Superlongevità: un obiettivo epico per il XXI° secolo

Un progetto epico, positivo e prioritario per l'auto-determinazione della specie umana potrebbe essere la superlongevità: ossia uno stato di salute ottimale

Fantascienza? O realtà di un futuro prossimo? Dopo tutto sono sinonimi, quando ci si riferisce all’ambito della tecnologia: la superlongevità  è un obiettivo da raggiungere per garantire all’uomo di superare alcuni dei suoi limiti e dei suoi problemi, per poter raggiungere vette mai raggiunte ma che desidera ardentemente controllare, o semplicemente per riuscire a risolvere tanti fastidi che lo colpiscono soprattutto in tarda età.

 

Fantascienza concreta.

La superlongevità è vista come uno stato di salute ottimale, non è da intendersi come prolungamento della vecchiaia in cui continui e dominanti sono gli acciacchi. La superlongevità non è un prolungamento della vita dopo la morte, cioè non è la promessa della vita dopo la morte in senso metafisico. La superlongevità non è un diritto di pochi: la superlongevità dovrebbe essere un principio condiviso e una possibilità data a tutti.

 

Fantascienza presente.

L’idea della superlongevità non è poi tanto fantascientifica, in quanto la superlongevità non è un obiettivo che prevede il miglioramento delle condizioni delle generazioni future, ma è un miglioramento delle condizioni di vita anche per i contemporanei che perseguono questo obiettivo e lavorano per il suo raggiungimento. C’è da considerare poi un’altra cosa: se siamo coscienti che le nostre azioni ricadranno su noi stessi perché saremmo in grado di vivere molto più a lungo e in buone condizioni, forse tanti atteggiamenti, che arrecano danno ad un  mondo che continueremo ad abitare, troverebbero fine.

 

Fantascienza etico-collettiva.

La superlongevità non dovrebbe essere l’obiettivo  dei pochi. La superlongevità dovrebbe essere un obiettivo di tutti, un obiettivo condiviso a cui tutti puntano e di cui tutti parlano. Se tutti dovrebbero avere gli stessi diritti di accedere alla superlongevità, allora tutti dovrebbero innanzitutto promuoverla e pubblicizzarla. Ci sono associazioni che se ne stanno occupando, come l’estera “Sens Faundation”  o l’italiana “Longevity Alliance Italia“.

 

Fantascienza dell’immortalità: la superlonegevità e le nuove tecnologie.

La superlongevità può essere raggiunta grazie agli enormi passi compiuti dalla tecnologia. Dal prolungamento sano della vita potremmo passare all’impianto della nostra coscienza in una macchina, il che ci renderebbe praticamente immortali. Nel film “Trascendence“, uscito da poco, ci si chiede proprio se sia possibile trasportare in una macchina tutta la complessità, anche emotiva ed illogica, di una mente umana. E poi viene spontanea una domanda: se lo sviluppo del nostro cervello in tutte le sue potenzialità non è ancora avvenuto e se l’evoluzione ancora non ha finito con noi, è giusto pensare già di chiudere il cervello umano in una macchina? Dunque, la superlongevità sembra allettante. Un’idea condivisibile e che solo agli estremi fa nascere dei dubbi etici. Ma se presentata come prolungamento sano della vita è molto meno fantascientifica di quel lo che si possa pensare. Le tecniche ci sono e ci stanno lavorando. Credo che il desiderio di vivere bene, senza acciacchi o problemi, sia un desiderio che potrebbe  facilmente fare breccia nei nostri cuori.. ma davvero le cose possono andare così? Grandi intenzioni alle volte portano a conseguenze catastrofiche, basti guardare la storia del Serial “Revolution“.. eppure il progetto alla base di quella catastrofe era accettabile ed ammissibile. È solo una serie televisiva, è vero, così come “Trascendence”  è solo un film, ma sono due espressioni dei dubbi e delle incertezze che nascono quando si parla di tecnologia sempre più avanzata ecc. Comunque, quando si parla di migliorare l’uomo, da qualsiasi punto di vista, le riserve sono tante e i discorsi da fare sono innumerevoli: certi temi non andrebbero affrontati alla leggera. E poi che fine farebbero le buone azioni di aiutare ad attraversare la strada e a portar le buste troppo pesanti? Perdendo in agilità fisica, si guadagna in saggezza perché si accumula esperienza.. e se si accumulasse esperinza continuando a restare agili o comunque fisicamente prestanti? Sarebbe bello! Ma forse è proprio l’avanzare della vecchiaia che ci fa accumulare quella saggezza e quella esperienza di cui tanto si parla? Se fossimo agili anche in tarda età, forse non saremmo poi così saggi: la debilitazione fisica forse è parte integrante di quella sapienza senile che fin da piccoli si invidia. Restando in forze, perderemmo qualcosa? E saremmo in grado di affrontare i problemi se le cose non dovessero andare più bene?

Roberto Morra

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