Sofia Bucci: “Il Sapore delle Foglie”

Foto come carnali sinestesie. Memorie istantanee di ciò che si è perso in cerca di una nuova transizione... tuttavia mai redenta da nuove mancanze

Il Sapore delle Foglie” è un progetto ambizioso ma molto personale di un’artista giovanissima: Sofia Bucci.

Sono foto, a comporre un libro da sfogliare (prima pubblicazione editoriale dell’artista), che rimaneggiano “cioè che rimane e ciò che si è perso“; è un ritorno alla vita, dopo la perdita della stessa. È la guarigione, ma anche la realtà che incombe, nonostante non la si voglia affrontare. È la perdita di memoria, costantemente immersa nella propria carnalità, dopo la difficoltà della convalescenza vissuta dalla nostra artista per un’esperienza indiretta.

Attraverso questo lavoro, facendone esperienza (potete gustarvelo nel video qui sotto da YouTube), mi è tornato in mente il concetto di immagine artistica e il fatto di come essa sia nata dalla paura della morte. In effetti, “figurare” e “trasfigurare” sono sempre stata una cosa sola. Si è sempre trattato del cosiddetto “specchio antropico“: il contemplarsi in un doppio. Sottolineo questo perché il “simbolico” di un’immagine è un viaggio, ha a che fare con l’idea di “trasmissione“, l’immagine si apre a qualcos’altro rispetto a se stessa: una trascendenza al di fuori! Allo stesso tempo nell’arte, l’efficacia simbolica va ricercata nel cervello/mente che gli da significazione. La forza dell’immagine va inseguita nell’inconscio. Ecco che le immagini ci proiettano all’indietro, ed è un’acceleratore di potenza. Così, tutto ciò sembra essere il contesto trascendentale emanato anche da un lavoro come “Il Sapore delle Foglie“, e non è poco!

Dal momento che oggi la fotografia ha preteso un punto di vista sull’ “immagine”, come succitato: sappiamo che alcune delle  fotografie presenti in questo lavoro di Sofia Bucci, sono state, non a caso, scattate prima di un’operazione chirurgica importante. Ora… la trasfigurazione che ne fa la nostra artista rimane illeggibile: come dei file rovinati, irrecuperabili. Foto completamente andate perse, come la parte della memoria che documentavano. Se la fotografia è il ricordo, questo è ciò che ne rimane… ed è un’esperienza unica.

Il titolo del progetto è fuorviante, il racconto non procede attraverso aspetti “naturalistici”, il tutto va a destabilizzare il tutto. Inerente all’esperienza della malattia troviamo solamente le prime due foto, risonanze magnetiche del cervello, e la parte finale. Quest’ultima è composta da file rovinati e scattati prima dell’operazione, scatti che non è stato possibile recuperare. Ecco la dimostrazione che la fotografia in questo caso è essa stessa perdita: come il resto della nostra vita che è un continuo perdere ..così suggerisce il concept di Sofia Bucci.

Le fotografie restanti sono dettagli, visibili e a volte invisibili all’occhio umano, come i capelli al microscopio. Sono segni sul corpo, passeggeri o perenni. Sono attimi di allucinazione, legati al mondo animale e non… perché la suggestione è l’arma di ogni sensazione.

Ciò che più colpisce dalle fotografie di questa artista (date un’occhiata al suo sito per credere..) è la sua totale immersione nell’ectoplasma della contemporaneità, senza tuttavia esserne debitrice. Al momento viviamo nell’età della “Videosfera“; in un certo senso non siamo più nel concetto di “immagine” come è stato fin dall’inizio dell’arte, siamo più che altro nel “visivo“. Il “visivo” è un’ideale temporale caratterizzato dal ritmo puro, dalla velocità… quella metropolitana, tant’è che spesso è mediatica, mira a “fare evento”. È il campo della “Simulazione“, si percepisce il “virtuale“, dove tutto è soggettivizzato allo sguardo! Sofia Bucci viaggia parallela su queste peculiarità senza tuttavia mai lambirle… soprattutto per il pesante impatto emotivo delle foto.

