Stolen Apple: “Trenches”

Dodici canzoni intrise di sonorità eterogenee e significati ambivalenti su esperienze vissute dentro e fuori la musica, in un caleidoscopio di suoni grezzi e parole piene di intimità

Ormai nel 2017 quella di inserire delle gran chitarre nei propri pezzi è una scelta che denota grandissimo coraggio.
È questa la prima parola che mi viene in mente ascoltando “Trenches“, il primo disco dei Fiorentini Stolen Apples: coraggio!
Le idee ci sono, le sonorità british anche, e anche il fatto di voler ripresentare suoni che hanno eco di Joy Division, Primal Scream e chi più ne ha più ne metta dimostra come la band non sembri affatto spaventarsi di fronte ai grandi della musica da cui hanno attinto a piene mani, senza però sfociare nella copia scimmiottata.

Le chitarre, dicevo.
La loro linea melodica è decisamente l’aspetto di maggior rilevanza dell’intero lavoro: bella, importante mai eccessiva. Caratteristica oltremodo apprezzabile per chi, come me, pensa che il suono di una Sratocaster valga più di mille musichette sintetiche che vanno tanto di moda negli ultimi tempi.

Tuttavia, c’è una critica da fare.
La scelta di cantare in inglese sicuramente rimarca il coraggio di cui dicevo prima. Tuttavia, una volta intrapresa questa strada stilistica, non può non prestarsi attenzione alla pronuncia. Purtroppo, come spesso accade nei dischi degli artisti italiani che decidono di cimentarsi con la lingua straniera questa attenzione non c’è e ciò tende a far perdere i testi di mordente denotando al contempo un po’ di scarsa attenzione al dettaglio.

A parte questo appunto, il disco si presenta come un lavoro focalizzato sulle diverse sfumature della musicaalternativa” spaziando dall’indie rock di “Falliing Grace” allo shoegaze di “Sold Out“, passando anche per ballad rock come “In The Twilight“, brano che chiude il disco.
I pezzi, quindi, non annoiano e dimostrano una solidità musicale e stilistica di base che permette di ben sperare per il prossimo lavoro.

 

Federica Dell’Isola

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