Sangue Giovane

Tre Racconti per l’estate Ukiana.... A partire da questa uscita, Daniela Montella ci porterà verso lidi narrativi inesplorati, per combattere il torpore mentale dovuto al caldo, non c’è niente di meglio.

Apro gli occhi. Quando mi sveglio c’è sempre un momento in cui non sento niente, una sordità temporanea a cui non mi sono mai abituato. Poi eccoli, i rassicuranti suoni del risveglio: bambini urlanti, bambini che piangono, bambini che si lamentano, genitori insofferenti, risate lontane, il rombo incessante di una macchina per lo zucchero filato; lo scalpiccio perenne della folla che attraversa la piazza, le urla di alcuni ragazzini, l’orribile musica scelta da un dj improvvisato.

Non faccio in tempo a desiderare di tornar sordo che mi assalgono gli odori.. Ogni volta è come se mi riempissero le narici con un liquido vischioso e ripugnante.
L’odore dolciastro di pop corn e gelato sciolto, piedi sudati e sabbia, pannolini sporchi. Il mio olfatto sopraffino, che d’inverno si inebria dell’odore della neve e del vento fra i capelli delle giovani vergini, si trasforma in una maledizione senza fine.
Mi alzo. Vengo assalito da una zaffata di odori giovani ed impudenti. Qualcuno che corre e ride. Un gruppo di ragazzi gioca a rincorrersi proprio sotto la mia finestra, acuendo la mia tortura. I giovani arrapati d’estate sono quelli che hanno l’odore più forte. Non è spiacevole – quello dei vecchi è nauseabondo, quello dei bambini terrificante – ma è tanto violento da stordirmi.

Mi affaccio alla finestra. Il cielo è buio: la loro notte è la mia mattina. Quando si svegliano, si ungono di creme e si lasciano cuocere al sole io sono al sicuro nelle mie stanze. E quando riposano io vivo la mia “giornata”. Passeggio. Mi godo il suono del mare di notte. Mangio.

Studio i ragazzi sotto la mia finestra. Avranno tutti sedici, diciassette anni. L’età in cui tutto è eterno ancora e solo per poco. Penso a quanto sia crudele la vita: si passano i primi anni a credere di essere immortali e il resto del tempo a chiedersi cosa è andato storto. È crudele anche con me, che sono tutto fuorché vivo: sono morto alla loro età e sono davvero immortale, ma non sono più giovane.

Si allontanano. Loro, i loro sogni e la paura folle della vita adulta che li aspetta al varco. Decido di unirmi a loro e li seguo fino ai confini del paese, sulla spiaggia. Preparano un falò. Non amo il fuoco, quindi comincio a studiarli da lontano.
Siamo lontani da quella rivoltante festa di paese e posso finalmente concentrarmi sui loro odori. Hanno la pelle calda e sudata e del sale fra i capelli e sui vestiti. Sento il profumo dolce della loro saliva mentre si baciano, delle loro cosce sfregate.

Mi avvicino per lasciare che mi vedano. Perfino col mio udito i suoni della festa sembrano lontani, ovattati. Si sono scelti un buon posto per stare alla larga da occhi indiscreti.

“E tu chi sei?” chiede qualcuno, una ragazza. Alle sue parole si voltano tutti a guardarmi. Non si spaventano: dimostro la loro età. Sono uguale a loro, tranne per la mia pelle troppo bianca rispetto alla loro, tostata e ancora bollente per il sole. Sarà per questo che uno di loro chiede:
“Sei arrivato da poco, vero?”
Ridacchiano, ma non sono ostili. Mi avvicino.
“Sono qui da una settimana, ma non esco mai di giorno”.
“Come mai?”
“Sono un vampiro”.
Questo li fa ridere. Sono improvvisamente sguaiati, bruttissimi. Una delle ragazze, malcelando lo scherno, chiede:
“Un vampiro, come quello dei film?”.
Sorrido. Loro ammutoliscono, fissando i miei denti. Scapperanno. Urleranno. Pregheranno per la loro vita. Cercheranno di combattere. Chiameranno aiuto.

Penseranno che non è possibile, non è vero, non può essere.

Non loro: non può succedere a loro. Sono giovani, nei loro animi non c’è ancora spazio per la morte. Mi odieranno. Mi nutriranno.
“Brava” dico “proprio come quello dei film.”
Amo l’estate.

 di Daniela Montella

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