“Songs From My Imaginary Youth” e il sogno ad occhi aperti di Are You Real?

Un artwork d’autore, un nuovo mix e una bonus track: esce la nuova edizione di "Songs From My Imaginary Youth", secondo album di Are You Real? aka Andrea Liuzza

Un disco davvero ammaliante questo “Songs from my imaginary youth” del cantautore, polistrumentista e produttore veneziano Are You Real?. E prima ancora di essere ammaliante è un disco inconsueto sin dalla sua nascita, con il suo parto in due fasi, essendo uscito nel 2016 con 9 brani solo in digitale e poi rispolverato e ripubblicato ad hoc qualche mese fa con un brano inedito, “Elephant Serenade” e il suo relativo videoclip, ma soprattutto stampato finalmente su Cd con un artwork d’autore, a cura di Mara Cerri, firma nota per le sue collaborazioni con Il Manifesto, Internazionale e altre realtà di questa notevole caratura.

Songs from my imaginary youth” si apre con “Song for a stranger”, un brano teso, con una batteria insistente e un chorus che trasporta in un sogno ad occhi aperti ripetendo il verso «In my eyes I see the darkness..». Con una cadenza folk incede la successiva “We are the wild things” che poi assume sembianze Brit-rock facendo calare la sottile pioggia inglese sulle chitarre acustiche mentre è dalla scuola di Manchester che si levano le distorsioni. Dopo l’acidità di questo brano, si apre un giardino incantato con la delicata “Run”, una ballata che cresce passo dopo passo poggiando su un pavimento di cristallo che può infrangersi ad ogni movimento e che proprio per questa sua fragilità conquista come fosse un cimelio antico di rara bellezza. Sulla stessa scia “Behind your eyelids”, dalle melodie ancora più leggere e il suo rarefatto pop d’autore che l’artista dimostra di saper maneggiare con cura, con lo sguardo sempre rivolto alla patria della regina Elisabetta.
L’aria si infiamma nuovamente con “Shaman’s punk”, in cui la batteria torna a prendere possesso della scena con le chitarre questa volta esclusivamente distorte che sostengono il cantato in un tripudio sonoro che, come suggerisce il titolo, davvero sfiora il punk. Tornano le carezze però con “There was a man”, brano che forse più di tutti (insieme a “The great unknown”) sprigiona la capacità di Are You Real? di farsi cantore di piccole storie immaginarie di grande fantasia. La differenza con “The great unknown” è che quest’ultima segue una melodia più ossessiva che ipnotizza e resta impressa a lungo. Quasi come una rivelazione o un ricordo ormai lontano giunge poi “I Kissed Alice”, eseguita interamente con la voce e la chitarra acustica. Are You Real? ama infatti creare una certa dinamica all’interno dell’album alternando momenti intimi come questo con momenti addirittura punk come la successiva “I don’t wanna die young” mantenendo un gusto per le melodie non troppo inaccessibili ma neanche banali.
Questa versione del disco si chiude, come preannunciato all’inizio, con l’inedita “Elephant serenade”, che mantiene la linea accostandosi perfettamente agli altri brani ma cambiando completamente l’assetto finale dell’intero disco, che in precedenza terminava con un brano elettrico e carico d’adrenalina mentre in questa seconda edizione si chiude con le atmosfere fiabesche di questo inedito delicato e da cantare facendo oscillare gli accendini nell’aria.

Finisce così il sogno ad occhi aperti creato da “Songs from my imaginary youth” e alla fine la voglia è di spingere nuovamente play per ricominciare a sognare.

Daniel Merita

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