Nasci, cresci, produci, consuma, sii natalizio e crepa

Più divento grande, più ho l’impressione di vedere con distacco la realtà, e più mi distacco, più ne sono nauseata

E come ogni anno, mi ritrovo qui, nella zona grigia antecedente la festività più attesa dai commercianti di tutto il mondo, a chiedermi “ma veramente è già dicembre?“. E mentre io trascorro le mie giornate, serate e nottate a interrogarmi su cosa diamine possa aver fatto per aver lasciato passare 11 mesi e mezzo senza aver combinato quasi nulla di significativo, là fuori il mondo brulica di creature senza pace che, instancabilmente, si aggirano come ghoul erranti in un dungeon di Skyrim, bramosi non di carne umana bensì di appetibili articoli di vario genere, ancor meglio se pre incartati dalle abili mani di una studentessa fuori corso dell’Accademia di Belle Arti, lavoratrice part time.

Ma cosa spinge l’essere umano a perpetrare ogni anno questo stesso schema? Come siamo arrivati ad essere così schiavi non solo del merchandising natalizio, ma dello shopping in generale?

Credo che il punto di partenza sia abbastanza semplice: si aspira al possesso del superfluo, come metodo di realizzazione personale. L’essere umano ha sempre avuto il piacere per il bello, non c’è niente di nuovo in questo. Il fare compere non è più un’attività legata alla necessità, bensì al piacere,  un vero e proprio passatempo. Le persone passano il loro tempo libero al centro commerciale. Il fatto che più mi preme sottolineare è quanto tutto ciò sia causa ed effetto dello stesso male: la  frustrazione delle proprie velleità.

Tutti noi, anche il più nichilista, disfattista degli umanoidi (e non per vantarmi,  ma mi piacerebbe partecipare alle prossime elezioni in materia, anche se ovviamente non credo che vincerò) ama sentirsi realizzato, appagato dall’aver fatto qualcosa. Fosse anche essersi puliti la lanugine dall’ombelico, o mettere in ordine cromatico dalla più chiara alla più scura le tazze sopra la mensola, a fine giornata a tutti piace pensare di aver combinato qualcosa. E molto spesso  l’individuo medio, passata una certa età -drammaticamente sempre più vicina ai 20 anni- smette di avere qualsiasi altro interesse che non sia il lavoro. Lavoro che, nella stra grande maggioranza dei casi, è un impiego molto poco gratificante, nei confronti del quale l’unico sentimento percepito è la voglia di fuga. Lavoro molto spesso cercato ed accettato perché l’idea imperante della società occidentale è sempre la stessa, finita la scuola ci si trova un lavoro, ci si fidanza o magari ci si sposa e si procrea. Abbiamo fatto enormi passi avanti e ora la parte matrimonio e propagazione del Dna può essere procrastinata, ma guai se non hai un impiego fisso, se non versi i contributi all’Inps e non rientri in un determinato incasellamento sociale.

Ed è in questo modo che la società compie il primo fondamentale passo per fregare il perfetto consumatore. Se si impone come incontrovertibile progetto di vita il format da rivoluzione industriale 8 ore di lavoro – 8 di sonno – 8 di svago, all’individuo medio manca il tempo, la voglia e l’immaginazione per trovarsi un passatempo differente dallo shopping. E così ci ritroviamo in un paradosso devastante: odiamo lavorare, ma lo facciamo perché siamo moralmente costretti da una società che ci impone come modello di felicità quello del possesso, modello raggiungibile chiaramente solo attraverso un impiego abbastanza remunerativo da permetterci di acquistare liberamente tutto quello che desideriamo.

E quindi continuiamo a comprare, a perpetrare lo stesso schema, che per tornare all’origine del discorso, raggiunge il suo culmine durante le feste natalizie. Dove il genio malvagio che tira le fila del mondo (me lo immagino in un altissimo palazzo, questo rettiliano ghost Ceo di Bayer, Vaticano, Nestlé e CocaCola, mentre accarezza un gatto persiano bianco con la sua mano guantata)  ha infuso tutta la sua depravata intelligenza: una festa a sfondo religioso, quindi inattaccabile pena il sentirti dare del blasfemo senza cuore (cosa che non mi tange, anzi mi galvanizza, ma lo stesso non si può dire di tutti), ma che di religioso non ha nulla, anche se personalmente a-d-o-r-o vedere un branco di coglioni che sceglie proprio quella data per la sua unica visita annuale alla chiesa del paese, si sa mai che il vecchio JC s’offende se non vai a celebrare il suo compleanno .

