Miscellanea Autunnale

Una carrellata di brevi e attente recensioni dei film ancora nelle sale. Più una graffiante 'special mention' for… "The Young Pope"

.«And at once I knew I was not magnificent
high above the highway aisle
jagged vacance, thick with ice
I could see for miles, miles, miles».
Holocene – Bon Iver

.
All’inizio volevo scrivere un post dal titolo “Lo Chiamavano Jeeg Tommaso” per fare un paragone tra i due film, ma poi sono stato assorbito da mille impegni, scadenze, e al solito ho preferito vedere film ripromettendomi di recensirli non appena possibile.
Tra l’altro non te ne accorgi, ma tolgono gli addobbi di Halloween e mettono quelli di Natale (visto che ormai sono su…).

 

Tommaso“: a me il buon Kim Rossi Stuart starebbe anche simpatico, ma questo film è scritto male, il protagonista sembra uno che è stato scongelato dall’Ottocento e non è in grado di relazionarsi con il gentil sesso contemporaneo. A tratti è simpatico, ma caricaturale in una maniera poco credibile e anche un po’ scontata, lo sforzo si apprezza ma non basta. C’è chi lo ha paragonato al Moretti dei bei tempi andati con il suo carico di nevrosi. Sisi, certo, ma non diciamo cazzate!!!

 

Lo Chiamavano Jeeg Robot“: bello! Mi unisco al coro delle critiche positive; il film è riuscito in pieno ed ha la grande nobiltà del degrado periferico, troppo spesso snobbato (perché Pasolini purtroppo non è stato recepito come dovuto dalla maggior parte dei registi, fighetti, che per periferia di Roma intendono probabilmente i Parioli). Film più sensibile di quanto non sembri, magari può dare inizio ad un filone cinematografico nostrano.

 

Hell or High Water“: ci sono film che dovrebbero fare scuola, essere proiettati perché sono dei manuali in tutto (e più avanti in questa recensione ce ne è un altro che dovrebbe essere obbligatorio vedere), qui tutto è impeccabile, tutto è come dovrebbe essere, non c’è una cosa fuori posto (a parte Jeff Bridge che credo abbia scelto deliberatamente di non essere compreso in ogni singola sua battuta con quell’accento del sud). Si parla di rivincita sociale sporca, di crisi economica, di lotta al sistema, di banche salvate a scapito delle persone, del miraggio di fortuna e dell’unica strada da percorrere.

 

Storks“: ormai i film di animazione sono così, impeccabili e divertenti, una visione a colpo sicuro. Ci sono delle scene epocali che fanno ridere con le lacrime e qualche spunto di riflessione sui tempi moderni. Consigliato per una serata leggera ma non stupida.

 

The Girl on the Train“: da un best seller mondiale un film solido e stilisticamente impeccabile. Non è memorabile, ma fa quello che deve fare senza sbavature. Ah, Emily Blunt sarebbe da Oscar per questa interpretazione.

 

The 5th wave“: scritto male, diretto peggio e recitato approssimativamente. Tempo perso, valido al massimo per bimbemnkia che si credono alternative.

 

The secret life of Pets“: vedi Storks, ma per animali domestici.

 

I, Daniel Blake“: prima di vedere il film avevo letto una recensione che si chiedeva se gli operai avrebbero visto questo film. Ovviamente no, ma la domanda retorica colpisce nel segno. Loach vince giustamente a Cannes con questo film lucido e carico di domande attuali a cui bisognerebbe realmente dare una risposta.

 

American Pastoral“: un classico della letteratura americana che è valso un Pulitzer a Roth. Ne esce un film forse leggermente scolastico ma molto bello in cui McGregor fa la solita interpretazione magistrale oltre a dirigere impeccabilmente. Forse un po’ troppo conservatore nelle intenzioni, i contestatori ne escono come un gruppuscolo di abili viziati ed esaltati che nulla fa se non rovinare la vita alla piccola e media borghesia innocente. Purtroppo in diversi casi è stato effettivamente così. Si attende con curiosità la prossima regia di McGregor.

 

The Accountant“: mi aspettavo di peggio, invece è fatto abbastanza bene e fa anche ridere, un filmetto in cui Ben Affleck riesce a dare prova di tutto il repertorio delle sue espressioni. Tutte due intendo.

