The Niro (ospite speciale Paolo Benvegnù) @ CantianoLive – 09/2017

Così uniti mai più

Cantiano, quale dio t’ha baciato il collo spezzando l’assedio delle montagne che ti sottraggono all’universo?
Ti bastava una kappa nel nome per avere stuoli di polverosi filosofi a indagarti per il resto della tua esistenza, invece eccoti qui. Un paese di duemila anime.
Se abbiamo un’ora possiamo stringere la mano di tutti i tuoi abitanti, se ne abbiamo un’altra mezza impareremo ogni tua strada a memoria. Per il concerto c’è tempo, prendiamoci qualche respiro e costeggiamo il ruscello, attraversiamo ponti, prendiamoci un caffè in piazza e poi abbracciamoci, sperando di sfuggire agli agguati dell’autunno.
Ci sono tanti campi e poco campo, qui, l’intelligenza dei telefoni serve a poco. Spegniamoli.
Che si fa stasera? C’è un bar fuorimano col karaoke, troveremo il tizio col codino che si ama; guarnisce i Litfiba con i suoi urletti artistici e gode tanto. Ha il microfono incatramato alla mano e non lo lascerà mai più a nessuno: è il suo scettro e lui è il re dell’universo. Intanto il signor gestore è quasi giovane per qualche anno ancora, ma non è nella migliore delle sue serate e ha perso il polso della situazione. L’anima gentile di una cliente decide di garantirgli una sopravvivenza, rinuncia alla sua serata in libera uscita e si mette al lavoro dietro il bancone. Se poi ci viene pure voglia di farci assassinare, possiamo contare sul tizio con il cappellino che non aspettava di meglio; è felice di vedere gente nuova che non ha mai picchiato prima, così ci implora di uccidere l’arciduca Francesco Ferdinando dandogli l’occasione per sfoderare le sue nocche annoiate. Ma noi migriamo altrove.
Che si fa stasera? L’altro bar del paese trasmette la partita della Juve, la signora barista minaccia il vecchio col riporto e i capelli tinti male di buttarlo fuori se non la smette di urlare come un disgraziato contro la televisione. Alcuni, appostati fuori, aspettano il fischio finale per ballare sulle note di musica sudamericantiana. Ma noi migriamo altrove.
Che si fa stasera? Attraversiamo la strada ed entriamo nel Teatro Comunale, ancora riecheggiante di recite di Natale e spettacoli in dialetto. La signora ha riempito i tavoli di pasticci dolci e salati sbocciati direttamente dalle sue esperte mani, se ci va possiamo prenderli senza passare alla cassa. Le sedie di plastica accatastate al lato della sala vengono liberate e si trasformano in platea. E un po’ alla volta si riempiono di gente.
Noi ci dimentichiamo delle nostre vite e ci ricordiamo della vita, il tempo gira a un tempo diverso e senza neanche capire quando è successo ci si ritrova a parlare con gente che non ha una foto del profilo.
Alcuni sono venuti qui attratti dal nome dei musicisti, ma solo pochi (il concerto è molto secret! Shh!). Perlopiù trovi persone che non incroceresti mai a un concerto, sono qui e non sanno nemmeno chi siano quelli che saliranno sul palco, ma hanno voglia di scoprirlo ora che sono a pochi passi dalle loro case. Forse tutto il torpore che serpeggia tra queste pietre regala una curiosità antica verso le cose, come se fosse ancora possibile volersi sorprendere. Ragazzi e signore intrecciano le orecchie per raccogliere le stesse note.
Non ci sono web marketer, booking, uffici stampa, sponsorizzazioni su Facebook o disclaimer che tengano, scordiamoci file per i biglietti, pass, scorni, trappole, prenotazioni. Qui succede l’irrecuperabile: ti trovi a invitare degli artisti e ti trovi davanti gli uomini.
DavideThe NiroCombusti e Paolo Benvegnù, pieni di sangue e di carne e di pelle e di mani e di voce.
Con le chitarre portate per l’occasione da giovani liutai che scendono da Gubbio, due persone si ritrovano su un palco che non è mai stato così vicino. Stasera l’arte non ha bisogno di farsi scrivere con la maiuscola per darsi un tono, torna a spartirsi le radici con l’artigianato.
E quei due, lo vediamo, non si stanno esibendo per un pubblico, suonano invece per una comunità.
C’è un cerchio ininterrotto che unisce chi suona e chi ascolta in un unico abbraccio, siamo ateniesi a teatro per fede, cortigiani che ascoltano sonetti davanti al fuoco. Siamo un pugno di persone e un piccolo incanto condiviso necessario a conoscerci e a riconoscerci.
Stati uniti mai più, così uniti mai più.

L’unica scaletta nel teatro erano i quattro gradini per salire sul palco, per il resto The Niro fa un po’ quello che vuole. Riempie la sala con le sue sedici dita che mai si fermano, con la sua voce che si arrampica verso il tetto. S’era messo d’accordo – in tempi non sospetti – con Benvegnù per suonare insieme tre brani, ma stavolta non è a Sanremo e nessuno gli mette programmi e scadenze sotto il naso, nessuno gli dice a che ora deve finire. L’amore trionfa, richiama Paolo sul palco e fanno valere ogni millesimo della loro libertà improvvisando “Summertime” e “Hurt” (nella versione di Cash).

Poi Davide prosegue, sa che è un concerto segreto e si abbandona ad anteprime di canzoni che sono ancora segrete. Va avanti fino a quando non decide che il concerto è finito, e allora il concerto magicamente finisce.
Si riaccendono le luci, i musicisti scendono quattro scalini e sono ancora persone. Abbracciano le signore commosse, stringono le mani senza calli da chitarra e poi – dài – ci si va a prendere un caffè insieme. Magari più tardi andiamo insieme a ubriacarci e a vedere se il tizio con il cappellino ci uccide o meno.
Per il momento la notte è arrivata, il freddo ci soffia addosso come un presagio dei giorni che ci attendono e noi, stretti nelle giacche, camminiamo fianco a fianco, senza immaginare quanto, all’improvviso, siamo diventati esseri umani.

 

Matteo Mammucari

Foto: Riccardo Martinelli

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> Il concerto segreto di The Niro si è tenuto a Cantiano il 23/09/2017 ed è stato organizzato dall’Associazione Culturale Alter Erebus – in particolare da Nicholas Ciuferri, Riccardo Martinelli, Daniela Camborata, Cristina Camborata – con la collaborazione dell’Assessore alla Cultura: Mirko Sebastiani, Adriano Naticchi, David Nadery… e noi di Uki.
Chitarre fornite da: Liuteria Garage Made – nelle persone di Antonio Ceccarelli e Valentina Pongetti.

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