Una festa per bambini, con tanto di San Nicola trasformato ad arte in un ciccione che distribuisce regali ma solo a quelli con genitori abbastanza ricchi da permettersi di pagarli. Religione e bambini, due motivi di per loro già più che sufficienti a decretare il mio disprezzo, due elementi cui manca solo l’uso di animali parlanti per comporre il trittico del perfetto film di merda natalizio, ma a cui dobbiamo ancora aggiungere il vero eroe della giornata: il ‘regalo’.

E dunque, qual è il motivo che ci spinge più di ogni altra cosa a cercare freneticamente i regali di natale? Forse solo la voglia di fingere ancora una volta di avere un obbiettivo. Per quei due/tre mesi che vanno da ottobre a dicembre, il compratore può dare un ulteriore giustificazione alla sua compulsione, non sta solo facendo spese, le fa con uno scopo. E cos’è la vita, se non il porsi costantemente nuovi traguardi da raggiungere?  E per fortuna dopo il Natale c’è Capodanno, e poi a gennaio arrivano i saldi… proprio quando la gente cominciava di nuovo ad annoiarsi.

 

In definitiva, questo è ciò che penso del Natale. Non essendo ancora del tutto ultimata la mia trasformazione in gargoyle, purtroppo tendo ad avere ancora una parte di sangue umano non pietrificato, e di conseguenza so di non esserne del tutto immune: tengo per tutto l’anno le lucine attorno all’ingresso di casa, l’odore di cannella mi fa sentire sempre meglio, mi viene voglia di vedere “Fantaghirò” e l’altro giorno canticchiavo “Last Christmas” con comprovata allegria, ma direi che con questo elenco il mio amore per il Natale si esaurisce.

Più divento grande, più  ho l’impressione di vedere con distacco la realtà, e più mi distacco, più ne sono nauseata.

Cherry Kush

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11 Comments

  • Chi è ancora che sente il Natale? Siamo dei nostalgici…forse di come lo vivevamo da piccoli,da grandi è solo un fastidio,a parte le vacanze
    Il Natale è sacro,non si tocca,ma l’ipocrisia va denunciata!
    Ci piace la Kush!

  • Questo post mi fa sentire meno aliena in questi giorni! Grandi voi di Uki…..e condivido con partecipazione il disincanto della Kush cantando Last Christmas!

  • Un esempio questo dello squallore moderno
    Come le file per un iphone ecc..
    Lo spirito natalizio si costruisce nelle stanze vaticane e si depreda in quelle delle multinazionali …. la nostra vita in una promozione commerciale
    Voglio bene solo a uki

  • Io l’ho appena festeggiato, è Natale perché si festeggia tutti gli anni una nascita , che non è quella di Gesù Bambino ma del Sole. 21 Dicembre Solstizio d’ inverno….e poi ci imbastirono tutta la storia che conosciamo….

  • Condivido, ormai da molti anni il Natale non ha più ne’ il senso religioso, ne’ quello della riunione della famiglia, ma è solo un’evento di sfrenato è incontrollabile consumismo da parte di qualcuno alla faccia di chi, invece,non ha neanche da mangiare .

  • Il senso del Natale religioso per chi crede e’ tutto in un piccolo libro di Erri De Luca IN NOME DELLA MADRE. Per il resto tutte le ricorrenze sono state strumentalizzate per fini commerciali e se ne sono inventate di tutti I tipi. Mi aspetto la festa della pecora e del cammelo.

  • Nel 2006 mio zio piglia un computer nuovo fiammante.
    La vigilia di Natale ci giochicchio e poi NON SO PERCHÉ GIURO parte un pop
    up ed escono bonazzi, tette e chiappe. Chiudo il pc senza passare dal via e mi dimentico.
    Il giorno dopo siamo tutti a tavola. Mio zio dice a mio padre “Ti faccio vedere il computer
    nuovo”. Lo accende e appena naviga escono tette enormi, labbra a canotto (quelle labbra)
    e un pisello ENORME. I miei zii impazziscono e ridono. Nonna è a capotavola e non vede
    “Cosa succede?” Si gira, mette a fuoco e dice: “Ohssignoremiosantissimo”.

    Ecco, siccome succede anche questo. Viva i regali, le cene, i Natali, le famiglie riunite, gli alberi di plastica che vanno a fuoco con le lucine, e il pop-up-pop porno.

  • Amici, vi sono vicina nel disagio natalizio! Forza, ancora poco più di 72 ore e tutto ciò sarà solo un ricordo offuscato dallo spumante di mediocre qualità, resistete, sono con voi!

    Sofia il tuo aneddoto sui porno sotto l’albero è meraviglioso, sono queste le cose che ti fanno amare il 25 dicembre. Per altro, m’hai dato un’eccellente idea per quando mi ritroverò a regalare un qualsiasi strumento dotato di internet ♥

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