 

Nocturnal Animals“: questo è l’altro film da scuola del cinema di questo post. Tom Ford è un uomo che sembra riuscire in tutto, confeziona qui un film perfetto (veramente poche labili note al margine) come un abito fatto su misura da lui. Ammicca all’Eastwood migliore tinto vagamente di Lynch o forse Cronenberg per alcune atmosfere, gli riesce un’opera solida (ma il terzo della banda perché non lo cercano nemmeno?) in cui vorrei tanto che il buon Tom, tra un happening e l’altro mi spiegasse il finale. Nel dubbio io probabilmente lo andrò a rivedere.

 

Swiss Army Man“: ma al Sundance acclamano tutte le minchiate vagamente hipster ormai? Film di belle speranze che non riesce in niente, una sorta di “Amelie”, ma ancora più stupido e inutile.
Se possibile.

 

Cloud Atlas“: il mio amico Semola mi ha consigliato sia il libro che il film, ma sebbene io lo stimi e rispetti molto, mi ci è voluto un bel po’ per mettermi comodo e vedermi queste quasi tre ore di bellissimo cinema. Doc. Semola non era mai stato messo in discussione e se non avete mai visto questa pellicola rimediatela che è bellissima.

 

Doctor Strange“: forse il migliore dei cinecomic Marvel (penso che il “The Dark Knight” della concorrenza non sia superabile al momento). A parte alcuni cliché del tutto superflui è un film divertente e riuscito, sarebbe interessante vedere un film del genere senza effetti speciali, dove alla carenza tecnologica si sopperisca con fantasia e trama. Questo si che sarebbe sperimentale.

 

War on Everyone“: scusate, i film da scuola del cinema sono tre. Avete presente “The Nice Guys”? Ecco questo è la sua versione praticamente perfetta, politicamente scorretta e sporca. Fotografia e regia maniacali, interpretazioni incredibili e dei costumi che sembrano usciti direttamente dagli anni Settanta. Un enorme film minore (ingiustamente minore).

 

Arrival“: mi aspettavo un filmaccio, un’americanata standard e invece Villeneuve ci propone un film molto molto, ma molto bello, uno sci-fi che riesce a sorpassare di slancio alcuni buchi di trama e di semplice logica (tipo che prima di attraversare tutta la galassia, almeno una Lonely Planet se la potevano comprare…) e al tempo stesso rimane avvincente e mai banale, un film che sa il fatto suo e pone degli spunti estremamente interessanti.

 

Special mention for… “The Young Pope“: non è un film e volevo dedicargli un post a parte, ma visto che ci sono… A me Sorrentino piace molto di solito, lo accetto per pregi e difetti. Però qui i pregi sono da cercare con il lanternino. Mi spiego e lo faccio come se parlassi con lui: «Paolo, ora che hai l’attenzione internazionale, ora che hai le produzioni milionarie, che puoi chiamare qualunque attore… per favore sii meno te stesso, che deve essere faticoso anche per te. Ok, non mi sono spiegato, lo so, ma è dura perché sono anche un po’ incazzato con te… Hai presente la migliore serie italiana? Come quale? “Boris” ovviamente! Hai presente quando Ferretti dice “smarmella tutto!”? Perché tutte le luci fossero melense e indefinite? Ecco, quella era una cosa da non fare, era una cosa sciatta, inneggiante alla merda televisiva che immagino tu non voglia per la tua serie. Poi hai presente quando giri uno dei tuoi film e lo infarcisci di frasi scolpite nella pietra? Di sentenze pesanti e innegabili? Si, certo, il tuo inconfondibile stile, ma, come dire… Ecco, nelle serie questo non funziona, devi scrivere almeno ogni tanto dei dialoghi che reggano l’impianto narrativo, poi, i personaggi li puoi esplorare, li puoi approfondire. Poi il doppiaggio lo devi controllare, ma a chi lo hai dato? Al bagaglino? E ancora… ma tu ti rendi conto di che attore è Jude Law? Non puoi fargli fare il tamarro in ogni singola scena. E tutto il resto del cast? Li stai rendendo insopportabili!
Ho aspettato un bel po’ per questa serie, mi aspettavo una risposta ad “House of cards”, mi aspettavo un’indagine sull’oscurità dell’anima, sullo strapotere della Chiesa, qualcosa che mettesse in discussione e scuotesse le fondamenta del pensiero comune, invece hai commesso un crimine, hai realizzato una boriosa e frivola serie da salotto borghese, non dici nulla di nuovo, prendi alcuni spunti interessanti e li banalizzi perché siano a tua immagine e somiglianza, anzi all’immagine del tuo personaggio che da qui ne esce sempre più vicina a quella parodiata da Crozza“.

 

Nicholas Ciuferri

 

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