Tre Allegri Ragazzi Morti @Atlantico (Roma) – 04/2016 + “Inumani”

Uno dei gruppi più longevi della scena indipendente italiana, mai domi nella ricerca e nella sperimentazione, mai spaventati dal mettersi in gioco.

1101 concerti dal 1994.
11 dischi, 95 canzoni, 400 minuti di musica dal 1994.
In queste due righe sono racchiusi, in dati, i 22 anni dei Tre Allegri Ragazzi Morti; 22 anni di carriera che li ha portati, e li porta ancora adesso, a sperimentare, a giocare e ad osare stili, collaborazioni e live da un capo all’altro del mondo.
22 anni di carriera durante i quali hanno accompagnato praticamente chiunque nella crescita: tutte e tutti noi abbiamo avuto la fase-TARM durante la crescita; qualunque sia la fase della vita in cui si conoscano per la prima volta, non si riesce ad abbandonarli facilmente e anche se per dei periodi più o meno lunghi non si ascolteranno, l’amore per loro tornerà prima o poi, un po’ come quegli amori che fanno dei giri immensi e poi ritornano. Il pubblico che era all’Atlantico era la testimonianza della carriera ventennale del gruppo capitanato da Davide Toffolo: sotto palco c’era chi nel 94 aveva 15/20 anni ed ora ne ha 20 in più, ma anche tutte e tutti quelli che hanno 15/20 anni adesso e chi li compirà tra un po’: nel pubblico c’era, infatti, una bimba di circa 10 anni che si agitava cantando i testi di quasi tutte le canzoni.

Ma arriviamo al live: su un fondale che riprendeva alcuni paper cut del disco, erano schierati i Tre Allegri diventati, per questo tour, Cinque Allegri Ragazzi Morti avverando la profezia del fumetto omonimo scritto da Davide Toffolo e che troviamo in edicola in questi mesi: ad accompagnare la band formata da Davide, Enrico e Luca, ci sono Andrea Maglia -conoscenza di vecchia data del gruppo- ed Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion, nuovo nella collaborazione con il gruppo di Pordenone nata proprio con l’ultimo lavoro discografico “Inumani“.
Tra gli artisti che hanno collaborato al disco e che sono saliti sul palco dell’Atlantico c’è anche Monique Mizrahi, che, insieme a Viterbini, ha suonato l’ukulele su “E invece niente” e che, col suo gruppo Honeybirds and the Monas è salita sul palco prima dei Tre Allegri Ragazzi Morti.

L’inizio, un po’ fiaccato sia dalla voce di Davide non proprio al top sia dal fatto che la platea conosceva poco le canzoni e non era propriamente partecipe della situazione, ha visto alternarsi alcuni brani da “Inumani” tra cui “A un passo dalla luna“, “La più forte“, “Persi nel telefono“, “Ruggero” che hanno poi lasciato il posto a brani già noti che hanno scaldato la platea (e la voce di Davide, tornata a splendere) e hanno (finalmente) fatto muovere e cantare tutti quanti “Quasi adatti“, “La canzone della cameriera” -accolta da urletti mutuati dalle beliebers più accanite-, “La poesia e la merce“, “Ogni adolescenza” (con il palco occupato solo da Toffolo e Viterbini che ha vestito la canzone con dei toni quasi country-folk azzeccatissimi), “Non guardarmi così“. Il gruppo ha proposto, inoltre, altri tre brani da “Inumani“, “E invece niente” con il suo dialogo a due tra ukuleli (Monique Mizrahi e Viterbini), “In questa grande città“, la cumbia scritta da Toffolo insieme a Jovanotti e dedicata dal palco romano a Gigi, lo storico fonico della band da poco scomparso, e “I miei occhi brillano“.

Proprio sulle note de “I miei occhi brillano” la band abbandona il palco e il pubblico inizia a strepitare per farli tornare; arriva Toffolo che dà al suo pubblico quello che gli chiede: la celebre scenetta in cui la platea manda a quel paese il gruppo sul motivo «..la vita è cattiva ma non l’ho inventata io, il concerto è finito!»; uno alla volta tornano sul palco anche i musicisti e il concerto riprende con il brano strumentale “Tubi Innocenti” da “Film|O|Sound“, l’ultimo lavoro discografico di Adriano Viterbini, accompagnato dalla band di Pordenone.
Con “La mia vita senza te“, “Vivere fuggendo” -la cover del brano de Il Pan del Diavolo, compagni di etichetta dei TARM-, “Voglio“, “Il Mondo prima” -con un magistrale assolo di Andrea Maglia-, “Di che cosa parla veramente una canzone” e “La tatuata bella” i Cinque Allegri Ragazzi Morti salutano il pubblico romano e invitano tutti al Monk per un after party.

 

Con “Inumani” i TARM si confermano assoluti sperimentatori in campo musicale e molto aperti a collaborazioni, che in questo disco sono particolarmente importanti nel numero, tanto che si potrebbe quasi parlare di un collettivo di artisti che ha firmato “Inumani“: Letizia Cesarini (Maria Antonietta, musica e testo di “E invece niente“), Vasco Brondi (testo di “Libera“), Alex Ingram (“Ruggero“), Pietro Alessandro Alosi (de Il Pan del Diavolo, per “Disponibile“), Peris Alati (testo di “C’era una volta ed era bella“); inoltre molti artisti si sono prestati con i loro strumenti e le loro voci nelle registrazioni del disco, tra questi -oltre i già citati Andrea Maglia, Adriano Viterbini e Monique MizrahiLorenzo Cherubini, Federico Gava, Paolo Baldini, Zeno Tami, Jacopo Garzia.

Dall’ascolto in cuffia era già palese ma dalla resa dal vivo è assolutamente indubbio che l’apporto di Viterbini a “Inumani” sia fondamentale: anche se a volte i virtuosismi e il suono inconfondibile del chitarrista romano potrebbero prevaricare il suono della band stessa, in realtà Adriano, che salta e incalza la band, va a inserirsi molto bene sui suoni, riempiendo vuoti e completando il tutto. Insomma la collaborazione tra i TARM e Viterbini è riuscitissima!

Quello che mi ha colpita molto (e un po’ turbata) dall’aspetto live di “Inumani” nel concerto romano è che sui primi brani del concerto, tutti appartenenti proprio a questo album, la voce di Toffolo era zoppicante, quasi faticava a rendere dal vivo l’atmosfera vocale che si respira nel disco e che è quella propria dei TARM; con i brani più datati, invece, è come se la voce avesse ripreso colore e coraggio.

Ad ogni modo quello del gruppo di Pordenone è stato un bellissimo concerto che non fa che confermare che i TARM sono uno dei gruppi più longevi della scena indipendente italiana, mai domi nella ricerca e nella sperimentazione, mai spaventati dal mettersi in gioco.

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Giorgia Molinari

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