Rocksteria Music Brunch & Pino Marino

A San Lorenzo da qualche domenica a questa parte è arrivato il brunch musicale

Forse la parola brunch fa ancora un po’ fighetto in realtà, ma ben presto esploderà come l’aperitivo che ormai intasa qualsiasi locale dopo le 19.00.

Lo so, lo so.. per molta gente l’ora di pranzo della domenica ancora appartiene alle mamme italiche impegnate nell’adempiere alla loro tradizionale funzione di riempitrici di stomaci sopravvissuti alle schifezze di tutta la settimana. Tuttavia, è pur vero che oggi molte mamme hanno altre due famiglie e molti padri, e il sabato sera finisce la domenica mattina, dunque anche questa tradizione sta lentamente scemando.
Comunque, se proprio non ce la fate a non rimanere attaccati ad una tradizione, vi sembrerà un’ottima idea recuperare quella delle antiche e sincere chiacchiere&suonate da osteria.
Anche perché, l’idea di non mettersi a mangiare dall’antipasto al dolce -con pause che si dilatano in altri universi paralleli tra una portata e l’altra- e alzarsi di tanto in tanto a piluccare ottime portate con un bicchiere di vino sempre a portata di mano -magari mentre qualcuno imbraccia una chitarra- mi alletta assai.
Certo, l’osteria non è più quel posto dove mio nonno si portava da mangiare da casa e l’oste aveva il solo compito di portare il vino, oramai, molte di quelle che si fregiano del nome “osteria” sono dei carissimi sfoghi per cuochi inespressi.
Ma questa è una Rocksteria per l’appunto, e qui al Pulcino Ballerino quelli del Wild Brunch Team hanno saputo ricreare e creare un’atmosfera speciale, qualcosa di nuovo che profuma di tradizione
Sarà anche perché siamo nel cuore della contemporanea veracità romana –San Lorenzo– che ti fa sentire sempre a tuo agio.
Sarà anche perché chi fa tardi il sabato sera alla domenica non vuole che un po’ di questo; sarà… ma alla fine quest’aria di rilassatezza casalinga -mentre Federico Fiume suona un bel mini Dj-set- mi istiga a cercare di togliere il bianco dal mio piatto con un po’ di tutto (per la cronaca e per i curiosi: quattro pezzi di frittata alle patate, wurstel, due fettine di arrosto ripieno, sartù di riso, un cucchiaio di cous-cous e uno di farro, due di pasta alla norma e un tiramisù alla frutta. Il tutto bissato, anzi, trissato).
Nel frattempo arriva l’ospite a sorpresa della giornata: Pino Marino.
Cantautore romano e “agitatore culturale” (co-fondatore del collettivo Angelo Mai e di numerosi altri progetti) nel 2006 è entrato nella cinquina dei finalisti al Premio Tenco per la categoria “Miglior disco dell’anno“, affiancando il suo nome a quelli di gente come Francesco De Gregori, Samuele Bersani, Vinicio Capossela e Baustelle.
Si toglie la giacca, posa gli strumenti e inizia ad aggirarsi tra i tavoli per chiacchierare con gli attenti degustatori del buffet, prima di diventarlo esso stesso.
E poi, “a panza piena”, tutto può iniziare.
Pino Marino, riesce subito a far posare le forchette agli ospiti grazie a simpatici aneddoti, ben spalleggiato da Federico Fiume.
Ci si diverte, poi s’inizia con la musica.

Senza girarci troppo intorno: vi dico che personalmente Pino Marino non riesce a toccarmi del tutto, fondamentalmente per via del troppo “già sentito” che permea le sue composizioni. L’originalità non è la punta di diamante del suo stile, ma sicuramente è un autore sincero.
Lo dimostrano i dettagli, anche. Uno che alla domanda: «Come mai il tuo ultimo album risale al 2005?», risponde: «Che senso aveva proporre ad un mercato saturo di proposte simili un album fatto senza ispirazione ma solo perché si doveva farlo?».
Guadagna stima in un panorama musicale fatto di “artisti” che se lo dicono da soli.
Ad ogni modo, il nostro autore ha di fatto colto l’occasione per annunciare che l’onda creativa è arrivata ed è imminente l’arrivo del suo nuovo disco, sempre senza suonarsela troppo addosso.
Man mano che Pino Marino srotola canzoni mi vengono in mente molti nomi ai quali accostarlo (ahimè per lui) tra i quali, in alcuni passaggi, nientemeno che (buon per lui) Franco Battiato. Sa fare il suo mestiere Pino Marino, con onestà e fuoco che brucia ossigeno e non plastica.
Sa intrattenere un pubblico a distanza così ravvicinata -cosa non banale- come non è semplice non farlo annoiare mai, grazie anche a letture di suoi racconti, e poi spontanee interazioni con il pubblico, fino ad accompagnamenti con chitarristi “in cassetta”.
Insomma, tra riflessioni amare, battute calcistiche, canzoni e bicchieri di vino, il tempo s’avvinghia velocemente su se stesso, per poi srotolarsi rapido in un: “ci ritornerò”.

Marco Caponera

 photo reports: Micol Del Pozzo

PINO MARINO – L’acqua e la pazienza

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