La seducente attrazione della guerra

Report esistenziale dal confine con Gaza (Part. 1)

Cosa pensavi di trovare? Muri di cemento armato, carri armati e missili? Pensavi di volare per due ore e mezzo ed entrare nel conflitto? La guerra la devi cercare, si rimpiatta nelle frasi, negli occhi e nelle paure più recondite. La seducente attrazione per la morte è propria dell’uomo, l’odio ne è causa. Una delle tante, la meno naturale

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«L’Oriente è l’Oriente e l’Occidente l’Occidente: due mondi che mai s’incontreranno. Mai s’incontreranno e mai si capiranno: l’Asia rigetterà sempre ogni trapianto europeo come un corpo estraneo e niente potrà cambiare le cose, per quanto gli europei si scandalizzino». Ryszard Kapuscinski

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«L’hai trovata? Hai trovato la seducente attrazione della guerra ed i motivi che ti hanno portato ad intraprendere il viaggio in Israele?». Il biglietto di mio padre era sul comodino. Quelle due frasi, lette di mattina, sono state un colpo. Shock da rientro. Una domanda tanto semplice e banale che ha messo in crisi i ricordi dell’esperienza appena vissuta. Accendo il computer, davanti alla schermata bianca penso: ed ora? Leggi, ti informi, cerchi di prepararti, i TG mostrano le stesse immagini da giorni. Articoli di cronaca si alternano a redazionali, i giornali dipingono lo scenario. L’idea che ti formi in testa racconta due blocchi contrapposti. Siamo sempre stati affezionati ai film americani, dove il buono combatte contro il cattivo per la libertà. Nessun Rambo a Gaza. Cazzate da presa di posizione, il classico modo occidentale di narrare i fatti, dove un pasto frullato è servito alla popolazione civile. La continua distanza tra realtà vissuta e percepita mi rigetta alle elementari. Sono disorientato. Cosa mi aspettavo? ..Kalashnikov tra le strade e Far West palestinese? Citando il “Mago di Oz”: «..Toto, ho l’impressione che noi non siamo più nel Kansas».

60 chilometri dividono la multietnica Gerusalemme dalla moderna Tel Aviv. Dai grattaceli ai mercati un passo. I checkpoint scandiscono luoghi e tempi diversi. Ramallah è la polvere, Beer Sheva l’oasi, Gaza il mostro, dove le telecamere a postazione fissa delineano lo sky-line. Ad un primo impatto i giornalisti potrebbero sembrare spettatori cinici di uno spettacolo drammatico. Seduti su sedie pieghevoli osservano la striscia, nella calma intervallata da lanci di mortaio e missili da ambo le parti. Le chiacchiere si stoppano all’ennesimo scoppio. Ad un chilometro la guerra. Situazioni tanto surreali quanto lontane dal nostro vissuto.

Gaza, quasi due milioni di persone stipate in scatoletta, dove i finti ideali religiosi sono il mangime perfetto. Al pari di un politico che tenta di conquistare il palcoscenico, il terrorismo ha bisogno di dipendenza e dimostrazioni di forza per sedersi ai tavoli dei negoziati. Vive di morte, e di ingenti somme di denaro la cui provenienza è sulla bocca di tutti: Qatar, Kuwait ed Arabia Saudita. È la coltura perfetta, ed il “batterio” si diffonde. Più di un migliaio di morti. Non ci è dato sapere quanti esponenti di Hamas. Diritti sospesi, famiglie divise e reporter minacciati. Chi è il cattivo e chi il buono potete deciderlo Voi. Vi terremo aggiornati..

Davide Lemmi

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 . . > Part. 2: “Le conseguenze accettabili della morte

Part. 3: Cristo si è fermato a Tel Aviv

Part. 4: “Betlemme: a 500 metri dall’inferno!

> Part. 5: “Immagina, puoi…

 

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