapevole di se e della vera natura di ciò che lo circonda, lasciando strisciare solo il mondo delle proprie relative rappresentazioni automatiche.
Anche se tutti dicono diversamente con tante belle parole, nessuno si impegna mai veramente abbastanza per cambiare la propria “vita interiore” attraverso le proprie azioni! Illusi dalle nostre storie e zone di comfort, ci tiriamo avanti col pilota automatico (desacralizzato), trasportati da abitudini e necessità – influenzati dalle energie negative astrali. La nostra attenzione non è mai sul vero problema o stato delle cose. Ma solo sulle lagne e gli attaccamenti del nostro Ego, oramai sotto scacco delle Potenze astrali (“veleni mentali”)… Seppur viviamo certamente momenti di grande felicità, non di rado siamo costretti a fare cose che in altre circostanze, liberi di esprimerci per davvero, non faremmo mai! E oltretutto sappiamo che il successo non è sempre garanzia di felicità, o comunque, quante persone sono davvero giunte di fronte a sorella Morte con il cuore più leggero di una piuma, come prescriveva e raccontava il mito egizio della pesatura del cuore!? Se all’ultimo respiro della sua vita, l’animo umano non si è liberato dai suoi attaccamenti, continuerà infatti a soffrire attraverso ulteriori reincarnazioni.
Ecco che a causa della nostra inconsapevolezza veniamo distratti da una coltre di giudizi, condizionamenti, automatismi, Bias psicologici, modi di fare o di essere, ecc.
Ebbene, per comprendere cosa sia e come si genera il malessere o la sofferenza psicologica, dobbiamo aver ben chiaro questo: il disagio è la misura della distanza tra ciò che sono (la mia natura, la mia essenza) e ciò che invece penso di essere, o ciò che vorrei essereinsomma dipende dall’idea arbitraria che ho di me – che non corrisponde quasi mai ai miei desideri più intimi, ma solo a quelli condizionati. Ecco che il problema non è il mondo la fuori, ma le aspettative che io ho sul mondo! Finiamo per desiderare un mondo illusorio esaltato solo da prospettive materialistiche e seduttive, troppo condizionati da eggregore e schemi mentali nefasti.
Di fatto, la persona che rimugina il passato, quella che è sempre proiettata al futuro e quella che vive ogni momento con costanti filtri nella mente… vive una vita fittizia, separata dalla realtà: si tratta di un presente alterato, perturbato, non reale! Siamo persi in un mondo fittizio che non ha a che fare con il vero stato delle cose ma che invece ci getta nei film della nostra testa ossessiva! Ecco perché il malessere dipende dalla distanza che c’è tra le cose per come sono e l’idea che invece abbiamo di noi stessi.
L’origine della sofferenza sta nel pretendere di “voler vivere” in un’altra dimensione che, di fatto, non esiste.
La persona che rimugina soffre non perché pensa al passato, ma perché vorrebbe tornare a vivere nel passato.
La persona che è in perenne ansia soffre non perché pensa al futuro, ma perché vorrebbe già vivere nel futuro.
La persona che giudica nel presente soffre non perché pensa ad altro, ma perché vorrebbe vivere in un’altra condizione, diversa da quella attuale.
Tutto sta in questa enorme, grandissima illusione: pretendere di voler vivere luoghi e modi in cui non è possibile vivere.
Tutto ciò che ci provoca malessere quindi è la “non accettazione”, la rinnegazione della situazione che si sta vivendo adesso in questo istante. Invece di lasciar andare e seguire il flusso – poiché siamo “finestre” attraverso le quali il Divino sperimenta se stesso – ci inchiodiamo invece su desideri e smanie di grandezza convinti di essere una persona senza limiti di conquista, fissati nel voler creare realtà a noi comode giacché spinti da un orgoglio luciferino senza controllo!
In ragione di ciò, noi abbiamo fino a 70.000 pensieri in un giorno, ma se la maggior parte dei pensieri di oggi sono gli stessi che ho fatto il giorno prima, come posso pretendere che cambi la mia realtà? La stessa scelta porterà sempre lo stesso comportamento e quindi la solita esperienza emozionale.
Tutto questo si manifesta a causa dell’attaccamento al nostro senso dell’Io, un sentimento familiare che ci identifica nella nostra storia, la nostra “narrativa”, riaffermando continuamente un’illusoria Identità (egocentrica)! Questo ci fa pensare come se tutto girasse intorno a noi! Come se la mia sofferenza fosse un qualcosa di insopportabile e ingiusto! Ci si sente il dolore addosso come la felicità d’altronde, peccato solo che la sofferenza sia più a buon mercato! Rimaniamo invischiati in una ragnatela di incombenze e credenze che traumatizzano il nostro Inconscio per una vita intera! Quante guerre? Quanti morti in nome dell’Ego? Dell’Onore? Della Famiglia? Della Patria? Tutte credenze, modi di essere e pensare condizionati… Questa è la Caduta, l’Ignoranza di cui parla il misticismo esoterico. Il Diavolo dei Tarocchi indica non a caso le “dipendenze” (attaccamenti) che ci separano dal Principio Supremo, ergo dalle Virtù, dal Bene e dal Bello, ma soprattutto dalla facoltà di percepire l’Essere per ciò che è, e non secondo i capricci dell’Ego – quella facoltà cioè che ci riunirebbe semmai con l’Invisibile, il magico, lo Spirito… piuttosto che con la materia, la carne e le gratificazioni illusorie. Di fatto, questo programma mentale reiterativo è proprio il Karma, che ci incatena alle conseguenze delle nostre azioni inconsapevoli… E il nostro libero arbitrio si è perso nell’angoscia di quel programma! Perso tra gioie e dolori, brame, piaceri, aspettative e delusioni… Anche gli artisti (quelli Iniziati) avevano compreso che il “diabolico” evita il cuore per passare invece direttamente dalla testa, più di tutto per la “ratio”, quella logica con cui la razionalità costruisce morali arbitrarie e mondi fittizi utili solo ai potenti… Ecco allora Dante che nel XXVII Canto dell’Inferno fa dire al diavolo: «Forse tu non pensavi ch’io loico fossi!»; mentre nel “Faust” di Goethe, Mefistofele consiglia alla matricola di iscriversi ad un “corso di logica”…
Insomma il nostro senso dell’Io diventa un film mentale, creato dall’Ego periferico che appunto mette in scena – col nostro fare – un’esteriorità in cui ci identifichiamo il tempo di una vita; ma di fatto un Io/Ego intrinseco non esiste, esiste solo il flusso esperienziale dell’Essere Psichico (Spirituale) – infatti l’unica ontologia esistente, come insegnano oggi i filosofi della scienza, sta solo nel “significato” dell’esperienza. Nonostante ciò ci attacchiamo ad una materiale “storia” di vita che oggi ci sta chiedendo il conto, pensiamo ad esempio in fatto di inquinamento e crisi sanitarie ed economiche. È il prezzo da pagare.
L’animo umano non deve sprofondare nella corruzione; l’uomo non è solo ciò che identifica una vita fatta di lavoro, ruoli e incombenze sociali, sacrifici, obiettivi mondani, e menate del genere, quelle dovrebbero stare in un bel ed entusiasmante gioco; come d’altronde lo è la vita intera! Ma la vita è Vita! Non è morte! La nostra unità di consapevolezza (Anima / Sé) è una goccia dell’oceano di consapevolezza di un universo senza tempo, dunque c’è una parte di noi che è immortale! In questo senso tutto cambia, l’intera esistenza dovrebbe ergersi con gioia sopra il mal di vivere – perché il patimento/sofferenza è inevitabile in questa dimensione del “fare”, ma noi siamo qualcosa di più grande: non saremo sempre e solo questa “persona”, noi siamo invero lo spirito che attraversa una miriadi di “manifestazioni”…
Il segreto allora è vivere una vita più impersonale, essere “distaccati” dall’identificazione dell’Io che desidera incessantemente, per diventare piuttosto solo un “Testimone”, un Soggetto che osserva la vita che accade nello “spazio della sua mente”, e per questo se la gode!
Ecco perché il vero senso della Vita diventa un gioco da decifrare attraverso le leggi di natura, attraverso cioè la Voce del sovrasensibile che ci unisce, già descritta negli articoli precedenti; lì c’è sempre terreno per la nostra vera natura, i nostri talenti: ciò che ci unisce con l’essenza e il richiamo dell’Essere ormai libero da incubi o simulacri, lì si compie il nostro vero destino!

