The Imitation Game: Alan Turing

Il film celebra la vita di un genio la cui eredità scientifica è stata oscurata per decenni

Qualche giorno fa un gruppo internazionale di ricerca ha dimostrato che strutture complesse che si formano sulla superficie di film di polimeri possono essere interpretate secondo la teoria elaborata dallo scienziato britannico. Eroe di guerra, finito in disgrazia per la sua omosessualità, Alan Turing è stato recentemente celebrato anche da un film candidato all’Oscar

 

Tratto dal romanzo di Andrew Hodges, “Alan Turing. Storia di un enigma“, il film intende risarcire la figura di Alan Turing (dopo il mea culpa tardivo del governo inglese) mettendo sullo stesso piano l’unicità del genio e una personalità estremamente vulnerabile. Il racconto oscilla così tra ammirazione e compassione per un uomo straordinariamente dotato e altrettanto straordinariamente solo.

 

Rifiutando la classica linearità del biopic, “The Imitation Game” del norvegese Morten Tyldum cerca di cogliere il senso di una vita attraverso l’articolazione di tre momenti temporali distinti ma tra loro fortemente intrecciati in un millimetrico gioco di flashback (anche grazie al montaggio funzionale di William Goldenberg).

Il film segue il pioniere della computer science in un percorso a ritroso nel tempo. Si comincia negli anni ’50, con l’interrogatorio presso una stazione di polizia, cui seguirà un’infausta condanna e il relativo carico di tragiche conseguenze. Ci si addentra poi nel cuore della pellicola: gli anni durante i quali, in piena Seconda Guerra Mondiale, Turing e alcuni tra i più brillanti linguisti, analisti e matematici britannici misero a punto un sistema in grado di decrittare la diabolica macchina di comunicazione nazista “Enigma“. Si arriva infine all’adolescenza infelice del protagonista nel 1927 alle Sherborne School nel Dorset, dove il 15enne Alan Turing è uno studente schivo e impacciato, destinatario del bullismo dei suoi coetanei ma anche delle premure di un compagno di classe, Christopher, che gli farà scoprire crittografia e orientamento sessuale.

Il titolo, “The Imitation Game“, fa riferimento a un libro mai scritto da Turing, in cui si sarebbero teorizzate affinità e differenze tra il pensiero umano e quello della macchina. Ma può anche riferirsi beffardamente all’unico gioco che vide Turing sconfitto: quello dell’imitazione e del camuffamento sociale che, vi fosse riuscito, gli avrebbe salvato la vita.

 

È passato poco da quando Alan Turing è stato ufficialmente riabilitato dalla Corona inglese, con somma gioia di quanti hanno lottato per vedere esaltata la memoria di un genio e l’inevitabile polemica per le migliaia di omosessuali che in Gran Bretagna hanno patito il carcere e non godevano della notorietà dell’uomo che decifrò il “Codice Enigma“. Ma è bastato poco perché il fantasma di Alan Turing saltasse fuori dalle pagine della storia per infilarsi prepotentemente in quelle della cronaca. Cronaca dello spettacolo, perché la cinematografia non aspettava altro che il “royal pardon” di Elisabetta II per raccontare l’incredibile storia dello scienziato. Con il film “The Imitation Game” riprende fiato la teoria del complotto sulla fine di Turing.

Nel 1952, il matematico e crittografo londinese fu dunque condannato per la sua omossessualità. Aveva denunciato un furto a casa sua, ma gli inquirenti avevano scoperto che il ladro aveva una relazione con lui. Fu così condannato per “pubblica indecenza” e costretto a scegliere tra il carcere e la castrazione chimica. Turing optò per la seconda opzione, ma dovette anche sottoporsi a massicci trattamenti di ormoni per curare la sua “devianza”, oltre a sentirsi continuamente controllato. Nel 1954, Alan chiuse la sua esistenza all’età di 41 anni dando un morso a una mela intrisa di cianuro, nella sua camera a Wilmslow.

 

Le sue teorie guardavano al futuro e posero le basi per l’avvento dell’era dei computer e i suoi studi sull’intelligenza artificiale tutt’ora informano il dibattito sulla possibilità di una coscienza delle macchine. Si dice che un riconoscimento a quegli studi sarebbe proprio la celebre mela morsicata simbolo della Apple. Cupertino non ha mai avvalorato quel tributo, ma di certo fu Alan Turing a concepire e realizzare alla fine degli anni Quaranta il primocervello elettronico“, il celebre “Mark 1“, all’Università di Manchester.

Fa rabbrividire il pensiero che la sua eredità scientifica sia stata oscurata per decenni. Che persino a sua madre fosse tenuto nascosto il suo contributo, sepolto sotto un marchio d’infamia. Il crimine dell’omosessualità è stato cancellato in Gran Bretagna nel 1967. I condannati per omosessualità nel Regno Unito sono stati 50mila. Il giudizio della storia ci ha messo un bel po’ a imporsi su quello meschino degli uomini.

Katia Valentini

 

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