PorNShoT: intervista a Kein Platz per la mostra “Chirale”…

Immagini-icone prese dalla Rete. Non foto tradizionali ma screen shot delle finestre di Chatroulette da circa 30 paesi... in nome dell'arte pornografica

Kein Platz è autore della mostra “Chirale” ospitata al Rialto Sant’Ambrogio di Roma nell’ambito di Amigdala a novembre del 2014 ed ora in giro per l’Europa. Vive a Roma da qualche anno, dove lavora come videomaker e fotografo freelance

 

L’arte fa i conti con la sessualità molto spesso. È un suo dovere. Eppure altrettanto spesso si dimentica che il sesso non è solo eros, solo energia pulsante e vita. È fatto di pratiche, di corpo, di materia vera. Il sesso è uno sguardo sull’identità personale di ognuno che non si può affrontare face to face.  È sicuramente rischioso guardarsi da sé e per sé. Ma se a farlo è qualcun altro, qualcuno che specularmente a te non ti si sovrappone? Qualcuno che non ti ruba nulla, ma che ti porta via molto? Nessuno avrebbe immaginato che uno screenshot potesse esprimere tanto; nessuno tranne Kein Platz. La sua mostra “Chirale” è un capolavoro dal basso che merita di essere seguito. Una serie di screenshots e videografie omoerotiche in cui sono coinvolte più di 50 persone provenienti da ben 30 paesi differenti -prese da “Chatroulette“. L’artista ritrae un’umanità sessuata e sessuale che è virale e propriamente virtu-ale.

 

Complimenti per la mostra, attuale e sincera. Perché gli screenshots? La fotografia non basta più?

Forse si. In realtà è che la fotografia tradizionale tiranneggia in qualche modo l’oggetto, il modello. Qui, invece, si tratta di esposizioni, seppur inconsapevoli. Io lo chiamo “donarsi come”. È il soggetto che nella chat decide luce e posizione, che si espone in senso tecnico. Loro decidono lo spazio ed io mi occupo del tempo, del momento in cui scattare. Mi piace l’idea di questo lavoro di squadra.

 

C’è anche una performance video nella mostra. Due tecniche di espressione diverse, come mai insieme? C’è una ragione precisa?

Si. Il video è complementare alla mostra. È una via d’uscita reale all’interno di una finestra virtuale che è la chat. Il mio uscire dalla finestra nel video simboleggia, sia un uscire verso la luce in contrapposizione ai toni scuri della mostra, sia una rinascita, evidenziata dalla nudità del corpo e dall’erezione fallica che si mantiene costante solo se rivolta verso l’uscita.

 

Una cosa che mi incuriosisce è l’assenza di volti.

Le persone che ho ritratto si eclissano in qualche modo, è vero. Questo secondo me è una delle cose che più si percepisce dal mio lavoro. C’è un senso di universalità nell’essere solo corpo. La testa abdica in favore di un corpo presente che c’è ed è qui. In questo senso preferisco preservare il mio anonimato, che però è ironicamente impossibile da preservare. Alla fine è un rivelarsi, nonostante l’eclissarsi. È paradossale.

 

Eppure mostrare i propri organi sessuali non è più intimo di mostrare un volto, che di per sé è visibile nella quotidianità di ognuno?

No, non penso che sia così. Sicuramente il viso caratterizza molto di più una persona, la rende più riconoscibile di un corpo. Naturalmente di un corpo che non abbia segni particolari, tatuaggi o altro.

 

Possiamo dire che è una mostra prevalentemente fallocentrica e omoerotica. Pensi che il mondo omosessuale in qualche modo vive con maggiore contraddizione questo rapporto tra sesso e identità?

Beh, ho scelto il mondo omosessuale principalmente perché è il mio e mi tocca da vicino. Ad ogni modo sono d’accordo con quello che dici, solo che più che contraddizione userei interrogazione. Chi ha una sessualità che non combacia con quella dominante è sicuramente spinto a interrogarsi di più.

 

C’è però un’altra cosa che volevo chiederti. Storicamente la pornografia si distingueva dall’arte erotica grazie al suo statuto di realtà; ovvero che quello che si vedeva rappresentato era assolutamente reale. Nel caso della tua mostra però questa distinzione viene a mancare. Possiamo dire che la pornografia è arte in senso stretto?

Bella domanda. La pornografia è un erotismo senza contenuti sentimentali, un’eccitazione virgolettata, come l’arte. Nella Bibbia la pornografia era una forma di apostasia, il commercio di anime da una religione all’altra. Chiaramente il suo significato è cambiato, ma se ci atteniamo al suo significato storico, religioso ed etimologico la pornografia è arte. Essa sta nell’occhio di chi guarda, non nel fatto in se. L’eccitazione è soggettiva. E, per continuare a rispondere alla tua domanda, si. La mia mostra è pornografica, anzi per meglio dire, è arte pornografica.

 

Posso chiederti se a tua madre è piaciuta la mostra?

Ride meravigliosamente senza rispondere.

 

 

Un’intervista lunga la sua, fatta di note vocali su WhatsApp prima di addormentarsi sul cuscino. Piena di vocali aperte e di meridione; di voci nuove che si incontrano ancora, nonostante tutto. Un portarsi addosso il fascino di una pornografia che ci mette in discussione; che ci imbarazza e forse, con molta naturalezza, ci eccita.

Felice di averti sentito ancora e ancora.

 Mariangela Bruno

 

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