Fatale

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5 Comments

  • Tutto il senso del Male, le forze negative o demoniache, ecc. possono essere trovate nella citazione iniziale di Marco Aurelio. Tutto sta nella capacità di modellare il potere della mente… le egregore e le forze intrapsichiche entrano nell’aura dell’uomo rendendolo succube delle emozioni più basse, ma soprattutto di un inconsapevolezza complice delle peggiori tragedie dell’umanità

    Grazie Fatale, sempre illuminante!

  • ancor di più la citazione del vangelo di filippo ci fa capire come operano i politici e i finanzieri sul linguaggio politico, economico ma soprattutto sociale e di propaganda… l uso di un certo linguaggio, l usare persone buone, come ad esempio si pensa di un politico, per affermare invero il peggio del peggio …
    La cosa sconcertante è che è la nostra mente in verità ad essere il teatro di questo scontro tra le forze del bene e del male. Tutto dipende dal nostro stato emotivo, dalla nostra capacità di pensare in modo corretto, giusto, ecc. tutto dipende dal non cadere in tentazione …

  • Tutto ciò che vediamo è una prospettiva, non è la verità …..
    …dice marco aurelio…
    .. e poi pero’ tutti son convinti avere la verita’ e per questo si fanno le guerre

    finalmente un articolo che parla del MALE senza citare cazzate o fandonie varie, ma rimanendo aderente agli insegnamenti delle antiche tradizioni spirituali

  • insomma lo scontro tra il bene e il male è una lotta che sta dentro la nostra mente. come dice sempre Fatale, è dentro le nostre teste che si gioca la partita

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