Trascendenza e Tecnologia…

Il desiderio di trascendenza oggi sembra invadere la cultura tecnologica: un medium capace di recuperare il senso del noumeno nella nostra coscienza

È difficile definire il termine trascendenza. In realtà risulta difficile definirlo semplicemente perché viene usato talmente tanto che i suoi confini sono diventati labili ed è difficile quindi racchiudere il termine entro i confini precisi di una definizione netta. Inoltre la trascendenza, oggi come oggi, sembra sempre più legata alla tecnologia.

 

Cerchiamo allora di fare chiarezza e di procedere con ordine.

Primo step: intendiamo col termine trascendenza tutto ciò che va oltre il fisico, l’esperienziale, il razionale, il sensibile. Ciò che è trascendente, in un movimento verticale, è ciò che ascende, superando la materialità del sensibile.

Un’entità trascendete è anche un’entità che si trova già al di là del mondo fisico.

Il termine trascendente si oppone al termine immanente, che è ciò invece che è insito nella materia sensibile.

Spero di essere stato abbastanza chiaro. Per approfondimenti vi consiglio di leggere la voce “trascendenza” su Wikipedia.it.

Senza entrare strettamente nell’ambito filosofico-teologico, passiamo al secondo step e lo facciamo giusto per chiarire una differenza: non vanno confusi il termine trascendente col termine ‘trascendentale’. Questo secondo fu introdotto da Kant per definire lo studio di ciò che è trascendente, cioè lo studio di ciò di cui non possiamo avere esperienza, come le capacità intellettuali della mente, l’immortalità dell’anima e Dio: tutto ciò che non può essere toccato con mano insomma.

 

Da diversi anni ormai la trascendenza si è sempre più andata ad intrecciare con la tecnologia, il mondo dei robot, della coscienza che può vivere oltre il corpo, che è sensibile.

Facciamo alcuni nomi di rappresentanti di questa cultura: Vernon Vinge, che scrive “La Singolarità tecnologica“; Michael Benedikt, con la sua teoria del cyber-spazioMargaret Wertheim, con la sua “Nuova Gerusalemme”; Hans Moravec, col suo libro “La Singolarità è vicina. Quando gli esseri umani trascendono la biologia“, del 2005, e “Trascendent“, del 2009 e William Gibson con “Neuromante“.

Anche il cinema ci mette il suo, e così la prossima primavera potremmo vedere il film “Trascendence“, con protagonista Jonny Deep, che parla di un personaggio che muore ma che lascia sopravvivere la sua coscienza all’interno di un computer. Cosa diventerà la trascendenza dopo l’uscita del fim? Come sarà da intendersi? O meglio: come sarà intesa dalle persone che andranno a vedere il film? Se sarà un flop la questione magari non si pone! Ma se fosse un successo?

 

Da tutto questo si può vedere come un nuovo attore sia entrato in gioco e dopo aver invaso i piani dell’arte e della religione, per esempio, torna a farsi sentire invadendo anche il piano del trascendere: stiamo parlando della tecnologia.

Per il marxsismo e l’umanesimo ateo la trascendenza ha una direzione orizzontale, mentre quella tradizionale, come abbiamo già detto, ha una direzione verticale. Con l’entrata in gioco della tecnologia, la direzione assunta è, potremo dire, obliqua. Molti dicono che i computer fanno ciò che l’essere umano gli dice di fare, c’è sempre una mente superiore che crea la macchina, il resto è fantascienza. Ora però c’è da ammettere che questa consapevolezza nasconde forse un senso di inferiorità-dipendenza nei confronti delle macchine. Una dipendenza tale che se cessassero improvvisamente di funzionare, cadremmo in un’epoca che consideriamo lontana e primitiva e avremo una sorta di situazione alla “Revolution“, per intenderci. Per chi non lo conoscesse questo è un telefilm che comincia con la fine dell’elettricità e quindi l’inizio di una vita priva delle comodità che la tecnologia elettrica ha saputo darci.

