Verdena @Vasto Siren Fest -07/2015

Un viaggione sospeso fra cielo e terra, a strapiombo sul mare... per una serata speciale anche con i Sun Kill Moon, Clark e Jon Hopkins

Arriviamo a Vasto che son già le due di pomeriggio. L’aria è buona, il posto pure. Tempo di sistemarsi e scendiamo in spiaggia su un lido che poi ci accorgiamo essere perlopiù per anziani (il barista ci dice: “Era dal ’65 che non vedevo così tanta gioventù su questo lido). Nel percorso di ritorno mi accorgo però che in paese la situazione è ben diversa: i volti, le maglie, i capelli sono già riconoscibili, Vasto si avvia alla Seconda Edizione del “Siren Fest“, e, in questa ‘piccola’ città abruzzese, tutto sembra essere al suo posto.

Varco gli ingressi per piazza del Popolo verso le 20.30 e subito vado a spararmi i Sun Kill Moon al cortile d’avalos. Kozelek incalza la folla alla pace e al silenzio, preludio perfetto per il rovesciamento dei giochi che di lì a poco si sarebbe realizzato con i Verdena. Finito il fantastico live dei californiani, la gente si sposta in massa a piazza del Popolo, lì vicino.

Lo spettacolo è bellissimo: il palco è praticamente a strapiombo sul mare, un terrazzo sospeso fra cielo e terra. I Verdena non si fanno attendere e subito attaccano con “Alieni Fra Noi“, pezzo non fortissimo ma che serve a riscaldare gli animi e permettere a tutti di arrivare dal live dei Sun Kill Moon. Dopo “Alieni Fra Noi” infatti, si parte subito col singolone di “Endkadenz Vol 1“, “Un Po’ Esageri“, che immette tutti sui binari giusti; impressione rinsaldata dalla tripletta di brani successivi “Sci Desertico“, “Loniterp” e “Scegli Me“, tripletta che unisce sapientemente i suoni di “Wow” e i suoni di “Endkadenz Vol 1” in un connubio perfetto.
La corsa prosegue, sulla falsariga di “Wow” e di “Endkadenz…”, com’è giusto che sia, ma Alberto decide di regalarci anche alcune chicche: ovviamente “Valvonauta“, classico intramontabile della band bergamasca, e soprattutto “Miami Safari” e “40 Secondi di Niente“.

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Avevo visto già due volte i Verdena, ma raramente ho trovato tale naturalezza nell’esibizione.
Ultima chicca: prima di “Puzzle” hanno arrangiato per alcuni istanti l’intro di “Le Scarpe Volanti“, proprio a sottolineare quella continuità fra gli ultimi due album, totalmente differenti dai primi tre (“Requiem” è il punto di svolta).
Una delle cose belle di questa band è la promiscuità di fan sottopalco, c’è chi chiede ostinatamente “Balanite“, “Luna“, “Ovunque“, ecc… e chi, invece, come me, apprezza di più gli ultimi lavori senza farsi trascinare poi troppo dalle ansie giovanili del passato. In tutto questo, i Verdena riconfermano ancora una volta di essere la major band del bel Paese più interessante e forse anche più trasversale.

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Ah, dopo i Verdena hanno suonato Clark e Jon Hopkins: il viaggione sospeso fra cielo e terra, a strapiombo sul mare, non poteva chiudersi, forse, in maniera così compiuta e viscerale.

Domenico Porfido

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Scaletta Verdena:
Alieni fra Noi
Un po’ Esageri
Sci Desertico
Loniterp
Lui Gareggia
Scegli Me
Contro la Ragione
Derek
Il gulliver
Miami Safari
Nevischio
Trovami un modo semplice per uscirne
Puzzle (con intro de Le Scarpe Volanti)
Miglioramento
Valvonauta
Muori Delay
Rilievo
40 Secondi di Niente
Don Callisto
Funeralus

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