Soia OGM: la battaglia persa con il Saitan

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Questa RUBRICA parla di quel “consumo” incivile fatto da una società mercificata, la nostra; la stessa che qui prova a resistere con gesti locali e altre forme di autodeterminazione culturale (ispirati non di rado dal ‘mangiar e bere bene’)… mentre quel carrello della spesa si è smarrito in un momento di disattenzione del suo aguzzino

 

L’aprile dell’anno scorso (così an passant) la Commissione Europea ha autorizzato l’immissione in commercio per dieci anni di alimenti e mangimi contenenti tre nuovi tipi di Soia geneticamente modificata: l’FGT72, prodotto dalla Bayer, l’87705 e l’89788, prodotti da Monsanto (sulla loro fusione e accordo commerciale avevamo già parlato qui). Questa soia modificata non adatta al consumo umano, resiste al glifosato, il principio attivo dell’erbicida Roundup, e visti i successivi sviluppi delle autorizzazioni direi che questa è stata una scelta lungimirante. C’è solo un incomodo: oltre che geneticamente modificata, la soia cosi trattata è “tendenzialmente” nociva alla salute umana. Tuttavia per questo motivo è stata declassificata a “probabilmente cancerogena” dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), sebbene qualcuno continui a sottolineare che è “sicuramente dannosa alla salute” pure secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ora, trattandosi di soia nei mangimi, hanno ragione i vegani – si lo sto scrivendo, ma non vi preoccupate, è solo un ragionamento – quando sostengono che in questo modo rendiamo la carne nociva alla saluta umana, ma anche che, sostituendo per gli animali robe tipo la fermentazione di soia o le polpette vegetali a base di questa e di grassi da queste derivate, non sappiamo (e non ce lo diranno mai) quanto questi producano cancro o altre malattie. Su questo parere, cioè di quanto tutto ciò sia nocivo alla salute, si è contrapposta la relazione dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa), che con un meraviglioso copia incolla di una ricerca della stessa Monsanto l’ha declassificato a non (particolarmente) dannoso. Come dire: “si, fa male”, genera danni genetici, umani, intolleranze, ma in fondo l’amianto è peggio. È poi, fatto non secondario, le cure mediche a queste malattie sono prodotte dalla Bayern stessa.
Il glifosato è il principio attivo del Roundup, e deriva direttamente dall’agente arancio meglio noto come Napalm, uno degli erbicidi più diffusi al mondo, soprattutto in Vietnam.
Purtroppo dopo una battaglia durata un anno con Italia e Francia seriamente intenzionate a non autorizzarne nessuna forma di commercio e uso, a novembre scorso la Commissione Ue ha prolungato l’autorizzazione per l’utilizzo, per altri tre anni, con uno strategico voto a favore della Germania (dove ha sede e soldi la Bayern). Chi come me pensa male, ha giustamente fatto un collegamento diretto.

Comunque, quello su cui volevo fare più attenzione non è tanto l’uso del glisofato ma l’utilizzo di prodotti spacciati per “buoni, sani e salutari” a base di soia, di cui la Bayer e la Monsanto detengono i diritti di sfruttamento. Le piante geneticamente modificate che resistono oltre al glifosato anche ad altri erbicidi e che si possono utilizzare nella coltivazione sono: la soia FG72, che è tollerante agli erbicidi a base di isoxaflutolo, mentre la MON 87708 e MON 89788 a quelli a base di dicamba (maggiori informazioni qua: www.fitosanitari.salute.gov.it). Praticamente non resistono solo al fuoco e al machete. Ditemi la differenza con l’acciaio. ll glifosato è un diserbante non selettivo, vale a dire è una molecola che elimina indistintamente tutte le erbe infestanti. È stato introdotto sul mercato dall’azienda agroalimentare americana Monsanto nel 1974, ed è oggi l’erbicida più utilizzato al mondo: dalla sua introduzione ne sono state spruzzate sui campi quasi 11 milioni e mezzo di tonnellate. Mentre la sua efficacia è ineccepibile, la sua sicurezza è stata invece messa in discussione più volte. E allora, a fronte di un incremento della produzione quanto glifosato va nelle piante di cui ci nutriamo?
Contro la concessione si era espresso in febbraio il Parlamento Europeo, che ha criticato la procedura di autorizzazione degli OGM in alimenti e mangimi, contestando il fatto che l’esecutivo possa dare il “via libera” senza il sostegno di una maggioranza qualificata di Stati membri, come è prassi abituale.
La Commissione, da parte sua, critica gli Stati che non vogliono assumersi responsabilità, lasciando la patata bollente nelle mani di Bruxelles che deve decidere. Tra l’altro Italia e Francia non ne vogliono sapere, ma sono anche i due Paesi agricoli più grandi della comunità, e hanno nell’alimentazione sana e nei prodotti biologici studi all’avanguardia.

Resta dunque un problema. Se io compro un prodotto in un qualsiasi supermercato come faccio a rintracciare all’interno degli aromi (compresi quelli naturali), nella lecitina, nei grassi vegetali (che siano idrogenati o meno), negli addensanti, nelle carni (principalmente in quelle di maiale, ma non sono esclusi i bovini), anche se prodotti in Ue, la mancanza di soia geneticamente modificata?
Diciamo che esiste da febbraio per la pasta, il riso, e da maggio anche per il pomodoro, l’etichetta con la dicitura della provenienza. Comparirà a breve la scritta prodotto 100% Italia, come già fatto da alcune aziende e così come per le carni, il paese di provenienza. Tuttavia, nulla sembrerebbe potersi fare sui mangimi e sui prodotti chimici derivati.
Se il mais transgenico diventa Coca Cola, fruttosio e benzina, cosa potrebbero fare allora con gli scarti di questa soia? E perché per produrre questa soia e questo mais devo avvelenare il pianeta? Quanta acqua inquino? Quanta poi ne bevo? E quanta ne assorbe il terreno per decenni?
Avranno pure ragione i ricercatori inglesi che non è questo il danno maggiore ma io con ‘sta roba che ci devo fare?

La soia è un legume che i cinesi usano anche per gli spaghetti, per la sostituzione della carne fermentandola e chiamandola Saitan (non avendone a sufficienza), che produce addensanti e che mio nonno dava alle volte ai maiali perché usava i legumi per azotare il terreno. Ma non era meglio mandare mucche e ovini al pascolo, maiali nei boschi e lasciare al pollame il compito di azotare il terreno?? Piantate altro amici… senza soia potreste vivere tranquilli (mi spiace per i vegani) ma in fondo è come per la margarina o per l’olio di palma… per fare contenti alcuni compratori di prodotti etici, i geniacci della chimica finisco per avvelenare anche quello che chimico non sarebbe dovuto essere.

 

Daniele De Sanctis

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