Morituri te salutant

La vita come riflesso incondizionato ad un ingranaggio di chi in realtà si trascina dietro il tempo e lo impegna come può

Viviamo in un periodo storico…”, no, ecco non è così.
Spesso iniziamo le frasi in questa maniera, quando parliamo di politica con qualcuno che dovrebbe capirne, o quando vogliamo giustificare come vanno le cose.
Viviamo in un periodo di…”;
“Viviamo in un…”;
“Viviamo…”;
Viviamo?

La domanda che mi faccio quando mi pongono frasi del genere è se viviamo realmente.
Ho la perenne sensazione di essere parte di un ingranaggio, mattone di un muro, posto lì dalla nascita alla morte, senza possibilità di scelta.
Cresco in una camera da letto inserita all’interno di un condominio, poi finisco in un loculo. Il passaggio è breve.
Se ci fermassimo un momento a guardare un moderno condominio ai Raggi X, vedremmo che è solo un insieme di loculi. La differenza sul breve è che in un loculo di norma la gente sta ferma, in evidente stato di morte, mentre nel condominio si muovono, ma è una differenza più formale che sostanziale.

Sono uomo, siamo uomini, esseri pensanti, sapiens sapiens. Eppure l’uomo si relega ad una vita costretta, legato ad un giogo che la natura non gli impone.
L’uomo sapiens sapiens smette di cercare una vita “naturale”, normale rispetto alla sua capacità innata di essere libero, e si ficca all’interno di uno spazio ristretto e chiuso che lo protegga da non si sa bene cosa.
Una vita normale. Che a dirlo sembra una offesa. Ma se per normale intendiamo quello che normalmente dovrebbe fare una persona, ragionandoci bene tutto cambia.
Normalmente non dovremmo ammazzarci di lavoro, normalmente dovremmo essere felici facendo quello che ci rende tali. Ed ecco che normale è un aggettivo eccezionale. Eccezionale in quanto ormai raro e difficile da ottenere.

È una riflessione lunga la mia, profonda quando la fossa che ci scaviamo ogni giorno sotto i piedi, per cui dipende dalle persone.

La realtà è che aumentano i disagi psicologici, lo stress emotivo, e qualsiasi altra patologia legata ad una vita malsana. Aumentano i vegani cittadini, gli animalisti che tengono il cane in un monolocale. Aumentano le disarmonie, potremmo chiamarle distonie se fossimo medici, perché non è giusto o sbagliato un punto di vista, ma deve rimanere perlomeno coerente. Ed invece le persone contorcono se stesse per assumere la postura imposta da una società.

E nella nostra incoerenza il mondo ci rende privi di identità, capitalisti nel nostro modo di esprimerci. Beceri nel populismo dei nostri pensieri.

Un tempo mi dissero che non esistono idee di Destra o di Sinistra, ma buone o cattive idee.
Oggi invece non esistono idee. Oggi esistono spot, slogan. In ogni ambito.
Ci nascondiamo dietro ad un cartellone pubblicitario e chi lo guarda pensa di poter capire tutto di noi da quella pubblicità.
E come dargli torto? Non c’è tempo per pensare. Bisogna fare spinning, crossifit, la gita della domenica, portare a spasso il cane. E non c’è nulla di male in questo. Se non fosse per il modo in cui viene fatto. Spesso sento le persone impegnarsi a fare una cosa per distrazione, non per avere un reale obiettivo, per soddisfare una passione.
“Ho del tempo libero, mi sa che mi segno in palestra” è una frase tipica.
Ma analizziamola meglio ed invertiamo i fattori.
“Mi sa che mi segno in palestra, che ho del tempo libero”.
Semplifichiamola ancora un pò.
“Mi segno in palestra che non ho un cazzo da fare”.
Ecco la forma esplicativa.
Vi sembra normale una affermazione di questo tipo?
Una frase corretta dovrebbe essere “Mi segno in palestra che voglio essere in forma” oppure “mi segno a boxe perchè mi piace”.

Ecco. Oggi volevo elaborare questo pensiero.

La gente vive, ma in realtà si trascina dietro il tempo e lo impegna come può. Svolge attività per riflesso incondizionato di un ingranaggio in cui si sente al sicuro.
E allora cammino per strada, e mi rendo conto di assistere al declino dell’evoluzione. Un Caesar, inteso come uomo di dignità estrema, in mezzo a persone destinate al supplizio. Caesar non per nascita, ma per scelta altrui. Per scelta di chi ti guarda con quello sguardo spento per strada e sembra dirti: “morituri te salutant“, mentre si avviano verso il loro patibolo quotidiano.
Io per fortuna però ho la vista a Raggi X. Per ora.
E non mi piace il crossifit.

 

Matteo Madafferi

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