Infatti, se tutto questo processo contemporaneo venisse contaminato dall’ “interesse”, si ridurrebbe troppo il “reale” al “percepito”, che non di rado risulta essere appunto tendenzioso, cosa questa che genera l’attuale “narcisismo dell’arte”. Ma con Sofia Bucci non abbiamo questo pericolo, qui l’arte non muore, perché il “simbolo” rimane forte e chiaro: non si è mai in rapporto analogico con la “cosa”, essa si decifra innanzitutto con un codice, con il suo valore sociologico ma soprattutto esistenziale.

Ormai lo shok dell’avvento della fotografia è stato ben metabolizzato dalla nostra cultura. La sacrilega riproduzione della realtà nuda e cruda ha cambiato forma. La fotografia rimane pur sempre un automatismo materiale nel cuore impalpabile del vitale… ma con Sofia Bucci abbiamo un’inedita evoluzione di questa arte.

Le sue fotografie riescono a immergersi totalmente nel “visivo” della videosfera contemporanea. Sembrano essere un progetto sinestetico. Il video de “Il sapore delle foglie” ne è una riprova. Il soggetto e l’oggetto infatti sono sullo stesso piano anche grazie ad una certa “colonna sonora”, che per giunta sembra risuonare dalle foto stesse anche senza l’ausilio fattivo della musica. Se nel “visivo” contemporaneo abbiamo la supremazia dell’ “udito” (miscelata all’icona), le foto di Sofia Bucci riescono ad assorbire il fruitore anche attraverso uno spazio sonoro. In questo suo libro fotografico (acquistabile sul sito) le foto paiono urlare emozioni, ci strillano sofferenze e sentimenti in faccia, nudi e crudi.

Questo accade perché ancora una volta, a dimostrazione della contemporaneità artistica dell’autrice, l’ubiquità digitale delle sue foto incontrano il visibile: sopprimendo spazio e tempo. Simultaneamente però, la nostra artista riesce a giocare, innanzitutto con se stessa, senza tuttavia essere creditrice verso un particolare aspetto dell’arte contemporanea: i suoi ‘scatti’ sembrano non assecondare l’ “idealismo assoluto” tipico della videosfera, quel trionfo iconico che esplode nell’ “iper-icona”: l’immagine di “nulla“. No, questa deriva è solo sfiorata dalle sue foto, semmai vissuta con sofferenza, qualora necessaria.

Ne “Il sapore delle foglie” Sofia Bucci sembra tornare ad amare, dopo una tremenda esperienza vissuta in un ospedale sembra tornare alla vita… con la consapevolezza di essere destinata a perdere, in ogni caso, sia l’Amore che la Vita stessa. Fa parte del gioco… tant’è che noi intanto ne abbiamo guadagnato delle foto a dir poco sublimi.

Fatale

 

> LINK AL SITO DI SOFIA BUCCI

“Il sapore delle foglie” – Premi e pubblicazioni:
– Menzione d’onore per il “Cascina Farsetti Art” 2013 presso Villa Doria Pamphilij, Roma.
– Finalista per il concorso “Limes•Images”
– Pubblicazione su “artabout.it”
– Pubblicazione su “pensieri di cartapesta”

Sofia Bucci ha vinto il Primo Premio d’Arte Internazionale “ARTPRIZE 2011”, nell’Ottobre 2011 presso la Domus Talenti, Roma.
Nell’Ottobre 2012 ha vinto l’ “ImpossibleTalent Prize”, presso “ISO600-Festival della Fotografia Istantanea”, Milano.
È finalista al “Premio d‘Arte città di Fiuggi 2012”.
Ha all’attivo diverse pubblicazioni su testate nazionali, internazionali e su molte importanti riviste di settore.

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