Trent’anni e due supplì

di Marco Caponera

Ehi! Sta’ attento amico! Ho roba da bere in mano!!!!

Jeffrey Lebowski, per gli amici the Dude.

 

Quindi.

Sabato ho compiuto 30 anni.

Ora.

Mi chiedo cosa ne dovrò fare della mia vita.

30 sono solo un numero in realtà, ma riprendersi martedì mattina dalla sbronza del venerdì, non è un numero.

Forse dovrei cambiare vita, comprare quella di qualc’un altro, anche in comodato d’uso, poi penso che a me non darebbero in affitto nemmeno una paletta per le mosche, figuriamoci una vita.

Un tizio su Ebay una volta l’aveva messa all’asta, la sua vita intendo, e aveva avuto anche molte offerte, solo che al momento della spedizione è arrivato un prete con un ufficiale giudiziario impedendogli di spedirla perché apparteneva a Dio.

Allora ho pensato che dovrei mettere la testa a posto, ma ancora non ho capito in che posto.

In un bicchiere di carta?

In una figa?

Sotto a un sampietrino?

Per il momento la tengo appoggiata sul collo, finché non casca da sola va bene.

Il fatto è che io, a trent’anni e due giorni ancora non ho capito perché mi devo staccare la testa a strattoni per far riaccendere la luce, mentre sono a pisciare dentro un bagno con gli interruttori con le fotocellule.

Forse dovrei cercare l’oracolo come in Matrix, oppure.

Oppure potrei fare mille altre cose, meglio segnarmele certe cose:

– Uscire nel week-end.

– Uscire di testa con un acido.

– Uscire dalla vita di qualcuno.

– Puoi scrivere un blog, una lettera al Papa, alla Gelmini, a chi ti pare.

– Addirittura potresti imparare ad usare la macchinetta digitale.

– Puoi lamentarti che il tuo ragazzo ti trascura.

– Che vorresti aprire un bar sulla spiaggia di Malindi.

– Che le donne sono tutte troie.

– Che gli uomini sono una massa di stronzi perché pensano solo alla figa.

– Che prima o poi quel film lo vedrò.

– Che non ci avevo mai pensato prima.

– Che non so come ho fatto fino ad ora senza.

E via dicendo.

I ritagli di tempo sono indispensabili per una vita vuota e solo a 30 anni inizi a prenderne coscienza.

Io nei ritagli di tempo faccio una vita normale.

Lavoro, pago l’affitto, studio, ho rapporti sociali, cerco di abbordare ragazze che non ci stanno mai etc…

Sarà per questo che non ho mai un mal di testa? Perché vivo ogni giorno come se fosse l’ultimo e vedo la mia vita come se non dovesse finire mai?

Poi ogni tanto ho il duro impatto con la realtà, tipo l’altro giorno.

Una signora è vicino al cassonetto con una busta in mano, io la guardo da lontano mentre arrivo, anche lei mi guarda, insistentemente.

Mi avvicino e mi fissa sempre di più, poi quando le sono a 20 cm mi blocca.

“Scusa giovanotto, solo tu puoi aiutarmi”

Pensavo che se ne uscisse con cose del tipo:

“Tu sei l’eletto, non quello poco abbronzato”

Poi si allontana dalla busta e mi fa:

“Lì dentro c’è il mio gatto, è morto, ma proprio non ce la faccio a buttarlo, è più forte di me. Tu che non lo conoscevi, tu puoi farlo…capito?”

Rimango un momento perplesso, a pensare che pure a me dispiace buttare un gatto come fosse un pacchetto di assorbenti usati, ma seppellirlo nei sampietrini è un tantino più complicato.

Allora la guardo, non le dico niente e poi prendo la busta e delicatamente la poggio nel secchione, ripetendomi il mantra:

“E’ solo una scatola di bastoncini findus, è solo una scatola di bastoncini findus….”

Mi giro, e la signora già non c’era più, chiudo lo sportellone del secchio e penso sia meglio prendere in considerazione la via della pesca a strascico, ma non so nuotare.

Allora faccio una cosa, continuo così, se mai arriverò a 40 anni ci penserò meglio, che a 30 proprio non riesco a pensare.

 da Mi Sento Osservato


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