Prove sul potere delle onde cerebrali e i surrogati mentali

Arrivano nuovi metodi basati sulla rilevazione di segnali elettrici corticali e subcorticali per l'autonomia di pazienti con lesioni neurologiche

Chi come me è ancora un po’ bambino dentro.. sicuramente sorriderà al ricordo della strana voglia di distruzione che ci pervadeva quando qualcuno con tanta accuratezza e precisione costruiva qualcosa, non importava cosa poteva essere, pensate ad un castello di carte o di sabbia, la voglia che stuzzica uno spettatore di tale lavoro è troppo forte per resistervi, almeno per me. Si, lo ammetto, non sono più una bambina ma ancora, che ci crediate o no, ogni tanto ancora mi scatta l’istinto della piccola devastatrice. Chissà cosa penserebbe uno psicologo di me dopo questa confessione, ma poco importa, perché in questo momento sto assaporando il piacere di questa sensazione ed è proprio contro una vostra sicura conoscenza, una di quelle nozioni su cui nessuno ha mai pensato di poter controbattere che sto per scagliarmi.

Forse ho esagerato; questo concetto non è poi così nuovo e non sono sicuramente la prima che tenta di smontarlo ma sono sicura che ognuno di voi consapevolmente crede, teorie strampalate a parte, che le onde cerebrali sono solo un parametro; qualcosa che si, sappiamo definire e forse misurare, ma che sono fondamentalmente inutili. Oggi io distruggerò questa consapevolezza. O almeno ci proverò!

 

Già negli anni 60, negli USA si lavorava ad un progetto per muovere gli oggetti con la forza del pensiero, ora questo è possibile e non solo teoricamente (avevamo già parlato di un’interessante esperimento riguardo un’interfaccia telepatica qui).

La fantascienza ha avuto il merito, attraverso la fantasia, di incoraggiare pensieri e ricerche che credevamo realizzabili solo nelle migliori sceneggiature. Andiamo per gradi.

Le ricerche per cercare di “utilizzare” in modo utile le onde cerebrali, la celeberrima forza del pensiero, come già accennato, sono iniziate negli ormai lontani anni ’60 e, nel corso degli anni, alternando fallimenti a passi in avanti si è giunti fino ad oggi, A.D. 2014, anno in cui una equipe per buona parte italiana ha perfezionato il lavoro di ricerca dell’Università del Minnesota che per primi hanno iniziato a lavorare su un progetto di “interfaccia neurale” basato sulla trasmissione del segnale elettrico tipico dei neuroni e le più moderne tecnologie wi-fi… riuscendo a far muovere degli oggetti con la sola forza del pensiero.

 

Venghino signori venghino ..qui c’è solo scienza di alto livello. Scherzi a parte, è un tipo di traguardo che per ora trova i suoi maggiori sostenitori in chi è privato dell’uso dei muscoli a causa di malattie neurodegenerative, infatti Francesco un ragazzo di 18 anni affetto da una grave malattia che lo impossibilita nel movimento è riuscito solo poche settimane fa con la sua sola forza mentale a muovere degli oggetti usando una interfaccia cervello-computer denominata BCI (brain-computer-interface).

Ma andando oltre all’aspetto medico-sociale, si parla di svolte nella ricerca di cure di queste patologie e non essendo questa la sede di discussione di tali risvolti, immagino invece un mondo in cui non devo neanche più alzarmi perché probabilmente farei fare tutto ciò che voglio, ma di cui ho noia, a un mio surrogato. Ed eccolo qui di nuovo si presenta il grande dilemma dell’uomo-macchina.

Non voglio coinvolgere l’etica, la bioetica o divinità varie anche perché sia nel primo che nel secondo si tratta di norme, di regole… che gli uomini si danno e a cui credono per facilitare la convivenza con i loro simili e per civilizzare i loro comportamenti ma che, oserei dire, riguardano prettamente la sfera personale di ognuno di noi anche se universalmente, o quasi, accettate; ora voglio solo pensare per un attimo alla notizia cruda e semplice.

La forza del pensiero che diventa l’artefice di tutto; niente più muscoli, fatica, stanchezza… tutto è controllato da una forza immateriale sconosciuta eppure potentissima. Mai come con queste prove siamo certi di avere delle teste piene di potenziale ed infinita energia.

Questa ultima immagine fantascientifica vi ricorda qualcosa? Se nel 2009 pensavamo guardando “Il mondo dei replicanti” che fosse tutto troppo lontano, ora, forse, dobbiamo risvegliare la nostra pigra fantasia e iniziare a credere che un futuro simile non solo è possibile ma non è poi così lontano.

 

Immaginate, solo per un istante, le facce di chi ha constatato i primi sviluppi scientifici di questo meraviglioso progresso tecnologico e lo ha etichettato come folle e irrealizzabile ed ora il film è diventato realtà. Io sarei ben felice di provare ad usare in maniera diversa il mio cervello e non nego che la cosa allo stesso tempo mi spaventi terribilmente, in realtà sono molto gelosa del mio emisfero sinistro del cervello, so che lo sapete, è quello deputato alla fantasia, alla creatività ed emotività, quindi l’idea di surrogare la mia mente forse non è esaltante ma d’altro canto non è forse una mente curiosa e creativa a rendere possibili queste interfacce neurali? Come è difficile decidere; sopratutto perché riflettendo sulla natura umana siamo veramente sicuri che quella fatta di carne, ossa, sangue, intelligenza è e sarà sempre quella superiore, oppure come accade nel film, non conoscendo le dinamiche che legano umani e probabili futuri surrogati controllati dal BCI, dovremmo iniziare ad avere paura delle nostre stesse idee?

Ancora una volta il progresso rende i confini tra ciò che conosciamo e la fantasia sempre più labili. “Adesso mi sembra questa la realtà, e il mondo reale la fantasia“…

Marilena Grasso

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