 

Arrivati a questo punto però ci poniamo una questione: e se la tecnologia fosse da interpretarsi come una sorta di medium? Se la trascendenza fosse stata inglobata dalla tecnologia solo perché l’uomo vuole in qualche modo recuperare la fiducia nei confronti di un trascendere che aveva perso? Il senso della direzione obliqua assumerebbe ancora più senso così: c’è comunque un tendere verso l’alto, facendosi però aiutare da un mezzo terreno. Ecco allora che un esponente della teologia protestante, Ronald Cole-Turner, scrive in “Transhumanism and Transcendence” nel 2012 ..e intende proprio esplorare il desiderio di trascendenza che l’uomo nasconde nella tecnologia; Giuseppe Tanzella-Nitti parla di “categorie teologiche” riferendosi alla tecnologia nel suo Pensare la tecnologia in prospettiva teologica del 2011. René Munnik della Facoltà teologica di Tilburg ha di recente avviato un progetto di ricerca dal titolo “Trasformazioni della trascendenza nel contesto della cultura tecnologica“. Comincia il delinearsi di una nuova materia, presto nelle facoltà di teologia di tutto il mondo: elementi di teologia della tecnologia.

Roberto Morra

 

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16 Comments

  • io credo che la trascendenza possa entrare in gioco nelle macchine solo quando si comincia a parlare di potenti software in grado di creare intelligenze artificiali…. quando si mette a confronto con la coscienza

  • il problema sussiste sia che si decide di fare o non fare queste meccanizzazioni….la questione è speculativa, filosofica e del tutto reale!

  • indubbiamente la cultura digitale con le sue interfacce virtuali e non solo può stuzzicare in un certo qual modo il desiderio di trascendenza, se di fatto non la vediamo nell’ambito delle relazioni virtuali (vedi i Social Network) ma più che altro nelle suggestive peculiarità della dimensione virtuale, che ci mette a contatto con una realtà “altra”.
    in effetti è un punto di vista molto interessante, così come il fatto che questo medium potrebbe davvero colmare quel vuoto dovuto al disincanto della secolarizzazione.
    Sono spunti di riflessione davvero interessanti. Altro bellissimo articolo qui si Uki e complimenti a Roberto Morra

    • Ciao Chiara,
      grazie al percorso dello Shiatsu che ho intrapreso, mi sono reso conto che il senso di vuoto in realtà altro non è che una forte attrazione verso (Roberto Morra insegna) il trascendentale.
      Il disincanto credo sia il frutto della scoperta di qualcosa che va oltre ciò che conosciamo; se l’occidente vive questo disincanto e spinta verso altre realtà, è incredibile come l’oriente abbia preso il percorso inverso.
      Yin e Yang, prima, era Oriente ed Occidente, ed oggi la situazione mi sembra si stia invertendo.
      La tecnologia ha – secondo il mio parere – una duplice funzione, a secondo di chi la stia osservando: offermazione di pensieri concreti e materiali per alcuni, ricerca spasmodica di conoscenza d’altre dimensioni (cybernetica, meccanica quantistica) per altri.

  • tutto ciò dimostra che qualsiasi cosa fa, l’uomo finisce sempre a cercare, oppure a ritrovarsi, in confronto con l’Assoluto… cambiano i tempi, cambiano i medium…ma il desiderio di trascendenza evidentemente fa parte dell’essere umano

  • Ciao, articolo interessante!
    Vorrei commentare un passaggio in particolare:

    <>

    Credo che venga sottovalutato il concetto di esperienza (a mio parere).
    Wikipedia definisce “l’esperienza” in diversi modi:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Esperienza L’esperienza non necessita di un “contatto” materiale: quindi si puo` avere una esperienza anche con le capacita` intellettuali della mente, con l’anima, e con Dio (anche se io non sono credente, ma ora parlo in generale).
    Credo che il conoscere se` stessi, riscoprire la consapevolezza di se`, metter da parte il pensiero e la mente e far venir fuori il tuo spirito/anima/coscienza (anche se alcuni separano questi livelli) sia proprio un’attivita` esperenziale.
    Argomento lungo, mi fermo qui, spero di aver dato almeno una vaga idea di cio` che intendo.
    Grazie per aver pubblicato questo interessante articolo!

    • bè si, concordo. sebbene comunemente esperienza viene usato in circostanze “materiali”, in verità il termine racchiude un po’ tutte queste teorie anche..

    • certamente, ma le sue implicazioni sono davanti a noi tutti i giorni…..si parte sempre dal soggettivo,che poi crea l’oggettivo

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