Med In Itali: il video di “Lei” lancia il nuovo album!

Il quartetto lancia in anteprima esclusiva su Uki il videoclip estratto dal nuovo album... realizzato dal Tomatografo, giovane collettivo di videomaker piemontesi

I Med in Itali nascono nel 2007 dalle menti e le mani di Niccolò Maffei e Matteo Bussone. Nati come buskers (artisti di strada) sulle vie di Dublino, di ritorno in Italia, trovano una prima formazione definitiva con chitarra acustica, sax, batteria e basso. Nel 2008 incidono il primo demo “Soluzione al Tempo”, che ottiene un ottimo riscontro e gli permette di condividere il palco con artisti del calibro di Niccolò Fabi e Morgan. Ma è nel 2012, dopo aver pubblicato nel 2010 “Bruco Ep”, che rilasciano il primo LP, “Coltivare Piante Grasse” per l’etichetta Libellula. Il disco è un’ulteriore conferma per la critica: la band realizza un tour di oltre 80 date in un anno in tutta Italia, in cui spiccano la partecipazione al Festival di XL di Repubblica all’Auditorium Parco della Musica di Roma e quella al Premio Lunezia nell’estate del 2013.

A gennaio di quest’anno è uscito, sempre per Libellula, il nuovo lavoro “Si Scrive Med In Itali” che vede le collaborazioni di Andrea Bergesio, Carolina Bubbico e Nicolò Bottasso, in un disco che, riprendendo quanto fatto in passato riesce a declinare le strutture pop, folk, jazz, cantautorali e i richiami sudamericani in maniera matura e decisa. Ci siamo fatti una chiacchierata con loro e ci hanno spiegato come si fa a essere seri con leggerezza.

 

“Med in Itali”, chi siete? Presentatevi.

Siamo una band torinese con all’attivo due EP e due dischi.

 

Il nome “Med in Itali” si riferisce, in chiave ironica, a quest’Italia sempre più “problematica e complessa”, o invece assume per voi tutt’altro significato?

Il nome più che altro fa riferimento ad un’attitudine tipicamente italiana di utilizzare terminologie straniere senza conoscerne il reale significato.

 

Siete nati come “artisti di strada” sulle vie di Dublino. Cosa ricordate di quel periodo?

È stato molto divertente, si suonava di giorno per pagarsi le birre la sera, è stato un mese di vacanza. Di ritorno in Italia abbiamo continuato a suonare per strada e tutt’ora quando c’è l’occasione lo facciamo volentieri, la strada è uno dei palchi più formativi che ci siano, lo consigliamo a tutti.

 

Quanto e come contano le collaborazioni, nel nuovo disco “Si scrive Med in Itali”, con Carolina Bubbico, Nicolò Bottasso e Andrea Bergesio?

Tantissimo, con Nicolò Bottasso è più di una collaborazione, ora è entrato in pianta stabile nel gruppo ed è a tutti gli effetti una colonna portante dei Med In Itali. Andrea Bergesio ha registrato, mixato e masterizzato il disco, ma il suo contributo anche a livello artistico è stato fondamentale. Carolina infine ha arrangiato una parte dei pezzi del nuovo disco e ha fatto un bellissimo lavoro, siamo contenti di questo incontro, stimiamo molto il suo lavoro come cantautrice e musicista.

 

Come siete cambiati in questi 4 anni passati dalla produzione del primo lavoro “Coltivare piante grasse”?

Siamo sicuramente cresciuti, e forse anche un po’ invecchiati. Rispetto al disco precedente che era una summa di tanti contributi di musicisti diversi che negli anni avevano militato nella band, in questo album c’è stato il lavoro di un nucleo consolidato composto da me, Matteo e Dario, e a cui si sono aggiunte le collaborazioni di cui abbiamo parlato sopra. Questo fattore è stato a nostro avviso determinante per dare uniformità al lavoro.

 

In questo disco alternate brani più prevalentemente “politici” e “sociali”, come “Med in Itali”, “Comico” o “Sola”, a brani di matrice più pop e dal carattere più leggero e disimpegnato come “Maledetta primavera” o “La nonna”. Come conciliate queste due anime?

Per noi è importante che un disco sia il più variopinto possibile, e così come nella parte musicale si toccano sonorità diverse, così succede anche nei testi. Non saremmo in grado di registrare un disco solo sulla politica, o sul sociale o sull’amore… rischieremmo di annoiarci?

 

Come nasce un vostro pezzo? Chi scrive i testi?

Non c’è in realtà una modalità standard, tendenzialmente tutto nasce da una parte di chitarra e una linea vocale abbozzata, una sorta di scheletro da cui poi inizia tutto il lavoro di costruzione del brano ad opera di tutti. I testi li scrivo io e solitamente sono l’ultimo passaggio nella fase creativa.

 

Con quale artista vorreste collaborare in futuro?

Ci piacerebbe innanzi tutto implementare la modalità con cui stiamo lavorando ora, mi spiego: i Med In Itali sono diventati una sorta di collettivo in cui, un po’ per necessità e un po’ per piacere, stanno ruotando diversi musicisti di altissimo livello. Ci piacerebbe portare tutti questi musicisti in studio e riuscire fare un disco ancora più collettivo. Inoltre, siccome per me scrivere i testi è spesso un lavoro molto faticoso, mi piacerebbe riuscire a collaborare alla scrittura di qualche canzone, è un’esperienza che non ho mai fatto, ma che approfondirò.

 

Quali sono gli ascolti che hanno maggiormente influenzato il vostro lavoro?

Nella band abbiamo tutti ascolti diversi e sono tutti ben presenti. Io per esempio ascolto molto cantautorato italiano e folk americano (Ben Harper, Dave Matthews Band, etc..). Il resto della band ha ascolti più orientati al jazz, e cerchiamo sempre di fare in modo che nella nostra musica tutto si unisca uniformemente.

 

Che progetti avete per il futuro? E soprattutto avete una speranza per il futuro di questo Paese?

I progetti più immediati sono quelli di promuovere al meglio questo disco e di fare un bel tour, nel frattempo abbiamo già la testa puntata a un terzo album, speriamo in tempi brevi. Per quanto riguarda le speranze, si, ne abbiamo molte: il nostro bel Paese ha un sacco di potenzialità, il tutto sta nel saperle sfruttare con intelligenza.

 

Domenico Porfido

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